Chieri, Strada Baldissero. Quel prato antico (lottizzato) che sarà cementificato
Passeggiando in strada Baldissero: una lottizzazione per un pugno di villette…
Temperatura ottimale, gomme gonfie, buona compagnia. È l’occasione per uscire un po’ di casa e vedere le cose dal basso. Chissà se ci passo? Infatti, primo intoppo: è il cestino oppure la “monnezza”. Entrambi, due esempi di inedia mentale, poco importa di chi. In giro è pieno di buone intenzioni e di inadeguati comportamenti nei confronti di un mondo che dovrebbe essere la casa dell’appartenenza.
A tal proposito, 100 giri di ruota più in là, l’occhio del vecchio architetto, che nel 1980 studiava al Politecnico le cause che avrebbero avuto come effetto “il riscaldamento globale”, scivola sulle tracce di un cantiere. Ebbene sì, una breve via di collegamento tra strada Andezeno & strada Baldissero, umanamente ci può stare, ma la lottizzazione per un pugno di villette mi riporta indietro di alcune centinaia di migliaia di anni.
Infatti, guardate bene questo prato, pazienti lettori. È da tempo dei mammut che apparteneva alla Terra, ed era vivo, dapprima come bosco facente parte di quella Foresta Planiziale che copriva la Pianura Padana, quindi mutato in prato da quando l’essere umano ne ha preso possesso. Dicevo, guardate questo prato finché è ancora vivo. Da quando verrà ricoperto da un manipolo di villette ironicamente “sostenibili”, sarà cementificato, o meglio, sarà morto per sempre.
Il lettore si chiederà: «ma cosa sta cercando di dire questo qua?». Capisco e mi scuso, ma chiunque abbia studiato fisica e sa che cos’è “lo scambio termico,” e altresì “l’inerzia termica dei materiali”, etc, potrà intuire che tra le tante cause del cambiamento del clima, c’è anche una sommatoria di “bolle di calore”, una addizione di alterati microclima.
E qui mi fermo. Tanto a Milano, dove ci sono gli studi tecnici che progettano la città ideale “anche da queste parti”, la situazione è ben peggiore. Peccato perché la gente dovrebbe scendere in piazza e dire: basta! Basta allo sfruttamento delle risorse della Terra, stiamo andando arrosto, e con noi tutto il resto del Pianeta Vivente. Ma conoscete qualcuno che rinunci a trasformare il valore di un prato in terreno fabbricabile? Io sì.
Riprendo la passeggiata, e mentre rotolo ci penso: «quasi quasi scrivo qualcosa, altrimenti chi ci pensa?». Già, chi ci pensa? Se non ci pensano gli esperti dei Piani Regolatori e chiunque si batte per i diritti di cani e gatti, a chi interessa la morte di un prato che era vivo da millenni?
E il disabile ripartì, salutò il prato, patrimonio di biodiversità, e lui gli rispose: «grazie». Quindi, scese verso il paesello e le sue tante case (molte dimenticate e vuote). Le ombre cominciavano a farsi lunghe, due chiacchiere tra noi, e poi… Impulsi vaganti in una serata di mezza estate: «che ne dici se andiamo a farci un gelato?»
Grazie per qualsiasi interesse.
Chiunque volesse sapere qualcosa in più, lo chieda e volendo o potendo, lo saprà.
Carlo Mariano Sartoris