La chiesa di S. Michele Arcangelo

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S. Michele Arcangelo




All’inizio del Quattrocento, quando sul sito più elevato di Chieri si iniziò ad erigere la nuova chiesa di San Giorgio Martire, per compensare il forte dislivello esistente fra la facciata e l’abside, sotto quest’ultima e le prime campate delle navate si dovette costruire un ampio vano di compensazione.

Non sappiamo quale uso ne sia stato fatto inizialmente. Ma verso la fine del XVI secolo vi si stabilì, facendone una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, la Compagnia del SS. Nome di Gesù (o degli Angeli, o di San Michele) che fino a quel momento aveva avuto per sede la cappella di Sant’Antonio da Padova (oggi cappella di San Giovanni Evangelista) della chiesa superiore.

A partire dal 1625, in contemporanea con la trasformazione  di quest’ultima, anche la chiesa di San Michele venne restaurata e abbellita. La decorazione barocca che le è stata conferita è di un livello artistico non eccelso, stante l’estrazione piccolo borghese, e quindi dalle limitate possibilità economiche, di gran parte dei Confratelli, ma che non lascia libero nemmeno un centimetro delle volte e delle pareti. La chiesa venne dotata anche di un campanile dalla originale sezione triangolare che emerge dallo spiovente destro (per chi guarda la facciata della chiesa) del tetto.

La cappella, alla quale si accede dal fianco destro che costeggia la strada, è un ambiente fuori dagli schemi. Quattro pilastri, uniti fra loro da arconi ribassati, lo dividono in nove campi di dimensioni diverse coperti da volte a botte. Per chi entra, questi sembrano formare tre navate trasversali rispetto a quelle della chiesa superiore, con l’altare e il coro collocati in posizioni laterali invece che centrali: posizioni centrali, invece, sembrano avere i piccoli altari dell’Assunta e di San  Luigi Gonzaga (in passato dedicati rispettivamente al SS. Nome di Gesù e a Santa Apollonia).

Ma se, una volta entrati, ci si pone con le spalle rivolte al coro (che occupa l’abside) guardando l’altar maggiore (addossato alla parete opposta rispetto al coro), gli stessi campi formano tre navate coassiali con quelle della chiesa di San Giorgio. Nella navate centrale il coro e l’altar maggiore si fronteggiano, mentre gli altari dell’Assunta e di San Luigi vengono a trovarsi nelle navate laterali.

Le pareti e le volte della chiesa sono interamente decorate:  le prime con finti marmi policromi; le seconde con dipinti figurativi collocati all’interno di  ricchissime cornici di tipo vegetale o architettonico. Questi ultimi svolgono due temi: nella prima navata trasversale raccontano avvenimenti biblici o extrabiblici che hanno per protagonisti gli Arcangeli Michele e Raffaele; nella seconda navata  illustrano episodi della vita della Vergine Maria.

Databile alla seconda metà del secolo XVII, la decorazione pittorica è opera non di uno, ma di più artisti. Uno di essi è  Antonio Andrietto, pittore comasco vissuto per quarant’anni  a Chieri, dove morì nel 1713. Oltre che in questa, lavorò in altre chiese e in edifici civili (palazzo Tana). In città esistono anche numerosi quadri dell’Immacolata, molto simili fra loro, che gli furono commissionati da varie associazioni di tessitori che veneravano l’Immacolata Concezione come loro patrona: uno di essi era in questa chiesa, e ora si trova nei locali della parrocchia; gli altri sono presso il convento della Pace, nella sacrestia del Duomo e nella sala di riunione della Confraternita di San Bernardino.

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Bibliografia
Bosio  Antonio, Memorie storico-religiose e di belle arti del Duomo e delle altre chiese di Chieri, Torino 1878.
Mignozzetti Antonio, Artisti nel uomo di Chieri, Chieri 2007.
Valimberti Bartolomeo, Spunti storico-atistici sopra la città di Chieri, II, Chiesa parrocchiale urbana di San Giorgio, Bozza di stampa dattiloscritta.
Vanetti Guido, La chiesa di San Giorgio di Chieri, Torino 1991.

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