Chieri 2029. Un racconto…dal futuro. “Correva l’anno 2024. Anzi, non correva: massimo 30 all’ora…”
Tra fantascienza e poesia, l’ironia di un lettore chierese non nuovo a scrivere della sua città in modo pungente. Pubblichiamo e aspettiamo commenti.
“Correva il lontano 2019 quando un manipolo di 7.000 elettori elevò al rango supremo l’amministrazione comunale -oggi uscente- per un primo quinquennio. Tanto bene questa fece nel suo primo mandato, che alla tornata successiva venne glorificata con più di 9.000 arguti consensi. Gli altri ventimila chieresi votarono altrimenti o decisero che, complice la bella stagione, era meglio andare al mare, o ai monti, o in campagna, o a trovare povero nonno. Insomma non erano proprio interessati alla faccenda.
Correva allora il 2024, anzi non correva più tanto, al massimo trenta all’ora. Però in quindici comodi minuti (come le rate) si andava dappertutto, così agevolmente che i cittadini non lesinavano commenti entusiastici. Non possiamo purtroppo riferirveli essendo in fascia protetta.
Da allora sono passati altri cinque anni, siamo nel 2029, è ormai tempo di bilanci e doverosamente riconoscere i meriti di un illuminato decennio di governo.Il traffico urbano è assai diminuito, sia grazie al calo della popolazione, passata da 29.000 abitanti agli attuali 4.354, quanto per la differente composizione della cittadinanza, oggi formata per il 65,4% di ultraottantenni, che utilizzano ecologiche carrozzine elettriche, dal 34,4% di extracomunitari felicemente integrati e sussidiati, che utilizzano ecologici monopattini finanziati dallo Stato e poi, ahinoi, da tre cittadini under 70 che lavorano ancora.Questi ultimi ribelli utilizzano ancora l’automobile, ma fortunatamente i 1.754 dossi, cunette, rialzamenti, gobbette realizzati dall’amministrazione li costringono a rispettare i limiti.Le tanto criticate striscie blu dei parcheggi a pagamento (ubi dolor est dentis, ibi lingua versatur) sono scomparse, sostituite da comode righe colorate che guidano i tristi vecchiarelli dall’abitazione al supermercato: riga gialla per il Carrefour, riga rossa per la Coop, verde per il Famila e via dicendo. Tutto in quindici tristissimi minuti.
Niente più pendolari, chi ha un lavoro si è trasferito in città più compatibili, niente più inutili industrie cattive, che inquinano, niente più piccoli commercianti, che rompevano sempre le balle ai poveri amministratori.
Vetrine vuote e polverose, residui di posta e réclame sui pavimenti dei negozi abbandonati. Qualche arzillo ottuagenario in bicicletta beneficia delle pseudociclabili (marciapiedi con una bici disegnata) e delle grandi opzioni tecnologiche installate: 84 panchine quinto millennio, dove puoi ricaricare la bici, lucidare la dentiera, controllare la prostata e -dulcis in fundo- dispenser di pannoloni.
Con un modesto investimento di 1.680.000 euro tutti felici, asciutti ed ecologici.Il senso di appartenenza a questa comunità è sempre più forte, striscioni e stendardi rossi con i motti comunali pendono dagli edifici pubblici, ogni domenica mattina in piazza Cavour adunata cittadina e ginnastica sociale, migliaia di telecamere leggono il labiale per constatare l’approvazione dei cittadini.
Risolto anche il problema del punto nascite, in questo quinquennio doveva nascere un solo bambino ma si è rifiutato, all’ultima ecografia, ritmato dal battito del cuore, si è sentito un rap che faceva: “Sei una città troppoo palloosa, preferisco nasceree sul Moonte Rosa”
firmato:Memento mori(pseudonimo)