CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Amarcord. Dopo i Santi, San Martino a Chieri che diventa ‘città di tela’

La fiera del tempo che fu: le giostre, i baracconi, i personaggi pittoreschi…

di Valerio Maggio

I giornali dell’epoca la chiamavano ‘la città di tela’, ed era davvero così: una città dentro la città, un mondo a sé. Il circo, le giostre, i baracconi, i divertimenti, i personaggi pittoreschi. Voci e colori venuti da lontano per prendere residenza a Chieri per qualche giorno. Accadeva ogni anno, il secondo martedì di novembre e la domenica e il lunedì che lo precedevano.

Altre popolarissime giostre presenti erano il Taboga, un antenato dell’Otto volante, o Montagne russe che dir si voglia; poi, a partire dagli anni ‘30 erano arrivati oltre ai motociclisti e ai ciclisti – pronti ad esibirsi all’interno del ‘globo della morte’ (con una variante chiamata ‘muro della morte’) -, il tiro a segno, le gabbie cui si affiancheranno, nel secondo dopoguerra, i moderni autoscontri delle ditte Rolandi e Piccaluga. Via Palazzo di Città si presentava come il regno dei dolciumi dove la folla si fermava per acquistare qualcosa da gustare in famiglia. Torrone, castagnaccio e caldarroste la facevano da padrone mentre lo zucchero filato (foto archivio Gaidano&Matta, fine anni ’60 inizi ‘70) era il più gettonato tra i bambini. Un’altra figura costantemente presente era quella dell’ ‘uomo dell’organino’ che distribuiva biglietti blu (più conosciuti come pianeti della fortuna n.d.r.) sui cui «c’era scritto ti vuole bene ma non era la verità»  metteranno in rima anni dopo Panzeri e Pilat per Orietta Berti. Questa era la Fiera di San Martino di piazza Dante quando ancora non si chiamava Dante, bensì San Francesco o Vittorio Emanuele, anche se per tutti era semplicemente il ‘gioco del pallone’. Tutto ciò accadeva a pochi giorni da quando la Chieri religiosa, anzi l’intera città, si era stretta attorno ai suoi defunti nei giorni cari dei Santi e dei Morti. Ricorrenza sentita dalla comunità e sottolineata da almeno due dei giornali locali: il cattolico Il Chierese e, più tardi, da Cronache Chieresi. Due brevi citazioni tra i molti articoli pubblicati. Scrive Padre Enrico di Rovasenda – allora ospite del convento di San Domenico (con papa Paolo VI diventerà direttore della cancelleria della Pontificia Accademia delle Scienze, incarico riconfermato da Giovanni Paolo II con cui comincia la riapertura del caso Galileo Galilei n.d.r.) – su Il Chierese del 1 novembre 1952: «Questa dei Santi e dei Defunti è una celebrazione di famiglia. Il pensiero va non solo a questo o quello dei nostri morti, ma la visita alla Tomba di casa o al Calvario di tutto il Cimitero si eleva a tutti i cari del nostro focolare che già sono transitati all’eternità, a tutti i fratelli trapassati della città, della patria della universale famiglia umana. Quelli che sono nell’aldilà sono proprio quelli che più hanno pensato, lavorato, amato, sofferto, sperato e che ora non sono annullati, ma vivificati nella sublimazione dell’eternità. “Vita mutatur, non tolitur” canta la liturgia del Prefazio dei defunti…». Vent’anni dopo (1972) il più ‘laico’ Cronache Chieresi scriverà: «(…) nel ricordo dei Morti il Cimitero è diventato come un giardino su ogni tomba ciascuno ha deposto un crisantemo il fiore aureo dell’immortalità simbolo della speranza nella sopravvivenza al di là della morte. Nonostante le profonde mutazioni dei tempi l’annuale colloquio dei vivi con i defunti si conserva anche fra le nuove generazioni. La proposta che ci viene dalla visita ai Morti e dalla liturgia della Chiesa in questi giorni è una speciale riflessione sul momento che divide questa fragile vita da quella eterna: il ricordo di coloro che ci hanno preceduti nella morte è illuminato dalla fede nella salvezza. II pellegrinaggio alle tombe (nella foto) è proseguito per due giorni e le vie si sono animate insolitamente anche con il favore del tempo. (…) Il prezzo dei fiori quest’anno è risultato esageratamente caro 800 lire una rosa 350 lire un garofano e 1200 un crisantemo che anche dai fiorai e stato giudicato davvero un fiore tutto d’oro».

Per La Fiera di San Martino testi liberamente tratti da:  Chieri in fiera, da San Giuliano e Santa Basilissa a San Martino di Massimo Raviolo (EDITO, Riva Presso Chieri 2007).

San Martino sotto i flash a cura di Valerio Maggio e Cesare Matta (Quaderni della Pro Chieri 2014)