CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Ricordando Beppe Ferrero
“Ricordo con immenso piacere la mia visita a Chieri, e nel ringraziarla per la sua preziosa guida alle memorie gonzaghesche, le rinnovo i più sinceri ringraziamenti con gli auguri di buona salute. Ajazzano, 6 settembre 2008. Maurizio Gonzaga”. E’ solo uno dei messaggi di ringraziamento che Beppe Ferrero riceveva da rampolli di illustri famiglie già chieresi, oggi disperse nel mondo, che venivano a visitare la città di origine trovando in “Beppe” una guida sempre disponibile, informata e… pittoresca. Maurizio Gonzaga era venuto per conoscere i luoghi che parlano di Marta Tana, la madre di San Luigi Gonzaga, uno dei più famosi esponenti della sua nobile famiglia. A maggio dello stesso anno era stato preceduto dall’ingegnere De Tane, di un ramo francese della stessa famiglia. Aveva cominciato collaborando con Secondo Caselle nell’accogliere i pellegrini in visita ai “luoghi di don Bosco”: pellegrini che venivano da tutte le parti del mondo. Poi aveva proseguito interessandosi ai turisti in generale, passando con la massima disinvoltura dai normali visitatori a quelli più importanti per lignaggio e cultura. Raccontava di quando guidò il conte Tarditi di Centallo, Gianfranco Turinetti di Priero, il conte Gherardo Balbo di Vinadio, il conte Carlo Balbiano di Aramengo. Ebbe modo di guidare per Chieri una lunga serie di De Broglie, appartenenti al ramo francese dei Broglia, interessati alle tracce del loro grande passato, del quale rimangono soprattutto le chiese di San Domenico e San Filippo. Uno dopo l’altro, per le vie cittadine, pendenti dalle labbra di “Beppe”, si videro Louis de Broglie nonché Cyrille e Aleth Chevrillon de Broglie provenienti da Parigi; Emmanuel de Broglie, lui pure proveniente da Parigi; Pierre Jerome de Broglie da Losanna; Maria Jolibois Tarditi (de Broglie da parte di madre) da Chateauneuf sur Sarthe. Non molto tempo prima aveva fatto la stessa cosa con il barone Roger V. Wackerbarth, proveniente da Sehnde in Germania, discendente dei Gabaleone (dei quali esiste tuttora lo stemma nobiliare nella chiesa di S. Filippo) nella cui famiglia era entrata anche una Caterina Balbiano. E potremmo proseguire all’infinito. Beppe era sempre lì, pronto a fare da guida. Tutti i Chieresi che vedevano non solo Francesi e Tedeschi ma anche Giapponesi, Indonesiani, Sudamericani pendere dalle sue labbra si domandavano come facesse, lui che, almeno per quanto se ne sapeva, non conosceva il tedesco, il francese e lo spagnolo e tantomeno aveva pratica di lingue orientali, a farsi capire da tutti. Mistero! Probabilmente aveva elaborato una specie di “Esperanto” comprensibile a tutti i visitatori, da qualsiasi punto cardinale provenissero.
Antonio Mignozzetti