CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – 1998. Un trio (improbabile) di maghi

Era il 1998, prima edizione della rievocazione medievale “Nel borgo di Landolfo”. Il programma, per la serata, prevedeva il “raduno dei maghi” nelle stradine strette e poco illuminate presso la chiesa di San Giorgio. L’organizzazione aveva ingaggiato autentici veggenti che, tuttavia, all’ultimo minuto ebbero un contrattempo. Non è chiaro come sia possibile come a un sensitivo con un po’ di amor proprio possa capitare un evento imprevedibile: «Ma non stiamo a sottilizzare – ricorda Maura Martano, che all’epoca lavorava al Teatro Stabile di Torino – In qualche modo occorreva tappare la falla: così mi precipitai a Torino, e dalla sartoria del teatro mi procurai un po’ di costumi». Quello che andò in scena quella sera fu un trio di chiaroveggenti davvero improbabile: Maura Martano, Margherita Ronco ed Enrico Bassignana. «Ricordo che Margherita leggeva i tarocchi: era una sua passione, se la cavava bene. Io, invece, m’ero truccata con rossetto e smalto verde, avevo un serpente intorno al collo e “leggevo” delle lucertoline di plastica, dopo averle lanciate sul tavolo».

Enrico Bassignana, munito di pendolino, valutava l’”energia” e poi analizzava la personalità leggendo le linee della mano: ma aveva una sorta di oroscopo messo in una posizione in cui potesse vederlo solo lui, e a tutti proponeva lo stesso vaticinio. Chiedeva poi quanto fosse stato corretto nella sua analisi: di 35 persone passate quella sera, 31 diedero il punteggio massimo. La settimana successiva raccontò poi dalle colonne del “Corriere” come la sua previsione fosse stata artificiosamente generica, in modo da adattarsi a chiunque, e come di conseguenza fosse necessario diffidare di sedicenti profeti.

«Perché noi l’avevamo presa sul ridere, ma c’era gente convinta d’essere davanti a un mago vero – riprende Maura Martano – Una signora voleva che le dicessi qualcosa di su fratello morto. Aveva due bambini, e allora ho risposto che avrei potuto predirle se i figli sarebbero stati promossi. “Avete studiato?”, domandai ai due, che annuirono convinti. E io, guardando la mamma, la rassicurai: “Saranno promossi di sicuro”».