Chieri, il 51enne trovato morto due giorni dopo: “Era un caso di emergenza sociale, non un ricoverato”

Non era un anziano e nemmeno un ricoverato della struttura, il 51enne rivese il cui cadavere è stato ritrovato a due giorni dal decesso in un mini-alloggio all’interno del Giovanni XXIII. “L’uomo si trovava lì –  precisa Raffaela Guercini, direttrice del Consorzio per i Servizi Socio Assistenziali del Chierese – a seguito di una convenzione stipulata dal Consorzio con la residenza per anziani, finalizzata a dare risposte a casi di emergenza sociale. Questo signore, sicuramente autosufficiente ma con grande fragilità  sociale, era un senza fissa dimora con parecchi problemi di salute ma capace di andare e venire per le sue visite.”

La convenzione riguarda 4-5 posti e le stanze sono nella palazzina che dà sul cortile del Giovanni XXIII. “Nella convenzione – prosegue Rossana Giacalone, responsabile dell’area territoriale del Consorzio – è previsto che le persone ospitate possano, se lo vogliono, usufruire del servizio mensa e mantengono la disponibilità della camera durante tutta la giornata, diversamente da quanto avviene nei dormitori per senza fissa dimora a Torino o altrove. La convenzione prevede anche un monitoraggio dei casi da parte di un operatore sociosanitario del Consorzio, che interviene un aio di volte la settimana.”

Il 51enne trovato morto ieri si trovava al Giovanni XXIII da dicembre dell’anno scorso. “Ma –ribadiscono ad una voce Guercini e Giacalone – nei confronti suoi e degli altri soggetti inseriti il personale del Giovanni XXIII non aveva e non ha alcuna competenza specifica.”