“Chieri prima taglia fuori Slow Food e poi dà la cittadinanza onoraria a Carlin Petrini…”

Rachele Sacco

Si fa caldo il dibattito sulla scelta della Giunta chierese di consegnare al filosofo e fondatore di Slow Food la cittadinanza onoraria. Non tanto sui meriti di Carlin Petrini, condivisi sia da maggioranza che da opposizione, quanto sulla (presunta) mancata coerenza nelle scelte dell’amministrazione. La prima a evidenziare l’incongruenza è stata la consigliera Rachele Sacco, che durante l’ultimo consiglio comunale, all’annuncio dell’iniziativa, ha sollevato la questione: «Esattamente un anno fa il nostro sindaco Martano aveva definito “Slow Food troppo costoso e poco innovativo” e da qui la decisione del Comune di escludere l’ente dagli organizzatori DIFreisaInFreisa e anche dalla Fiera di San Martino – rammenta la capogruppo FI – Decisione che non avevo condiviso, ma che ora mi appare ancora più assurda. In questi giorni sul sito del Comune si annuncia la cerimonia per la cittadinanza, motivando la consegna come “Una straordinaria occasione per il territorio”. Questo per sottolineare la condivisione degli obiettivi tra la realtà Slow Food e l’Amministrazione Comunale. Ma non sono in contraddizione con le dichiarazioni del sindaco fatte solo un anno fa? A chi dovremmo dare retta? Al sito o al sindaco?».La consigliera durante il suo mandato di assessore al Commercio, nella passata amministrazione, era stata madrina della sinergia tra la Città di Chieri e Slow Food: «Ricordo gli elogi e l’altissimo numero di voti degli allora consiglieri del Pd, quando nella scorsa legislatura, nella veste di assessore ero riuscita a portare a Chieri il marchio Slow Food. Ma nel giugno 2016 dopo tanto lavoro per portarlo a Chieri, lo hanno fatto uscire di scena proprio nell’anno in cui Torino è stata al centro di Terra Madre».Insomma una critica che la consigliera aveva già fatto alla Giunta: «Non è solo questione di coerenza di pensiero, ma anche di strategia e lungimiranza – rimarca un anno dopo – Nell’anno del Salone del Gusto in cui Slow Food a Torino si è concentrato sullo Street Food, il nostro Comune se lo è fatto sfuggire, escludendo l’ente da  tutte le manifestazioni locali, preferendo la partnership con l’ente Fiera di Alba e dando incarichi a società che non sono del territorio e arrivano addirittura dalla Liguria. Nulla a che vedere dunque con il concetto di chilometro zero e promozione territoriale come Slow Food stesso ha come obiettivo. Ricordo bene quanto fosse stata criticata questa decisione. Io in primis avevo consigliato che sarebbe meglio proseguire con un progetto a lungo termine, vista anche la portata mondiale del marchio. Un marchio che oltre a incentivare prodotti locali, fa un grande lavoro anche per la promozione della salute. Invece lo hanno abbandonato e ora ritrattano?»Sacco aveva infatti ipotizzato per l’immagine del Comune un effetto boomerang: «Ora con la consegna della cittadinanza onoraria stride ancora di più. E mi spiace che ogni volta debba pensare che cambi di rotta di questo genere, siano attribuibili all’avvicinarsi delle elezioni, piuttosto che a una reale attenzione verso certe tematiche».