CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Chieri. Le Cappelle Campestri: San Liborio

Tra Chieri e Pessione. Una delle meglio conservate

di Antonio Mignozzetti

Lungo l’itinerario che da Chieri conduce a Pessione,  nel punto in cui via Conte Rossi di Montelera cambia nome diventando via Martini e Rossi, si diramano e si fronteggiano due strade di campagna: a sinistra la strada dei Finigialdi, a destra quella della Giacoletta. Sulla sinistra di quest’ultima, circa duecento metri prima della sua confluenza in strada Tetti Fasano e di fronte all’antica cascina Balbiano, sorge la cappella di San Liborio: una delle meglio conservate fra le cappelle campestri di Chieri. Da molto tempo a questa parte, infatti, le famiglie della borgata si autotassano per affrontarne le spese di manutenzione ed eleggono dei massari che se ne prendono cura. Fino a pochi anni addietro, almeno la domenica e nelle feste di precetto è stata regolarmente officiata da un cappellano designato dalla parrocchia del Duomo, che faceva anche il catechismo ai ragazzi, talvolta coadiuvato da catechisti della parrocchia del Duomo. Fra i cappellani che si sono succeduti  sono rimasti nella memoria di tutti soprattutto mons. Angelo Bartolomasi, il canonico don Giovanni Tosco, il cappellano militare don  Giuseppe Sona e l’ultimo, don Secondino Cerrato.

Il Santo titolare della cappella, San Liborio, è vissuto nel quarto secolo,  ai tempi degli imperatori Costantino e Costantiniano. Vescovo della diocesi francese di Le Mans, fu contemporaneo e amico di San Martino di Tours. Che sia venerato a Chieri non deve sorprendere, perché fin dal Medioevo il suo culto si estese in tutto il mondo, dalla Francia, alla Germania  all’Italia.

Qualche autore ha indicato nel XII secolo l’epoca di fondazione della cappella. In realtà non si sa nulla di certo. La prima testimonianza scritta della sua esistenza è del 1702, quando ormai apparteneva ai Balbiano di Viale, proprietari dei terreni circostanti, i quali probabilmente l’avevano costruita (o ricostruita), per consentire la pratica religiosa ai loro contadini. Oggi appartiene ai borghigiani. Si presenta come un  semplice parallelepipedo a base rettangolare, preceduto da una  tettoia. Sopra  l’ingresso spicca lo stemma in marmo della famiglia Balbiano di Viale. Sul fianco sinistro, all’altezza della sacrestia, si innalza lo snello campanile, al quale si può accedere dall’esterno e dalla sacrestia. L’interno è diviso in tre navate. In cima alla navata centrale sorge l’altare di marmo addossato alla parete. Sopra di esso, in una nicchia, campeggia la statua di San Liborio. Dal presbiterio, per due porte che fiancheggiano l’altare si accede all’ampia sacrestia rettangolare.

L’aspetto attuale, però, è il risultato di vari interventi successivi. Dalla relazione della visita  pastorale di mons. Costa di Arignano, del 10 settembre 1782, risulta che a quella data: 1)  era ad un’unica navata ed era dotata di tre altari, dedicati: quello maggiore  a San Liborio; quello laterale destro alla Madonna (non si dice sotto quale titolo invocata); quello di sinistra alla Madonna del Suffragio. 2) Sull’altar maggiore c’era il tabernacolo, dove solo in qualche circostanza si conservava l’Eucaristia. 3) Era dotata di tutte le suppellettili e di tutti i paramenti necessari, che venivano acquistati in parte a spese dei Balbiano in parte con le offerte dei borghigiani. 4) La  cappella non possedeva beni. 5) Fin d’allora veniva  gestita da due massari, eletti dai borghigiani, che per mezzo di collette si procuravano i mezzi per gestirla.

Ma all’interno è collocata una lapide con la seguente scritta: “questa cappella –  dedicata a san liborio – venne ampliata ed abbellita – per iniziativa e cura  – del prof. can. teol. angelo bartolomasi – per 15 anni cappellano zelante operoso – eletto vescovo il 26 novembre 1910.   L’ampliamento promosso da mons. Bartolomasi consistette soprattutto  nella costruzione delle navate laterali e dei pilastri che le dividono da quella centrale.

Poiché l’assenza del campanile era avvertita come una mutilazione grave, e la sacrestia ricavata in un angolo dell’aula era uno spazio molto misero, nel 1947 venne costruito il bel campanile e al di là del presbiterio venne aggiunta l’ampia sacrestia.

La festa patronale cade il 23 luglio. In passato era l’occasione per organizzare divertimenti per grandi e piccoli.  Almeno fino al 1954 tale data è stata quasi sempre rispettata, con pochissime eccezioni. Ma a partire dagli ultimi anni Cinquanta del Novecento la festa è stata spostata  alla domenica più vicina a quella data. Dal 1997, con l’introduzione della benedizione dei trattori, impartita dal parroco dopo la Messa, la giornata ha assunto il significato di ricorrenza a