GLI APPUNTAMENTI DEL MESE DI SETTEMBRE CON LE RIEVOCAZIONI STORICHE DEL CIRCUITO “VIAGGIO NEL TEMPO”, PROMOSSO DALLA PROVINCIA DI TORINO
Nel mese di settembre è fitto di appuntamenti il calendario del circuito delle rievocazioni storiche “Viaggio nel Tempo”, promosso dalla Provincia di Torino. Le manifestazioni inserite nel circuito sono state selezionate tra quelle che ricostruiscono con precisione filologica e rigore storico le tradizioni, i personaggi e le vicende locali dei secoli che vanno dal Medioevo all’800. Il calendario delle rievocazioni si è aperto nel mese di aprile, proponendo il primo degli appuntamenti mensili al Forte di Fenestrelle con “Il racconto delle antiche mura”. Nel mese di settembre Fenestrelle accoglie i turisti sabato 13.
Sabato 6 e domenica 7 settembre a Torino è in programma la rievocazione dell’Assedio del 1706. Domenica 14 a Rocca Canavese è la volta di “Castrum Roccae A.D. 1000”. Sabato 20 e domenica 21 a Volpiano si tiene la rievocazione “1339- De Bello Canepiciano, La Guerra del Canavesano del XIV secolo”. Sabato 20 settembre a Pianezza si corre il Palio di Semna-sal. Domenica 21 settembre in Valsusa è in programma “Exilles Città”, mentre il calendario delle iniziative settembrine si chiude sabato 27 e domenica 28 a Volvera con la rievocazione della Battaglia della Marsaglia.
GLI APPUNTAMENTI SUCCESSIVI DI “VIAGGIO NEL TEMPO” 2014
Pinerolo: “La Maschera di Ferro”, 4-5 ottobre
Fenestrelle “Il racconto delle antiche mura”, 11 ottobre e 15 novembre
Per saperne di più sul circuito delle rievocazioni “Viaggio nel Tempo”
http://www.provincia.torino.gov.it/turismo/viaggio_2014/index.htm
“IL RACCONTO DELLE ANTICHE MURA” A FENESTRELLE
“Il Racconto delle Antiche Mura”, allestito dall’associazione Progetto San Carlo Onlus, costituisce una visita itinerante “di ambientazione” nel Forte San Carlo e lungo le Tenaglie Occidentali, all’interno del mastodontico complesso fortificato settecentesco della Val Chisone. Nel corso del suggestivo itinerario notturno gli spettatori incontrano numerosi figuranti in costume che impersonano i principali personaggi, storici ma anche letterari, legati in vario modo alle vicende che per quasi tre secoli – dal XVIII al XIX – animarono la vita in fortezza. Fra i principali personaggi rievocati figurano: il cardinale Bartolomeo Pacca, imprigionato in fortezza da Napoleone Bonaparte dal 1809 al 1813; il Governatore, colonnello comandante dei 2.500 uomini che componevano la guarnigione; l’ingegnere Ignazio Bertola, progettista del complesso su volontà del Re Vittorio Amedeo II di Savoia; l’abate Faria, personaggio letterario presente ne “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas padre, che il romanziere francese immaginò costretto ai lavori forzati per tre anni a Fenestrelle; la marchesa torinese Turinetti di Priero. Nel corso della visita si assiste anche alla rievocazione della battaglia dell’Assietta del luglio 1747 e di alcuni scontri avvenuti nei pressi del forte fra i partigiani e i reparti nazifascisti durante la guerra di Liberazione. All’interno del Forte, nel locale sottochiesa, è possibile cenare alle 19, spendendo 13 Euro (gratuito per i bambini sotto i quattro anni). L’ingresso al Forte costa 10 Euro ed è gratuito per i bambini sotto i 7 anni. La prenotazione è obbligatoria, sia per la cena che per la visita guidata, telefonando al numero 0121-83600
Per saperne di più sul Forte di Fenestrelle, monumento simbolo della Provincia di Torino
http://www.provincia.torino.gov.it/speciali/monumento_simbolo/
http://www.fortedifenestrelle.it/anticheMura.html
L’ASSEDIO DI TORINO, 308 ANNI FA
Nel 1706, durante la Guerra di Successione spagnola, Torino, capitale del Ducato di Savoia, fu attaccata da un potente esercito franco-spagnolo, inviato dal Re di Francia Luigi XIV. L’assedio iniziò il 13 maggio 1706 e terminò dopo 117 giorni, il 7 settembre, con la battaglia combattuta dall’esercito imperiale comandato dal Principe Eugenio di Savoia, giunto a soccorso del cugino Vittorio Amedeo II, dopo una lunga marcia attraverso la pianura padana. Numerosi diari, scritti da testimoni, raccontano la vita in città e il coraggio dei cittadini, dei militari e del clero durante il lungo assedio. Torino era protetta da una cinta muraria che la racchiudeva e da una possente Cittadella, con una rete di gallerie sotterranee di contromina. Tra i minatori chiamati a contribuire alla difesa della cittadella di Torino dall’assedio francese vi era il biellese Pietro Micca. Alcuni soldati francesi riuscirono a penetrare nella galleria alta e, dopo avere sopraffatto gli uomini di guardia, cercarono di sfondare la porta. Quando Micca vide il compagno in difficoltà nel sistemare la miccia e far esplodere il fornello, senza indugio allontanò il commilitone e diede fuoco alla miccia, che però era troppo corta. L’esplosione quasi immediata fece crollare la volta della scala e travolse i francesi, ma uccise anche il coraggioso minatore, che non ebbe il tempo di fuggire e venne scaraventato lungo la galleria bassa: il suo corpo fu ritrovato a quaranta passi dalla scala. Gradualmente nei secoli le opere fortificate esterne della Cittadella vennero distrutte, tranne il Maschio. Nel 1961 vi fu collocato il Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino, che offre la possibilità di visitare le gallerie e la scala in cui si immolò l’eroico minatore.
In allegato: il programma della rievocazione dell’Assedio di Torino
A ROCCA CANAVESE UN SALTO INDIETRO NELL’ITALIA DI RE ARDUINO
Agli inizi dell’XI secolo il Canavese si ritrovava sotto il regno di Arduino, Marchese d’Ivrea e Re d’Italia. Al servizio del sovrano eporediese vi erano numerosi feudatari e vassalli, tra cui i “comites”, o conti, che governavano su aree più o meno vaste. Uno di questi era Emerico, signore di Corio, Barbanìa, Busano e Rivara. Emerico fece ampliare l’antica fortificazione, probabilmente di origine longobarda, della Rocca di Corio (oggi conosciuta come Rocca Canavese), trasformandola in un vero e proprio castello. Ma il nome del feudatario vassallo di Arduino è stato tramandato per un altro motivo. Narrano infatti le cronache che nel 1019 sua figlia Libania, disobbedendo all’ordine paterno di andare in sposa ad un vassallo, fuggì all’Abbazia di Fruttuaria, dove venne accolta dall’abate Guglielmo da Volpiano. Qui la giovane prese il velo da monaca benedettina. Il padre, commosso dalla scelta della figlia e pentitosi della sua imposizione, fece costruire a sue spese nel 1020 un monastero benedettino femminile a Busano, il primo di cui si abbia notizia in Piemonte, del quale la figlia divenne Badessa. Qui Libania visse fino a tarda età in odore di santità, tant’è che nel 1064, quando morì, le monache furono costrette a seppellirla in un luogo segreto per evitare che i suoi resti venissero smembrati per farne reliquie. La storia di Emerico e di Libania, che si va così ad intrecciare con quella di Arduino e di Guglielmo da Volpiano, rivive ai piedi della stessa Rocca fatta erigere dal conte mille anni orsono, in una ricostruzione che offre uno spaccato della vita nel Canavese nell’Anno Mille.
VOLPIANO RICORDA GIOVANNI II PALEOLOGO, MARCHESE DEL MONFERRATO
Il filo conduttore della rievocazione è la storia del Marchese del Monferrato Giovanni II Paleologo, grande condottiero e conquistatore del Canavese, proprio a partire da Volpiano nel 1339, morto nel castello volpianese nel 1372. La presa del castello nel 1339 viene rievocata con una grande e suggestiva battaglia, a cui partecipa quest’anno anche la cavalleria armata. La conquista fu resa possibile dall’intervento di Pietro da Settimo e delle sue truppe, alleati di Giovanni II Paleologo. La storia, narrata da Pietro Azario nel manoscritto “De Bello Canepiciano”, narra di un sotterfugio, grazie al quale Giovanni di Monferrato riuscì a penetrare nella torre e dar battaglia in posizione avvantaggiata.
Stabilitosi a Volpiano, Giovanni pianificò le campagne militari per la conquista del Canavese, di Asti e di Chieri. La vittoria dei Monferrini ed il matrimonio di Giovanni con la bellissima Principessa Elisabetta di Maiorca vengono celebrati con un grande torneo d’arme, a cui partecipano duellanti da tutta l’Italia. A chiusura della manifestazione viene data lettura del testamento del Marchese. La particolare predilezione di Giovanni per le armi e la cavalleria è il motivo della presenza di gruppi storici a cavallo, che effettuano dimostrazioni sugli usi e costumi dei cavalieri del Trecento. Ai bambini è dedicato un gioco di ruolo, centrato sulla storia del Marchese Giovanni.
In allegato: il programma della rievocazione dedicata al Marchese Giovanni II Paleologo
IL PALIO DEI SËMNA-SAL TRA BURLA E STORIA
Il Palio che si corre nel mese di settembre a Pianezza è una gara di destrezza e velocità che nasce da un’ironica leggenda riferita alla presunta ingenuità locale, in mordace contraddizione con la proverbiale astuzia contadina. Si narra, infatti, che per seguire il consiglio di un agricoltore del paese vicino, che si burlava di lui, il proprietario di una vigna decise di rivitalizzare le zolle fresche di aratura con una generosa concimazione a base di…sale! Ma non è tutto: per non calpestare i solchi appena tracciati, il buonuomo pensò bene di compiere l’operazione dall’alto di un’improvvisata lettiga trasportata da quattro amici. Da allora, non potendo liberarsi dell’impietoso soprannome di Sëmna-sal (semina sale), gli abitanti di Pianezza l’hanno trasformato nel tema di un divertente Palio, corso da sei squadre di corridori, in rappresentanza dei quartieri cittadini, i “Canton”. Sei quadriglie di corridori, ognuna delle quali coadiuvata da un compagno, compiono tre giri del Campo del Palio trasportando su una lettiga (“sivera”) 50 kilogrammi di sale. Il Canton che raggiunge il traguardo nel minor tempo e con la maggior quantità di sale si aggiudica il prezioso stendardo dipinto. Collegata al Palio è la rievocazione storica dell’eroico atto compiuto 307 anni orsono dall’eroina pianezzese Maria Bricca. Nella notte fra il 5 e il 6 settembre 1706, la popolana guidò 55 Granatieri Brandeburghesi e il loro comandante, il Principe d’Anhalt, attraverso un passaggio segreto, che conduceva nei sotterranei del Castello di Pianezza, nel quale si era asserragliato il convoglio dei rifornimenti dell’esercito francese che assediava Torino. La liberazione del Castello di Pianezza dall’occupazione francese indusse due giorni dopo il Duca Vittorio Amedeo II, ad ordinare l’offensiva e a liberare Torino dall’Assedio.
In allegato: il programma del Palio dei Sëmna-sal
QUANDO EXILLES DIVENNE CITTA’
Il fascino di Exilles, ancora oggi caratterizzata dal suo ricetto medioevale, risalente al XIII secolo, si manifesta al turista curioso che attraversando le sue “cour”, nei passaggi tra un vicolo e l’altro, entra nel cuore di un borgo dal sapore antico. La manifestazione “Exilles Città” racconta una giornata di festa di fine Ottocento. Negli ultimi anni del XIX secolo Exilles era il borgo più popolato dell’Alta Valle di Susa, con circa tremila abitanti, di cui un migliaio di militari, che vivevano nel Forte. Fu per questo che Exilles venne elevata al rango di “Città”, con un Regio Decreto di Umberto I. Alla fine dell’‘800 vi fiorivano attività e ricchezza, grazie al commercio e agli artigiani che garantivano al Forte e ai suoi abitanti di poter avere tutti gli agi e i vezzi di moda. Le attività erano legate alla gestione della guarnigione del Forte: calzolai, sarti, camiciaie, barbieri, lavandaie ed una decina di esercizi pubblici, tra osterie, alberghi, taverne. Nel corso della giornata, raccontando grandi e piccoli episodi di festa e di lavoro, si propone al visitatore un tuffo nelle atmosfere di fine Ottocento, attraverso le ambientazioni e i costumi del borgo di Exilles.
A VOLVERA RIVIVE L’ORRORE DELLA GUERRA
Nella cronaca, riportata nel “Libro dei battesimi”, si legge che il 4 ottobre 1693, nel giorno dedicato alla festa del Santo Rosario, si svolse nella campagna attorno a Volvera la cruenta Battaglia della Marsaglia. La storia racconta che all’incontenibile espansionismo di Luigi XIV, Re di Francia, la Lega di Augusta opponeva le forze alleate di Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Svezia, dell’Impero germanico e dei Principati di Hannover, Sassonia, Baviera, Brandeburgo. Il giovane duca Amedeo II di Savoia, al comando delle forze alleate, combattè contro lo spietato generale Nicolas Catinat, che mise a ferro e fuoco la Val Chisone e i castelli sabaudi della pianura. Lo scontro fu cruento e quando il vittorioso esercito francese lasciò il campo di battaglia sul terreno giacevano 12.000 uomini. L’orrore fu tale che i loro corpi poterono essere rimossi solo a gennaio, la terra ne fu avvelenata, e la zona fu oggetto di timori e leggende. Poi, con il tempo, la memoria di tanto dolore si dissolse e la vita riprese il suo corso normale. Ma, per non dimenticare le atrocità della guerra e per promuovere la pace fra i popoli, Volvera racconta ogni anno nell’anniversario della battaglia la storia di una comunità che visse alcune delle più importanti pagine della storia del Piemonte e dell’Europa.



