PIEMONTE ARTE: NOVALESA, BRASSAI AD AOSTA, VIARENGO MINIOTTI, OMEDE’, CROSIO E LEVO ROSEMBERG, OLIVERO, FUSILLO…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
Alle soglie dei 1300 anni dell’Abbazia di Novalesa nuova vita anche per la cappella di Maria Maddalena
A fine gennaio del 2026 cominceranno le celebrazioni per il 1300° anniversario della fondazione dell’Abbazia di Novalesa, un patrimonio di arte, storia, cultura e fede in Val Cenischia, di proprietà della Città metropolitana di Torino.
In queste settimane si è perfezionato il passaggio di proprietà alla Città metropolitana di un’ultima parte dell’Abbazia: si tratta della Cappella di Santa Maria Maddalena, che era rimasta di proprietà della Congregazione Benedettina Sublacense che aveva avviato mesi fa le pratiche per la donazione.
La cappella, già visitabile dal 15 marzo scorso all’interno del circuito Chiese a porte aperte, è un piccolo gioiello situato prima dell’ingresso all’Abbazia.
Con ogni probabilità edificata in contemporanea al primo impianto dell’Abbazia stessa nell’VIII secolo d.C., come testimoniano alcuni reperti archeologici e tracce di precedente frequentazione del sito, ne troviamo notizia nel Chronicon Novalicense dell’XI secolo, che la descrive.
La cappella era la chiesa di pertinenza degli edifici destinati all’accoglienza delle pellegrine e delle viaggiatrici che giungevano o sostavano a Novalesa, alle quali non era concesso oltrepassare i limiti di accesso dell’Abbazia, luogo riservato ai soli uomini. All’interno, sono conservati due affreschi del XV secolo, appartenenti quindi a una fase successiva a quella descritta dal Chronicon, che rappresentano Santa Maria Maddalena, cui si deve il nome attuale della cappella stessa, e Santa Maria Egizia.
Maria Maddalena è raffigurata con viso giovane, capelli ramati e un lungo mantello di colore rossiccio con bordi in pelliccia bianca di ermellino; ha in mano un balsamario contenente l’olio profumato e prezioso con cui tradizionalmente aveva massaggiato i piedi di Gesù Cristo, dopo averli lavati con le sue lacrime e asciugati coi suoi capelli.
Maria Egizia è un esempio di monachesimo femminile: la santa, ex prostituta di origine egiziana vissuta nel IV secolo d.C., trova la fede e vaga in meditazione e penitenza nel deserto per 47 anni, durante i quali l’unico abito a coprirla sono i suoi lunghissimi capelli. E così la troviamo rappresentata nell’affresco della cappella: i lunghi capelli sono di colore biondo e arrivano fino ai piedi, le mani sono giunte in preghiera, il viso assorto in meditazione, mentre come sfondo troviamo un paesaggio di montagne grigio-verdi e un cielo verde e azzurro, come quelli di Novalesa.
Lo spazio ridotto e confinato della cappella, situata prima dell’ingresso al complesso, sembra un luogo di collegamento tra vita terrena e vita spirituale, femminile e maschile.
“La riunificazione dell’intero patrimonio storico di Novalesa consentirà alla Città metropolitana una gestione integrata e coerente sia dal punto di vista conservativo, sia per quanto riguarda la valorizzazione e la fruizione del complesso stesso, in particolar modo durante gli eventi culturali e commemorativi dell’anniversario” commenta il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, che ha seguito l’iter della donazione da parte della Congregazione.
Nella seduta del Consiglio metropolitano di Torino del 17 giugno, l’atto per ricevere in donazione la Cappella è stato approvato all’unanimità.
CAMERA: 10 ANNI DI STORIA PER IMMAGINI DI TORINO
Una nuova mostra trasforma la Project Room in un Archivio Vivente di immagini e storie su Torino e oltre! Dal 4 luglio al 14 settembre la mostra CAMERA meets ICP.
Un archivio vivente espone il materiale fotografico realizzato da fotografe e fotografi da tutto il mondo che hanno partecipato, negli ultimi 10 anni, all’ Intensive Program in Visual Storytelling organizzato da CAMERA in collaborazione con l’ICP – International Center of Photography di New York.
In Project Room una selezione di 300 fotografie dà vita a un vero e proprio racconto visivo di Torino, esplorando da varie angolature e tematiche come è cambiato il tessuto urbano e umano della città nell’ultimo decennio: un viaggio che saprà sorprendervi, anche per la varietà del suo allestimento.
Le immagini rivivono nello spazio attraverso diverse modalità espositive – tra cui data visualization, proiezione video, contenuti multimediali e immagini in formato cartolina – invitando chi attraversa la mostra ad approfondire i racconti collettivi e individuali scaturiti dai 10 anni di creatività e di programma intensivo di CAMERA e ICP.
Infine, 42 fotografie firmate da sette giovani autrici ed autori internazionali che hanno frequentato sia il programma intensivo a Torino che il One Year Certificate Program a New York. La mostra, curata da Cristina Araimo, responsabile delle attività educative, Barbara Bergaglio, responsabile degli archivi, e Giangavino Pazzola, curatore e responsabile dei progetti di ricerca di CAMERA, vuole costruire una riflessione sul significato di “archivio vivente” che, edizione dopo edizione, ha ampliato la conoscenza del territorio attraverso la fotografia.
AOSTA, CENTRO SAINT-BENIN. BRASSAÏ. L’occhio di Parigi
19 luglio – 9 novembre 2025
A cura di Philippe Ribeyrolles
Inaugurazione: venerdì 18 luglio 2025, ore 18
Dal 19 luglio al 9 novembre 2025 torna al Centro Saint-Bénin di Aosta la grande fotografia internazionale con la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi. La retrospettiva, promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d’Aosta e prodotta da Silvana Editoriale, è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.
La mostra presenterà più di 150 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita.
Le sue fotografie dedicate alla Ville Lumière – dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna – sono oggi immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.
Ungherese di nascita – il suo vero nome è Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassaï in onore di Brassó, la sua città natale – ma parigino d’adozione, Brassaï è stato uno dei protagonisti della fotografia del XX secolo, definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia.
In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse, e vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 fu partecipe del grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Brassaï è stato tra i primi fotografi in grado di catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e il suo popolo: lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari. Nelle sue passeggiate il fotografo non si limitava alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi e confinati, dove la società si incontrava e si divertiva.
È del 1933 il suo volume Paris de Nuit, un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese.
Le sue immagini furono anche pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassaï divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.
“Esporre oggi Brassaï – afferma Philippe Ribeyrolles, curatore della mostra – significa rivisitare quest’opera meravigliosa in ogni senso, fare il punto sulla diversità dei soggetti affrontati, mescolando approcci artistici e documentaristici; significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori, molti dei quali provenienti dall’Europa dell’Est, come il suo connazionale André Kertész. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui lo stesso Brassaï e Robert Doisneau.”
Brassaï appartiene a quella “scuola” francese di fotografia definita umanista per la presenza essenziale di donne, uomini e bambini all’interno dei suoi scatti sebbene riassumere il suo lavoro solo sotto questo aspetto sarebbe riduttivo.
Oltre alla fotografia di soggetto, la sua esplorazione dei muri di Parigi e dei loro innumerevoli graffiti testimonia il legame di Brassaï con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet.
Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro viene notato da Edward Steichen, che lo invita a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956: la mostra “Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï” riscuote un enorme successo.
I legami di Brassaï con l’America si concretizzano anche in una assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar”, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per “Harper’s Bazaar” il fotografo ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in quest’occasione saranno pubblicati nel volume Les artistes de ma vie, del 1982, due anni prima della sua morte.
Brassaï scompare il 7 luglio 1984, subito dopo aver terminato la redazione di un libro su Proust al quale aveva dedicato diversi anni della sua vita. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano-francese edito da Silvana Editoriale e curato dallo stesso Philippe Ribeyrolles, con testi di Daria Jorioz, Philippe Ribeyrolles, Silvia Paoli e Annick Lionel-Marie, posto in vendita a € 36,00.
Biglietti: Intero 8 euro, ridotto 6 euro. Ingresso gratuito per i minori di 18 anni.
Mostra inserita nel circuito Abbonamento Musei.
Orari di apertura: martedì-domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.
DRUOGNO (VB). Mostra antologica “La rosa s’aperse” dedicata a Elisabetta Viarengo Miniotti
Dal 5 luglio al 28 settembre 2025 – Polo Museale UniversiCà, Druogno (VB)
La Fondazione Elisabetta Viarengo Miniotti E.T.S. presenta la mostra “Un fiore s’aperse”, un’antologica dedicata all’opera incisoria e pittorica dell’artista torinese Elisabetta Viarengo Miniotti, a cinque anni dalla sua scomparsa.
L’iniziativa, realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, del Comune di Druogno, dell’Unione Montana delle Valli dell’Ossola e della Comunità Montana Valle Vigezzo, si terrà dal 5 luglio al 28 settembre 2025 presso il Polo Museale Universicà di Druogno (VB), grazie alla collaborazione con la Fondazione UniversiCà, che ospitala mostra all’interno delle proprie sale espositive.
L’allestimento è pensato per valorizzare la profondità poetica e intellettuale della produzione artistica di Elisabetta Viarengo Miniotti. In mostra un’ampia selezione di opere grafiche e pittoriche, materiali d’archivio e documenti, a cura di Gianfranco Schialvino.
L’iniziativa rappresenta un’importante occasione di valorizzazione culturale e artistica nel contesto montano del Verbano-Cusio-Ossola, con particolare attenzione alla figura di un’artista donna del Novecento piemontese.
Inaugurazione: sabato 5 luglio 2025, ore 16.00
Polo Museale Universicà – Via Colonia 2, Druogno (VB)
L’ingresso sarà gratuito in occasione dell’inaugurazione; nei giorni successivi sarà regolato secondo le modalità previste dal museo
MONTEMAGNO MONFERRATO. SERGIO OMEDÉ. OPERE SCULTURE E DISEGNI
Opere di Sergio Omedé
Montemagno Monferrato (AT)
Presso i Voltoni
5 luglio- 31 agosto 2025
Orari: Sabato: 15.00-18.30 Domenica 10.00-12.30/15.00- 18.30
In settimana su prenotazione: 3333048368/ 3475496644
Info: Fb MAC- Monferrato Arte e Cultura
Inaugurazione mostra 5 luglio ore 17.00 presso “Casa sul Portone” Montemagno Monferrato
Catalogo con testo critico di Walter Accigliaro
La mostra è un excursus sull’ultima produzione di Sergio Omedé dal 2015 al 2025. Le opere saranno sculture e disegni dove l’artista indaga attraverso il linguaggio plastico le variegate possibilità espressive ed evolutive della materia.
Omedé, nei suoi raffinati disegni e nelle sue sculture in vetroresina e terracotta, attinge la sua ispirazione dalla metamorfosi, un legame stretto tra gli esseri umani, il mondo animale e vegetale; un mondo metafisico e surreale che dialoga con i grandi maestri del passato e con i ricordi e le radici della sua infanzia restituendoci antiche suggestioni mescolate alle moderne inquietudini dell’uomo contemporaneo.
<Per Sergio l’ironia non è un particolare modo di discorso – scrive Walter Accigliaro – che consiste nel dire cose opposte a quelle che si vogliono significare. Semmai si tratta, talvolta, di irridere con evidenza a drammatiche complicanze esistenziali, una sorta di riso amaro che pervade la cosiddetta “commedia umana”>.
< Inoltre – precisa lo storico dell’arte – per Omedè il teatro dell’assurdo può coincidere con pietose circostanze, così come conapparizioni angustianti. Un bestiario di grandi quadrupedi incerti o di umanoidi deformati, libri di legno aperti da cui fuoriescono vari elementi animali o vegetaliformi, strani idoli inquietanti, particolari anatomici ingranditi a dismisura, figure sezionate od appese ad improbabili strutture ed altri soggetti sono gli interpreti di una narrazione vitalistica quanto angosciante>.
<È quasi un “caravanserraglio” – scrive Accigliaro – in cui si raccolgono e si annotano vicende personali, vissute trepidamente o comunque temute per una loro eventuale effettuazione, evocazioni intime, similitudini, sogni
conturbanti.
La duplice mostra avrà come sede i suggestivi Voltoni presso Montemagno Monferrato e il Castello di Costigliole d’Asti (a partire dal 25 luglio al 31 agosto con orari sabato e domenica 10.30-12.30 e 15.00-19.00).
MOASCA. TERRAZZA MONFERRATO. Paesaggi siderali
Dal 4 al 6 luglio
CASTELLO DI MOASCA
Piazza Castello 2 – Mosca (AT)
Dal 4 al 6 luglio il Castello di Moasca ospita l’anteprima di “Terrazza Monferrato”, nel programma di Art Site Fest, per il 2025 all’undicesima edizione. ART SITE FEST nasce dall’idea originale del suo direttore artistico, Domenico Maria Papa – curatore e critico d’arte – di portare l’arte contemporanea nei luoghi della storia, della natura e dell’impresa.
Il festival, già ospitato in rinomate sedi nel cuore della città di Torino (Palazzo Madama, Palazzo Chiablese, Mao e Museo Egizio) e nei suoi dintorni (Reggia di Venaria e Palazzina di Caccia di Stupinigi), ha coinvolto anche luoghi straordinari come il Castello di Racconigi, il Castello di Masino, il Castello Gamba di Chatillon e il Castello di Moasca, che sarà sede di mostre e interventi site specific fino alla fine di quest’anno. Con l’obiettivo preciso di creare una connessione col territorio, intrecciando il proprio programma con le attività locali e permeando così il tessuto sociale in un un’interessante occasione di scambio civico e culturale.
“«Paesaggi Siderali» – spiega Domenico Maria Papa – è il tema di questo primo appuntamento e unisce la nostra proposta artistica all’evento «Nero di stelle», promosso dal Comune di Moasca, che da anni dedica agli amanti del buon vino e dell’astronomia una notte magica, il primo sabato del mese di luglio. Il Castello di Moasca si animerà per tre giorni con un ricco calendario di iniziative dedicate all’arte per sottolineare ancora una volta come «Art Site Fest» dialoghi con la natura, il paesaggio e la storia dei luoghi. Abbiamo chiesto ad artisti di grande esperienza e curriculum internazionale di immaginare un intervento site specific tra le mura del Castello e nei suoi dintorni. Il primo è l’intervento di Elizabeth Aro, dedicato a Davide Lajolo, che a questi paesaggi ha rivolto pagine memorabili.”
La torre del Castello di Moasca ospiterà infatti l’opera luminosa dell’artista argentina, che ha ideato in una creazione “site specific” – ossia realizzata esclusivamente per un luogo – una trama di luci e neon a unire in un unico fregio, le colline circostanti la torre. Il titolo dell’opera è “Mi scoprii nell’anima” ed è un omaggio a Lajolo, scrittore, politico e giornalista, che fu anche appassionato collezionista d’arte. Elizabeth Aro dichiara in merito alla sua opera: “Di fronte a un mondo saturo di immagini, mi concentro su elementi precisi del nostro mondo, fissando lo sguardo – in questa occasione – sul paesaggio. Sospendendo il tempo e mettendo così in discussione il nostro rapporto con la natura. Riflettendo sulla potenza e la benevolenza della Natura alla quale siamo legati e da cui dipendiamo. Mi lascio trasportare da una ricerca in continuo movimento… Quando sono nel mio atelier connetto elementi apparentemente distanti fra loro con l’intento di provocare uno spostamento percettivo. Il mio lavoro si nutre di interessi interdisciplinari ed esplorazioni sulla natura che pongono lo sguardo sull’impercettibile sorprendente del quotidiano. Uso diversi linguaggi visivi con fare scultoreo-installativo, disegni, vetro e in questo nuovo lavoro utilizzo il led.
Mi avvicino al paesaggio attraverso l’opera di Davide Lajolo; la sua dimensione esistenziale e poetica capace di fondare una identità individuale e collettiva. Lui aveva un rapporto profondamente intimo, quasi simbiotico, con il paesaggio delle colline del Monferrato. Cerco di immedesimarmi con il suo di sguardo e vedere la terra non solo come sfondo ma come presenza viva, carica di memoria, capace di illuminare la vita interiore degli uomini.”
Elizabeth Aro sarà protagonista anche di una mostra personale allestita nella sala espositiva del castello con nove opere legate al tema del paesaggio e dell’universo.
PONTI (AL). CONTEMPORANEE, arte come radice di un’amicizia
L’associazione Culturale La Pianca, col patrocinio del Comune e della Proloco di Ponti (AL),nell’ambito delle manifestazioni culturali 2025, presenta, nei suggestivi spazi della chiesa medievale di Nostra Signora Assunta e del Santo Rosario, una mostra d’arte contemporanea di Carla Crosio e Margherita Levo Rosenbeg, dal 12 luglio al 17 agosto 2025.
La mostra, partita dal Comune di Acqui Terme, a palazzo Robellini nella primavera scorsa,propone installazioni ambientali site specific, più spesso costruite con materiali di recupero e rifiuti, anche speciali, inesorabilmente destinati allo smaltimento.
Il progetto, itinerante, prevede una prossima esposizione presso il SAB, a cura di Livia Savorelli Regione Giarone, Bubbio, che inaugurerà il 2 agosto 2025.
Il titolo, semplicemente “Contemporanee” allude ancora una volta al tempo presente, con le sue innumerevoli sfaccettature.Conservare e preservare questo ambiente, avendo cura della nostra identità e della nostra storia, ci sembra uno degli obiettivi prioritari della cultura e in particolare, delle arti visive.
Infatti, l’Arte contemporanea, talvolta, si avvale dell’utilizzo di materiali (anche sepotenzialmente inquinanti o evocativi di degrado e rovina) per trasformarli simbolicamente inmessaggi di riqualificazione e bellezza.
Durante l’inaugurazione sarà presentato il libro Contemporanee, edizioni Vanilla.
ECOMUSEO TERRA DEL CASTELMAGNO. PROGETTO ARTISTICO AMBIENTALE “ABBRACCIO” DI DOMENICO OLIVERO
L’Ecomuseo Terra del Castelmagno di San Pietro di Monterosso Grana ha realizzato il progetto artistico ambientale “Abbraccio” ideato dall’artista Domenico Olivero che desiderava installare un lavoro artistico in forma di luogo dedicato alla meditazione e alla quiete, per vivere il presente nella sua valenza naturale e spirituale.
Per realizzare questa missione è stato pensato un intervento di piantumatura di diverse piante di Bosso (Buxus sempervirens) sistemate in forma di cerchio, come un abbraccio che accoglie il fruitore, donate gratuitamente dalla Regione Piemonte tramite il Vivaio Gambarello al Comune di Monterosso Grana, partner di progetto.
L’Ecomuseo da tempo si occupa della tutela del Bosso della Valle Grana in collaborazione con DISAFA UniTo e DIBIOS dell’Università degli Studi di Torino, che attraverso progetti specifici lavora sul Buxus sempervirens. Arbusto assente sull’arco alpino, ad eccezione di alcune stazioni in provincia di Cuneo, inserito nella Lista Rossa delle specie minacciate, soprattutto dalla recente diffusione della Piralide del bosso, farfalla esotica che si nutre in modo esclusivo delle foglie della pianta fino a causarne la morte o forti danneggiamenti. Questa specie arborea è oggetto della Carta di intenti della Comunità Custode “Bosso – Valle Grana” che impegna soggetti pubblici e privati nella conservazione e nella valorizzazione dell’arbusto.
L’artista, in collaborazione con l’Associazione La Cevitou, vuole realizzare un’area dedicata alla meditazione e alla quiete, nel terrazzamento in fronte alla Canonica della frazione di S. Pietro a Monterosso Grana, gentilmente messa a disposizione dal Comune di Monterosso Grana all’Associazione La Cevitou. Per realizzare l’intervento si piantumeranno diverse piante di bosso autoctone, creando così una siepe circolare, con un raggio indicativo di 3 metri di diametro, con un ingresso che consente alle persone di entrare e di sostare, al centro si posizionerebbe una o più lose per consentire una seduta.
– Presentazione a cura di Ornella Calvetti
L’artista ha scelto la forma del cerchio come simbolo universale di armonia e coinvolgimento. Simbolo che viene sempre usato per la condivisione e partecipazione aperta, dalla mitologica tavola rotonda alle simbologie esoteriche medioevali fino alla recente sede della Apple progettata da Norman Foster a Cupertino.
La forma del cerchio è da sempre rappresentazione del principio, del centro, della perfezione e del divino. Esso non presenta né un inizio né una fine, non presenta spigoli, di fatti simboleggia la continuità, l’eternità, l’infinito, il fluire del tempo e della vita. Il cerchio è inoltre simbolo di tutto ciò che è celeste: il Cielo, l’Anima, l’Illimitato, Dio.
Il diametro è di metri 3, questo numero è stato scelto per il suo valore simbolico presente in tantissime culture e filosofie del mondo. Il numero tre è associato alla completezza, all’equilibrio, alla trinità e alla perfezione. Può rappresentare l’unità di tre elementi (come cielo, terra, uomo) o gli aspetti di una divinità (come Padre, Figlio, Spirito Santo).
“Abbraccio” diventa così un luogo simbolico dove ogni persona può interagire e vivere una propria dimensione intima e spirituale.
L’opera è stata progettata come un approccio innovativo, sperimentale, di arte partecipativa ambientale, unico nel suo genere, dove l’opera stessa diventa produttrice di ossigeno, vitale all’esistenza umana.
Questo intervento è così un lavoro artistico vivente che percepirà i cicli della natura. Nello scorrere del tempo muterà, si trasformerà, rinnovandosi e interagendo con l’ambiente nel suo trasformare il ciclo dell’aria, assorbendo l’anidride carbonica dall’aria e, utilizzando la luce solare, la trasformerà in ossigeno, rilasciandolo nell’atmosfera, fonte primaria della vita del nostro pianeta.
Lo spazio scelto è una delle terrazze prospicienti la parrocchiale di San Pietro, scelta per dare continuità a questo luogo della spiritualità e interagire con la dimensione della borgata, in tal modo l’accesso è aperto e libero per ogni persona che vorrà dedicare attimi del suo esistere alla meditazione e alla propria intimità.
Inaugurazione dell’opera ore 18 del 5 luglio ‘25 a San Pietro Monterosso, presso l’Ecomuseo Terra del Castelmagno, via Mistral, 89 12020 Monterosso Grana con momento conviviale e intervento dell’Università e dell’artista, che dopo una breve introduzione sulle relazioni fra l’ambiente nella storia dell’arte, presenterà la sua opera.
In concomitanza con la presentazione dell’opera ci sarà l’apertura della mostra “Gli animali di Fulvio Beltrando. Fotografie di animali selvatici dal territorio del Parco Naturale del Monviso” dal 05/7/25 al 02/11/25, presso la sala espositiva del Museo Terra Del Castelmagno. Ingresso libero con apertura sabato, domenica e festivi dalle 15 alle 18 o su prenotazioni al 329 4286890.
NEIVE. CHARTAE. Kazuko Hiraoka, Marco Laganà, Chiara Cirio e Anna Valla
5 luglio – 27 luglio 2025
Inaugurazione: 5 luglio ore 18:00Via Rocca 31, Neive
La carta è lo strumento della lettura, della creazione, della riflessione e della comprensione.
Con la carta abbiamo affrontato la nostra storia e alla carta abbiamo affidato la nostra memoria. La carta c’è sempre, c’è ancora, ci sarà sempre. La tocchiamo, la sfogliamo, la annusiamo, la guardiamo e la rigeneriamo.
La carta ci aiuta a dire chi siamo. Anche nell’arte.
Tra le sue pieghe, tra gli strappi che generano nuovi orizzonti, tra i suoi strati che filtrano il nettare della nostra terra, si origina la mostra CHARTAE che, dal 5 al 27 luglio, la galleria GART Arte Contemporanea presenta attraverso le ricerche e i lavori di Kazuko Hiraoka, Marco Laganà, Chiara Cirio e Anna Valla.
L’inaugurazione della mostra, che vedrà tutti gli artisti presenti, si terrà sabato 5 luglio alle ore 18:00 negli spazi di Neive, in Via Rocca 31.
Orari di apertura
Lunedì, giovedì, venerdì, sabato, domenica
dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00
ALESSANDRIA. SI CHIUDE CON SUCCESSO LA MOSTRA N.O.T. – NOT ONLY TOYS – CON OLTRE 1500 VISITATORI LUNGO IL MESE DI ESPOSIZIONE.
Si è ufficialmente conclusa con grande interesse da parte del pubblico la mostra N.O.T. – Not Only Toys – Quando l’illustrazione prende forma, che per quattro fine settimana consecutivi ha animato gli spazi di Palatium Vetus sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
La rassegna ha registrato un’ottima affluenza con oltre 1500 partecipanti, tra appassionati, collezionisti, curiosi e famiglie.
Curata da Inchiostro Festival APS, la mostra ha presentato opere che offrono uno sguardo originale su un universo ibrido tra arte, design e cultura urbana affascinando visitatori di tutte le età.
SAVIGLIANO. Al Museo civico arriva la mostra “Io, Santorre. Storia di un uomo, di una famiglia, di una cultura”
Inaugurazione sabato 5 luglio, ore 17
Duecento anni fa moriva in Grecia, sull’isola di Sfacteria, Santorre Derossi di Santa Rosa, uno dei protagonisti dei moti piemontesi del 1821, realizzati per indurre il re Carlo Felice a proclamare la costituzione e a liberarsi definitivamente dall’ingerenza austriaca. I moti fallirono e Santorre, condannato a morte, fu costretto all’esilio, dapprima in Svizzera e in Francia, e poi a Londra, da dove, non potendo più tornare in patria, decise di partire per andare a combattere al fianco dei Greci contro l’occupazione ottomana.
A Santorre, la cui figura fu nel corso del tempo sottoposta a un processo di trasfigurazione eroica, la sua Città ha intitolato la piazza antica e fatto realizzare dallo scultore Giuseppe Lucchetti Rossi il monumento inaugurato nel 1869. Il Museo Civico Gipsoteca di Savigliano dedica a Santorre di Santa Rosa una mostra, che sarà inaugurata sabato 5 luglio alle ore 17 e aperta al pubblico dal 6 luglio al 28 settembre, dal titolo Io Santorre. Storia di un uomo, di una famiglia, di una cultura, curata dalla direttrice del Museo Silvia Olivero e dalla ricercatrice del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino Chiara Tavella.
La proposta rientra nell’ambito delle iniziative di 200Santarosa, calendario di eventi voluto e organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Savigliano, che per tutto il 2025 ricorderanno la ricorrenza sia mettendo in luce il contesto storico in cui Santa Rosa visse sia raccontandone l’aspetto più intimo e personale, La mostra, attraverso documentazione originale proveniente dal prezioso archivio donato al Comune di Savigliano nel 1958 e opere d’arte provenienti dalla collezione civica e da privati, racconterà la storia di un uomo in perenne dialogo con sé stesso, letterato e patriota, appartenente a una famiglia che incrociò la sua strada con altri protagonisti del Risorgimento nazionale, come Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi e Silvio Pellico, di cui saranno presenti in mostra scritti autografi. Un progetto culturale che ha dato il via a nuove ricerche archivistiche che hanno rimesso in discussione informazioni biografiche su Santorre date per certe finora dalla tradizione storiografica, come la sua stessa data di nascita. L’allestimento immersivo, curato dall’architetto Diego Repetto e dall’esperto di comunicazione e grafico Gianluca Bottini, consentirà al visitatore di entrare nel mondo “santorriano”, di ascoltare le sue parole, di leggere i suoi diari e di mettersi addirittura alla prova con un codice cifrato da lui stesso inventato, per vivere non solo una visita conoscitiva ma anche un’emozione. La mostra è stata resa possibile anche grazie alla preziosa collaborazione dei prestatori, ovvero Oasi Giovani Ets, Parrocchia di San Pietro, Sergio Filippi e Nicola Saccione.
All’inaugurazione del 5 luglio, seguirà la settimana successiva, sabato 12 luglio, l’evento Notte al Museo. Alle ore 17.30 si terrà un incontro di approfondimento con Alessandro Bollo, direttore del Museo del Risorgimento di Torino sul tema Nuovi linguaggi e nuovi approcci della public history per raccontare la storia alle nuove generazioni, seguito alle ore 19 dalla Cena segreta in Museo, un’apericena con animazione teatrale e immersiva per rivivere le misteriose cene “costituzionali” del 1821 a Savigliano, a cura di Teatro e Società con Claudio Del Toro e Antonio Viara. Alle ore 21 concerto omaggio a Santorre di Santa Rosa con musiche di G. Rossini, W. A. Mozart, G. Donizetti, V. Bellini, M. Mangani, a cura dell’Associazione Amici della Musica di Savigliano. Chiuderanno la serata alle ore 23 le visite guidate notturne alla mostra Io, Santorre. L’ingresso è libero, l’apericena a pagamento su prenotazione.
Venerdì 25 e sabato 26 luglio si terrà, grazie alla collaborazione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’evento Un tesoro di libri. Visite guidate alla Biblioteca della famiglia Santa Rosa, a cura dell’Archivio Storico Comunale, solo su prenotazione e per gruppi limitati. Si potrà scoprire un prezioso fondo storico librario di 12.000 volumi, con scaffali e arredi originali della famiglia Santa Rosa, normalmente non liberamente accessibile al pubblico. Il 19 settembre alle ore 17.30 nella suggestiva cornice della Gipsoteca Davide Calandra, sarà presentata l’edizione critica delle Confessioni 1815-1817 di Santorre di Santa Rosa, a cura di Chiara Tavella, Edizioni Dell’Orso 2024. All’evento, animato da letture e musiche, interverranno, oltre alla curatrice, Laura Nay, docente di Letteratura Italiana Contemporanea e Pierangelo Gentile, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Torino.
FONTANILE. INAUGURAZIONE OPERA ARTISTICA “ROSA MADRE” DI CONCETTO FUSILLO
SABATO 5 LUGLIO
Il Comune di Fontanile, piccolo borgo Unesco buffer zone noto per la sua immensa Chiesa, la BigBench n.25 dei Chris Bangle e i suoi Murales, installa la sua prima scultura realizzata in acciaio corten.
Nell’ottica di rendere il Comune di Fontanile, ancor più polo di attrazione turistico culturale, dalla collaborazione tra il Sindaco Sandra Balbo e il maestro d’arte Concetto Fusillo di Mombaldone nasce l’idea di realizzare un’opera d’arte a cielo aperto, denominata “ROSA MADRE”.
La Rosa simboleggia l’amore in tutte le sue forme, ma anche la bellezza, la passione, l’affetto, la purezza e la gratitudine; viene definita “Fiore del Saggio”, considerata anche simbolo di transizione e passaggio per il raggiungimento della perfezione.Da sempre, nell’immaginario collettivo, la rosa è la regina dei fiori e, nello stesso tempo, un simbolo variegato: di purezza e di passione, di spiritualità e di sensualità, di caducità, di morte e di rinascita, ma anche di amore e di bellezza, di devozione e di trasformazione.
Essendovi tra i compiti dell’arte anche quello di contendere all’usura inesorabile del tempo le sorti della bellezza e, con essa, di quanto amiamo e dà senso alla nostra vita, il maestro Concetto Fusillo ha condensato tutto questo nell’immagine della rosa, alla quale ha dedicato un “monumento” che in qualche modo ne rivendicasse la perenne attualità. Una sfida alla morte. Un omaggio alla vita.
Non è un caso che la sua scultura sia ubicata a ridosso della chiesetta di San Martino, non lontanodal camposanto: dove, in passato, durante le pestilenze, trovarono ricetto i malati contagiosi, e dove, in una seconda fase del progetto, a disegnare un percorso disseminato di altri manufatti artistici in sintonia con l’immagine di partenza, verrà sistemato un bozzetto del medesimo fiore.
L’opera verrà inaugurata sabato 5 luglio alle ore 16:30 nel piazzale di Strada Stazione, a seguito della presentazione del progetto “Bricco San Martino” a cura del Sindaco Sandra Balbo e dell’opera artistica “Rosa Madre” a cura del Maestro Concetto Fusillo e del Professore Carlo Prosperi.
Seguirà brindisi finale con vini D.O.C.G. della Cantina di Fontanile