CENTOTORRI, SFOGLIA LA RIVISTA – 1966: “Chieri come la vorrei”, i sogni dei bambini di ieri

Qualcuno si è realizzato, molti altri no…

di Daniela Bonino

 

Se la rivista rappresenta il passato e il futuro, allora proviamo a fare una piccola contaminazione, prendendo qualcosa dal passato, che allora era futuro, e portandolo nel presente, per vedere cosa è successo nel frattempo. Il giornale Cronache Chieresi nel 1966 lanciò un concorso destinato ai bambini “Com’è la mia città, come vorrei che fosse”. Dai lavori pubblicati emerge l’amore senza discussioni per la città: Laura si considera una sola cosa con lei, fa parte del suo mondo e non riesce a immaginarla diversa. Tutti si soffermano sull’Arco, le belle chiese, i palazzi antichi, ma la strettezza delle vie impedisce di ammirarli; qualcuno aggiunge le molte industrie tessili e l’archivio storico che occupa un vasto locale del municipio ed è molto prezioso. Per osservarla meglio Laura è salita a San Giorgio e ha fatto una scoperta: Chieri le sembra un cappotto rivoltato, vecchio e consumato dentro e nuovo fuori, con le case vecchie di diversa altezza al centro e quelle nuove, alte, luminose, belle in periferia, anche se trova sia le une sia le altre disposte in modo disordinato. Tutti per il futuro vorrebbero parchi pubblici e giardini, ma se Claudio li vorrebbe in periferia lasciando il centro inalterato, che è bello così com’è, Lorenzo vorrebbe abbattere le case brutte, per lasciare posto ad ampie piazze e giardini. Vorrebbe anche la sua scuola al centro di un giardino, con uno zoo popolato da scimmie, caprioli e pappagalli. Più pratici Giorgio, che considera che i parchi pubblici permetterebbero di giocare e respirare aria buona senza percorrere tanti km in auto, senza contare che non tutti hanno l’auto, e Maria Rosa, che vorrebbe migliorare l’illuminazione in periferia, la copertura del rio Tepice, che costituisce un pericolo per la salute, e l’ingrandimento dell’ospedale che è troppo piccolo per la città. Ai lettori valutare se e quanto dei desideri dei bambini di allora si sono realizzati.

Nell’immagine

La grande piazza, incisione di Maurizio Sicchiero