S. Antonio

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S. Antonio


La chiesa di Sant’Antonio Abate,  posta all’angolo fra piazza Cavour e via Vittorio Emanuele II, ha una storia di più di cinque secoli.

Alla fine del Duecento era una cappella annessa ad un Hospitale fondato dall’Ordine degli Ospedalieri di Sant’Antonio Abate.  Di essa non sappiamo nulla, ma la possiamo immaginare di stile romanico e di piccole dimensioni.

Attorno al 1530 venne sostituita da una nuova chiesa di stile gotico, molto più ampia, formata da tre navate coperte da volte a crociera. Di essa oggi sopravvive solo il campanile, del quale, però,  nell’Ottocento vennero demoliti l’ultimo piano e la guglia per prevenirne il possibile crollo.

Nel 1628 i Gesuiti, che fin dal 1611 si erano stabiliti in Chieri, dall’abate commendatario cardinale Maurizio di Savoia  ebbero in dono la chiesa e gli edifici ad essa attigui. Nel Settecento, sul sito di questi ultimi, costruirono il loro Noviziato. Attorno al 1730, decisero di ricostruire anche la chiesa.

Ne diedero l’incarico a Filippo Juvarra, che in quel periodo era impegnato in Chieri per la costruzione della chiesa di Sant’Andrea, oggi non più esistente. Ma, a causa della mancanza di fondi, quel progetto rimase nel cassetto per più di trent’anni.  Fu riportato alla luce nel 1767 allorché, grazie al ricco lascito testamentario della signora Adelaide Margherita Ceppi Balbiano, i Gesuiti furono in grado di iniziare i lavori, dei quali affidarono la conduzione all’architetto Giuseppe Bays.

La facciata “… si presenta a pié della piazza… nella sua nitida cortina rustica modellata in pilastri e lesene a due ordini … leggermente concava nel corpo mediano, che sporge alquanto innanzi e termina in alto in un timpano solenne, proporzionato, con bella mossa, sopra un ampio finestrone centrale…

La pianta è in figura d’un solo vano, rettangolo… con due cappelle per ogni lato comunicanti tra loro, con un ampio presbiterio avanti l’altare, un coro dietro, in abside…

Un ordine solo, che monta su fino alla trabeazione, lega tutte le parti… La trabeazione stessa gira dal gran vano per entro le cappelle e fino in fondo all’abside senza interruzione…

Ma il momento principale di questo notevole edifizio è la volta della navata, che si leva sul cornicione ardita, elegantissima, ellisoidica,..  Senza perdere nulla della sua leggera e garbata movenza viene intaccata dagli spazi contigui ai due capi e ai lati. Le cappelle laterali, infatti, … sono coperte da altre volticine… con i loro tamburi i quali all’interno, penetrando nella gran volta principale, danno luogo ad archi sghembi d’intersezione, naturali secondo geometria ma fortemente arditi…

La volta sul coro dietro l’altare, alquanto maggiore del mezzo cerchio in pianta, è quasi sferica, ornata di cassettoni esagoni e distinta da costole in vari spicchi, che si aprono alla base in finestre ad ansa per il coretto…

Ora se la gran volta della navata è mirabile per costruzione, essa è un gioiello di eleganza per la decorazione…”.  (C. Bricarelli S. J., Civiltà Cattolica, 1926, vol. IV).

Nel coro, fra le colonne centrali,  campeggia la statua lignea seicentesca di Sant’Antonio Abate, proveniente dalla chiesa precedente. Il pulpito, in stile gotico fiorito, è quattrocentesco: vi sono rappresentati Sant’Antonio Abate e San Paolo Eremita che nel deserto vengono nutriti da un corvo.  Gli stucchi di Giuseppe Barelli sono stati dorati all’inizio del Novecento. I quattordici tondi della Via Crucis, pure in stucco, sono di Giovanni Battista Bernero, che li eseguì utilizzando gli stessi stampi con i quali aveva realizzato quelli della chiesa abbaziale di San Benigno Canavese.

Iniziati dai Padri della Compagnia di Gesù nel 1767, i lavori vennero portati a termine nel 1776 dai Frati Minori Francescani Osservanti, che erano subentrati ai Gesuiti dopo la soppressione della Compagnia di Gesù decisa  nel 1773 dal papa Clemente XIV.

I Gesuiti tornarono nel loro Noviziato e nella loro chiesa nel 1822.

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bibliografia
Bosio Antonio, Memorie storico-religiose e di belle arti del Duomo e delle altre chiese di Chieri, Torino 1878, pp. 212-222.
Bricarelli Carlo s.j., “Analecta” d’arte subalpina. Chieri, in:  La Civiltà Cattolica, anno 1926, vol. IV, pp.201-212.
Mignozzetti Antonio, Chieri: i monumenti, gli artisti, Chieri 2016,  pp. 1172.
Signorelli Bruno – Uscello Pietro (a cura di) La Compagnia di Gesù nella Provincia di Torino, dagli anni di Emanuele Filiberto a quelli di Carlo Alberto, Torino 1968.
Vanetti Guido, Chieri. Dieci itinerari tra Romanico e Liberty, Chieri 1994, pp.6568.

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