CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – “Giovanèt” Vergnano, le zingarate di un grande sportivo

Classe 1921, figlio di un industriale tessile, amico di Parola, con tanti amici bontemponi. Morì in un incidente stradale nel’67

di Valerio Maggio

25 agosto 1967: «Una tragica sciagura stradale ha coinvolto mercoledì notte due chieresi ed un loro amico che viaggiavano su una potente macchina (Mercedes pagodino n.d.r.) sulla statale fra Loggia e Moncalieri. Nello scontro uno dei chieresi, l’assicuratore Giovanni Vergnano, ha subìto ferite per cui è morto circa un’ora dopo all’ospedale di Moncalieri. (…) I due amici chieresi avevano con sé il tenente colonnello dei carabinieri (…) di 49 anni, del Comando generale dell’Arma. L’ufficiale (conosciuto qualche anno prima dai due n.d.r) abita a Roma ed era venuto in questi giorni nella nostra zona per presiedere agli aspetti tecnici di sua competenza in un telefilm – (diventerà invece, l’anno dopo, uno sceneggiato televisivo dal titolo I racconti del Maresciallo scritto e diretto da Mario Soldati n.d.r.) – ispirato alla vita di un sottufficiale piemontese dei carabinieri». Anche quella – come del resto tante altre –  doveva essere per Giovanni Vergnano una serata trascorsa all’insegna della più autentica “zingarata” monicelliana. Perché a Giòvanet l’amicizia vera, lo stare insieme, il “condividere” era nel suo dna, anzi era il suo dna.

Riavvolgiamo il nastro della sua vita a poco più di mezzo secolo dalla sua scomparsa. Classe 1921 figlio dell’industriale tessile Giuseppe Vergnano vive con i suoi cinque fratelli (Epifanio, Luciano, Pierdomenico, Vittorio e Maria Grazia) in via Vittorio 14. Dopo essersi dedicato, sino alla chiusura, della parte commerciale della tessitura paterna con sede in viale Fasano (ora Carrefour), si inventerà dapprima rappresentante e poi assicuratore non tralasciando di seguire, in vario modo e a vario titolo, il laboratorio di rammendo – all’interno del civico 62 di via Vittorio – messo su, nel frattempo, dalla moglie Mariuccia. Laboratorio che, oltre a servire numerose tessiture chieresi, aveva stipulato accordi di lavoro con alcuni “brand” regionali e nazionali fra i quali spiccava la Miroglio di Alba.

Appassionato sportivo con un passato da calciatore nella squadra del Bar Bongiovanni quando quest’ultima – nella seconda metà degli anni ‘40 era la sola compagine rimasta a rappresentare il calcio cittadino di un certo livello – si vantava, e in effetti lo era, di essere stato amico dello juventino Carlo Parola tanto che, quest’ultimo, avrebbe contattato papà Giuseppe con l’intento di strappargli un sì per accompagnare il giovanissimo Giòvanet ad un provino tra i ragazzi bianconeri. Si racconta che Carletto abbia invece ricevuto un secco no. «Giovanni mi deve affiancare nella conduzione della ditta» – pare abbia aggiunto un seccato genitore.

Il Bar Bongiovanni oltre ad essere stato la sede del Pedale Chierese, di cui Vergnano  in quel periodo è vicepresidente, è anche il ritrovo di un folto gruppo di buontemponi – tiratardi (Cesare Toja, Beppe Gastaldi, Aldo Levi, Tony Maina, Francesco Ramello, tanto per citarne alcuni) sempre pronti a far baldoria. Come nei giorni di carnevale del 1956 quando decidono di creare un “teatro di strada” ante litteram da portare per le vie di Chieri in occasione della sfilata dei carri allegorici. Lo battezzano Saraban’s Circus. «Veramente spassoso il “Saraban’s Circus” – scriverà il settimanale Il Chierese – fantasmagorico corteo, accompagnato dalla caratteristica musichetta, lungo le vie della città (…). Impossibile dire di tutte le numerose macchiette e i tanti campioni del Pedale in parodia che, al seguito del “patron” Giorgio Bongiovanni, hanno strappato risate a non finire».

Anche in quell’occasione Giòvanet è tra i protagonisti.

Nella foto (archivio Tore Mattana, Chieri e il chierese, antiche immagini) scattata davanti all’allora Bar Pasticceria Merlone & Broccardo (ora Buttiglieri) si scorgono da sn. a ds: Giovanni Vergnano, Edoardo Menzio, Tony Maina.