CINZANO. “NE’ IN PACE, NE’ IN GUERRA”

Come non farsi manipolare dalle immagini: conversazione con una ex reporter. La serata avrà luogo presso il Caffè Letterario Nietta Aprà di Cinzano, domenica 18 giugno dalle ore 17

 

Bassora (Iraq), porto di Fao (Al Faw), aprile 2002

Sara Elter ha iniziato la sua carriera presso la Stampa nel 1988, per poi licenziarsi nel 2004 e andare incontro al suo destino di fotografa, mestiere che ha poi abbandonato, causa l’avvento di Internet, per dedicarsi all’accoglienza dei profughi che arrivavano dalla Libia.

Intento della serata è, attraverso l’esperienza di chi nel mondo dell’informazione ha lavorato per molti anni, aiutare a distinguere le false immagini da quelle vere. Verranno raccontati, a tale scopo, episodi di guerra che la protagonista ha vissuto direttamente insieme ad altri colleghi fotografi e giornalisti.

Ai nostri giorni le immagini sono diventate centrali nel racconto di una realtà inesistente; oggi però esistono nuovi programmi in grado di creare <vere> fotografie, tanto che diventa sempre più difficile capire la realtà. Grazie alla sua esperienza diretta nel mondo delle agenzie e dei quotidiani, l’autrice è in grado spiegare gli strumenti per evitare di farsi manipolare dal mercato delle notizie partendo dall’analisi delle immagini. Come viene costruita una notizia, come capire se è vera o è falsa. Come funziona il mercato delle notizie e come funziona, oggi, un giornale quotidiano.

Durante la serata verrà proposta anche la lettura del libro di Mimmo Candito <Reporter di Guerra>, testo fondamentale per conoscere come e quanto le guerre vengano manipolate ad uso e consumo di ognuna delle parti coinvolte.

Non trattandosi di un convegno né di un monologo, il pubblico è caldamente invitato ad interrompere la conversazione ponendo domande a tema.

L’AUTRICE

Sara Elter ha lavorato, fino ad una decina di anni fa, come fotografa professionista, mestiere che ha abbandonato per delusione.

Entrata a La Stampa come tipografa, ha conosciuto a fondo il mondo dei grandi quotidiani. Divenuta fotografa per passione, ha iniziato a lavorare – per tre agenzie fotografiche, prima in modo <volontario> come attivista, poi come professionista – soprattutto <dopo>, quando tutte le telecamere e i giornalisti avevano ormai abbandonato le scene dei conflitti.

Ha lavorato in Messico, Nicaragua, poi in Iraq, Turchia, Israele e Palestina e in Serbia. Ha prestato le sue immagini all’Opera Nomadi di Torino, contribuendo ad aggiornarne gli archivi. Ha esposto a Torino, Aosta, Venezia, Milano, Parigi, Merida (Messico) e ha collaborato, oltre che con La Stampa, con giornali locali e le riviste Avvenimenti e Narcomafie, oltre alle agenzie fotografiche Farabolafoto, Inphofoto di Milano.