CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA – Un particolare altare nella chiesa della Pace
È noto che la chiesa di Santa Maria della Pace di Chieri, attualmente gestita dai Preti della Missione di San Vincenzo De’ paoli, in realtà venne edificata nel 1645 circa dai frati francescani Minori Riformati, i quali la gestirono fino alla soppressione napoleonica degli Ordini Religiosi.
Risulta che con atto notarile del 22 agosto 1711, essi concessero il patronato sulla prima cappella a destra dopo l’ingresso alla famiglia Ciceri, la quale dedicò la cappella al Santo Sepolcro, e sull’altare collocò una pala raffigurante la Deposizione di Cristo dalla croce.
È questa pala a costituire la sorpresa di questa settimana, perché si tratta di un’opera dalla concezione ed esecuzione singolari.
Al centro della pala compare la croce spoglia di tutto. Ad essa è appoggiata la scala che è servita per deporre il corpo esanime di Cristo. Ai suoi piedi c’è la Madonna piangente, rappresentata nel gesto di accogliere nel grembo il corpo del Figlio. Curvi su di lei e sul Cristo esanime l’Apostolo San Giovanni e Maria Maddalena. Tutto conforme all’iconografia consueta della scena della Deposizione.
Ma la cosa curiosa è che il corpo del Signore non c’è. O meglio, c’è, ma nel quadro non compare. È sotto di esso. E non è dipinto, ma sotto forma di statua giacente. In altre parole, la scena della Deposizione è rappresentata con completezza ma risulta dall’accostamento di figure eseguite con tecniche artistiche diverse: la pittura e la scultura.
Una “trovata” curiosa, ma non del tutto nuova. Se ne vedono anche altrove. Ne esiste un esempio anche non lontano da Chieri, nella chiesa parrocchiale di Riva.
Anche qui, sopra l’altare del SS. Crocifisso, nella cappella a sinistra del presbiterio, c’è una grande tela ai lati della quale compaiono Sant’Orsola e Sant’Antonio Abate in atteggiamento di estatica venerazione del Crocifisso. Ma anche qui il Crocifisso non è dipinto ma scolpito in legno. Tornando alla Deposizione della chiesa della Pace, la parte dipinta è di un ignoto autore di buon pennello. La statua di Cristo morto da Giambattista G. Montù e da Antonio Bosio è stata attribuita allo scultore Stefano Maria Clemente. Attribuzione, questa, poco sostenibile alla luce dei dati anagrafici dello scultore, nato nel 1719. Il vero autore deve essere nato anni prima.
Di questo, però, non esiste traccia documentale.
Antonio Mignozzetti