Passione Fumetti: Una notte da rider, intervista ad Arlen

Una notte da rider di Arlen
Una notte da rider è il graphic novel d’esordio della fumettista Arlen – nome d’arte di Arianna Lentini – pubblicato da Bao Publishing e presentato in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025. Il rider – inteso come delivery man in bicicletta o motorino – è diventato un mestiere comune, tanto da essersi conquistato un ruolo, a volte anche da protagonista, nell’immaginario cinematografico, ad esempio in E noi come stronzi rimanemmo a guardare (2021) di Pif e La Storia di Souleymane (Le Rêve de Souleymane – 2024) di Boris Lojkin, e nel mondo dei libri, dove si parla di rider in numerosi saggi e un po’ meno di frequente nei romanzi (Delivery di Peter Mendelsund e Pizzaboy di Salvatore Dama). I rider sono approdati anche nei fumetti, come nel recente È successo un guaio (saldaPress) di Lorenzo Palloni, dove l’azione parte proprio dal guaio che travolge un ragazzino intento a fare strane consegne in motorino. Ma è con Una notte da rider, della talentuosa fumettista Arlen, che questo movimentato mestiere diventa protagonista di un graphic novel.

Una notte da rider

Una notte da rider è un action thriller in cui l’azione principale si svolge tutta in una notte. Il protagonista, Malakia, è un ragazzo con la passione per i videogiochi e un talento particolare per riparare i vecchi arcade, ma per sbarcare il lunario, deve fare il rider per il ristorante The Pond del ranocchio Pondrieu. Ranocchio, sì, perché in Una notte da rider, Malakia è l’unico personaggio dall’aspetto umano. Di questo ce ne parlerà tra poco Arlen nell’intervista che ha gentilmente concesso a Passione Fumetti, ora torniamo alle nostre consegne. Sempre troppe e troppo lontane, in perenne lotta contro il tempo, con prospettive di mance scarse e clienti spesso sgarbati. Non è un lavoro che dà molte soddisfazioni, eppure Malakia lo affronta con allegria e passione, facendo del suo meglio, nonostante tutto. Insomma, c’è di peggio…

Questa notte però le cose virano decisamente al peggio e, per uno scherzo del destino, Malakia diventa il bersaglio di una gang di pericolosi criminali, ritrovandosi coinvolto in uno spericolato inseguimento per le strade della città (Roma? Milano? Torino? Parigi? chissà…). Una caccia senza tregua da parte della malavita organizzata che rischia di travolgere anche i suoi amici. In un crescendo di azione, tensione e colpi di scena, grazie ai bei disegni di Arlen e ai suoi dialoghi brillanti e ironici, veniamo trascinati in una frenetica corsa verso un finale per nulla scontato, in cui le uniche cose che contano sono la forza dell’amicizia e la voglia di realizzare i propri sogni.

Intervista ad Arlen

Arlen è stata ospite alla XXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, dove ha partecipato all’incontro collettivo La verità, vi prego, sui fumetti, insieme a Alberto Madrigal, Daniel Cuello, Giulio Macaione, Jacopo Starace, Yi Yang e Zerocalcare, mentre allo stand Bao Publishing ha dedicato ai numerosi, e curiosi, lettori le copie del suo libro, trovando anche il tempo per rispondere ad alcune domande:

Arlen al Salone del Libro di Torino 2025

Arlen in compagnia di Alberto Madrigal, Zerocalcare, Yi Yang, Giulio Macaione, Jacopo Starace e Daniel Cuello, all’incontro Bao Publishing al XXXVII Salone Internazionale del Libro di Torino, intervistati da Caterina Marietti e Michele Foschini

Come nasce l’idea di rappresentare tutti i personaggi del racconto, compresi gli amici Igor e Zazzà, ma anche i genitori, come “animali”, tranne Malakia? E soprattutto perché?

Quando è nata l’idea per la storia, inizialmente, il protagonista era un ragazzo che lavorava come rider in un mondo di personaggi dalle forme mostruose, non erano mostri davvero terrificanti, piuttosto, erano delle specie di caricature di clienti che si potrebbero incontrare davvero. In seguito l’idea si è sviluppata e una delle prime cose che ho cambiato è proprio il fatto che i mostri sono diventati animali antropomorfi, il senso però era sempre lo stesso, ovvero, rendere questi personaggi delle caricature utilizzando una forma non umana. Le sembianze animalesche mi hanno permesso di dare tante informazioni sui personaggi senza che questi neanche parlassero, perché associamo tanti simboli, qualità e difetti a ogni animale e di conseguenza anche al personaggio rappresentato da quell’animale.
Malakia è rappresentato come un umano perché questa storia è vista dal suo punto di vista quindi non vede sé stesso in modo caricaturale, inoltre il fatto che sia l’unico essere umano fa in modo che sia subito riconoscibile e crea anche più empatia con il lettore.

Molti libri e film che parlano di rider, lo fanno come denuncia di un lavoro destinato a chi nella società non ha alternative e non trova di meglio. In Una notte da rider non è così, sebbene ci siano richiami allo sfruttamento (da parte delle rane) e a determinati atteggiamenti di clienti e non solo. L’atteggiamento di Malakia nei confronti del suo lavoro è sereno, così come quello dei suoi amici, un meccanico e una cameriera, e tutti dimostrano fiducia nel loro futuro. Quali sono i messaggi che hai inserito nel tuo graphic novel? E quanto e come ha influito la tua esperienza di rider?

Con questo libro volevo togliere qualsiasi patina di pietismo verso i lavori umili, molti giovani si trovano ad essere sfruttati e sottopagati ma si meritano un rispetto vero da parte della società e un vero cambiamento nella direzione di tutele e diritti. Il pietismo non è rispettoso, nel fumetto infatti ho voluto mettere questi lavoratori proprio al centro della scena, così che il lettore potesse immedesimarsi in loro, da pari a pari.
Nessuno dei personaggi prova vergogna per il proprio mestiere, tuttavia hanno tutti aspirazioni diverse dalla loro condizione attuale, sogni nel cassetto che il lettore scoprirà leggendo la storia fino alla fine.
Nella realizzazione del fumetto la mia esperienza ha pesato molto, non solo per gli episodi basati su fatti reali che ho raccontato ma anche nella voglia di rivalsa che hanno i personaggi, volevo infatti usare questa storia per dare una prospettiva personale riguardo il mestiere del rider e non solo. Sono tornata a casa dopo il lavoro con la rabbia addosso molte volte, come capita a tanta gente, ho cercato di incanalare nella storia anche quello, sperando di creare qualcosa di buono.

Una notte da rider è un action/thriller che richiama anche il cinema e la narrativa di genere. C’è stato qualche autore o qualche film che ti ha ispirato in particolare?

Forse più di tutti mi ha ispirata “Il grande Lebowski” per il modo in cui riesce a fare un grande affresco di una società attraverso il racconto di tanti personaggi assurdi, accompagnando tutto con una marcata ironia.
Sicuramente mi hanno ispirata anche molte opere di animazione come “Zootropolis” o la serie animata “Kipo e l’era delle creature straordinarie”. Sono sicuramente stata ispirata anche da tanti film thriller, demenziali e film di formazione che ho visto negli anni, nonché i tanti cartoni animati che mi hanno formata. In generale per scrivere questo fumetto mi sono lasciata molto ispirare dal cinema.

Quando e come hai realizzato Una notte da rider? Intendo sia come modalità e tempi di lavorazione, sia come tecnica di disegno e colorazione.

Ho realizzato “Una notte da rider” nel corso dell’ultimo anno e mezzo, è stato un percorso lungo e difficile, ma penso di essere cresciuta molto. Ho iniziato scrivendo e successivamente sono passata alle bozze, che poi sono diventate matite e infine inchiostrazione. Dopo queste ultime due fasi, che hanno preso molto tempo, sono passata al colore, ho trovato un mio sistema di colorazione e ho cercato di dividere bene ogni scena e ambiente con palette diverse. Come ultima cosa mi sono occupata della copertina, è stato molto difficile trovare il bozzetto giusto da cui partire, ma alla fine ho concluso anche questa fase del lavoro. Il fumetto è stato realizzato completamente in tecnica digitale.

Ci sono autori o opere a fumetti a cui ti senti debitrice?

Per quanto riguarda lo stile grafico mi sono ispirata ad altri fumettisti, illustratori, animatori. I fumettisti che mi hanno ispirata di più nel periodo in cui ho lavorato al fumetto sono sicuramente stati: John Paul Leon, Linnea Sterte e Jacopo Starace, ma credo di essere anche molto influenzata dal fumetto comico sia in alcuni tratti grafici che nel contenuto. Penso di essere anche debitrice al fumetto giapponese e a quello coreano e poi a diversi fumettisti italiani, francesi e americani, come Greg Smallwood, Ciryl Pedrosa, Flavia Biondi, Toni Bruno, Gigi Cavenago, e tanti altri.

Arlen

Arlen
Arlen, pseudonimo di Arianna Lentini, nasce nel 1998 a Firenze, dove nel 2022 conclude il corso di fumetto all’Accademia The Sign. Nel 2024 disegna Briganti e Brigantesse, un lungo articolo a fumetti scritto e sceneggiato dalla giornalista Marta Bellingreri, dedicato alle squadre di rugby femminile e maschile del quartiere di Librino a Catania e pubblicato nell’ottavo volume della rivista La Revue. Una notte da rider è il suo fumetto d’esordio come autrice e disegnatrice. L’ispirazione per la storia le è arrivata poco dopo aver lasciato il lavoro come rider per un ristorante; all’interno del fumetto, infatti, sono presenti molte scene ispirate a fatti realmente accaduti in quel periodo.
dedica di Arlen al Salone del Libro di Torino 2025
Immagini © Bao Publishing / La Revue