UN SECOLO FA NASCEVA LA RADIO IN ITALIA

I primi anni dell’URI- Unione Radiofonica Italiana (1924-1927)

 

Dovettero trascorrere circa 23 anni, dal giorno dello straordinario esperimento di Guglielmo Marconi del dicembre 1901, quando lo scienziato e imprenditore emiliano riuscì a trasmettere un segnale radio a lunga distanza dalla Cornovaglia in Inghilterra all’isola di Terranova in Canada, prima che andasse in onda la prima trasmissione radiofonica nel nostro Paese.

La necessità di proseguire con lunghi studi e sperimentazioni, l’utilizzo quasi esclusivo della radio a scopi di comunicazione militare durante il primo conflitto mondiale e la scarsità di investimenti destinati a scopi civili furono le cause principali di questo lungo lasso di tempo.

Un decisivo passo in avanti si ebbe dall’agosto 1924, quando iniziò ad operare la società URI – Unione Radiofonica Italiana, nata dagli apporti di due società radiofoniche private già esistenti in precedenza, la Radiofono fondata da Marconi e la Sicar. Il governo italiano, guidato dall’ottobre 1922 da Benito Mussolini, aveva voluto che fosse una sola società concessionaria privata a gestire in esclusiva il settore radiofonico nel Paese, ponendo tuttavia l’URI sotto il controllo del Ministero delle Comunicazioni.

Le trasmissioni radio regolari dell’URI iniziarono il 6 ottobre 1924, con un concerto di musica da camera, il bollettino meteo e notizie di borsa trasmessi dalla prima Stazione radio situata a Roma nella zona Parioli. Fu la violinista Ines Viviana Donarelli del quartetto che eseguì il concerto a fare da annunciatrice nella prima trasmissione radio con queste parole: “URI, Unione Radiofonica Italiana, 1 RO, Stazione di Roma, lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani eseguirà Haydin dal quartetto Opera 7, I e II tempo.”

Nei primi tempi l’ascolto della radio fu un privilegio riservato a pochi in quanto solo i benestanti potevano permettersi di sostenere oltre al costo dell’apparecchio ricevitore e degli accessori, anche l’onere delle tasse e dell’abbonamento annuale. Inoltre occorreva far sistemare sul tetto di casa un’alta antenna in rame per poter ricevere il segnale. Pochi mesi dopo l’avvio delle trasmissioni, nel gennaio 1925, fece la sua comparsa nelle edicole italiane un nuovo settimanale dal titolo “Radio Orario” contenente gli orari e i contenuti dei programmi sia della radio italiana che delle numerose emittenti estere ricevibili nel nostro Paese, nonché alcuni articoli di approfondimento sul nuovo mondo della radiofonia. Nel 1926 la redazione della rivista fu spostata da Roma a Milano e la testata fu semplificata in una parola unica “Radiorario”.

I programmi giornalieri erano abbastanza ripetitivi come contenuti e alla musica classica e moderna e alle arie e ai duetti operistici era riservato circa l’80% delle ore di trasmissione, che iniziavano nel pomeriggio inoltrato per terminare in tarda serata. I concerti strumentali e vocali venivano eseguiti in una sala appositamente attrezzata inizialmente nella Stazione Radio di Roma, e in seguito anche in quella di Milano. Inoltre le notizie trasmesse, provenienti dall’Agenzia Stefani che era controllata dal governo, avevano uno spazio molto ridotto e non creavano alcuna concorrenza con la carta stampata. Alla radio fece la sua comparsa anche il jazz, arrivato dagli Stati Uniti. Come si può vedere nel seguito venne invitata a suonare alla radio nei primi tempi l’orchestrina jazz dell’Hotel de Russie di Roma (hotel di lusso tuttora esistente) che era sorto alcuni anni prima e che era frequentato da una clientela d’élite in gran parte proveniente dall’estero. Un piccolo spazio era dedicato anche ai più piccoli con il Cantuccio dei bambini con brevi fiabe, indovinelli e canzoncine. Nei primi anni con l’URI la radio non era ancora diventata uno strumento di propaganda del regime che per questo scopo si avvaleva soprattutto della carta stampata, ma ciò avvenne in seguito.

 

 

 

Ecco a titolo di esempio i programmi della radio italiana di un giorno scelto a caso, il 24 settembre 1926 riportati dal settimanale Radiorario:

 

Dalla Stazione Radio di Roma

13-14 Eventuali comunicazioni governative

17-17.30 Notizie Stefani. Borsa. Letture per bambini

17.30-19.00 Jazz Band dell’Albergo di Russia

20.00-20.50 Eventuali comunicazioni governative

20.50-21.00 Comunicazioni del Dopo Lavoro

21.00-21.15 Trasmissioni agricole

21.15-21.25 Notizie Stefani. Cambi. Bollettino meteorologico

21.25 Concerto strumentale e vocale: brani di Auber, Chopin, Thalberg, Nardini, Mendelsoohn, Beethoven, Haydin; arie della Norma di Bellini, Il Trovatore di Verdi, La Traviata di Verdi

23.25 Ultime notizie

 

Dalla Stazione Radio di Milano

16.30-16.35 Borse. Mercati e Cambi

16.35-17.35 Jazz Band diretta dal Mo Ferruzzi

17.35-17.55 Cantuccio dei bambini

17.55-18.00 Notizie

20.45 Segnale di apertura e Comunicazioni per conto dell’Opera Nazionale del Dopo Lavoro

21.00 Segnale orario

21.00-21.12 Comunicazione per cura della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari

21.12-23.00 Concerto vocale e strumentale della Società Corale G. Verdi

23.00-23.30 Jazz Band diretta dal Mo Ferruzzi

 

Nel dicembre 1927 una nuova convenzione con il governo comportò la trasformazione dell’URI in EIAR – Ente Italiano Audizioni Radiofoniche che, pur restando una società con azionisti privati, poté ottenere la concessione per la gestione in esclusiva della radiofonia per i successivi 25 anni assumendosi degli impegni precisi di investimenti per il potenziamento delle stazioni di trasmissione esistenti e la realizzazione di nuove stazioni e dovendo accettare un controllo pubblico più marcato con la presenza nel Consiglio di Amministrazione di 4 membri delegati dal governo. Inoltre anche la nomina del Presidente o del Consigliere Delegato doveva avere l’approvazione governativa. L’art. 8 del R.D. 29 dicembre 1927 n. 2526 che rendeva esecutiva la convenzione con l’EIAR stabiliva molto chiaramente: “La trasmissione di comunicati di carattere politico e di notizie attuali di carattere economico è subordinata al preventivo visto dell’autorità politica locale salvo il caso di notizie fornite da agenzia autorizzata dal governo.” 

Al passaggio da URI a EIAR, ad inizio 1928, gli abbonati alla radio erano circa 60.000, un numero non significativo rispetto alla popolazione che era poco meno di 40 milioni di abitanti (censimento 1921) e non paragonabile agli abbonati della Germania, che era la più avanti in Europa, con 1,7 milioni di abbonati.

   

 

Bruno Bonino