CURIOSITA’ DI STORIA. Un chierese protagonista del Risorgimento: Giuseppe Avezzana

Giuseppe Avezzana

A distinguersi durante il Risorgimento italiano non fu soltanto la città di Chieri in quanto tale, ma anche singoli cittadini, a cominciare dal generale Giuseppe Avezzana.  

Nato a Chieri il 19 febbraio 1797, nel 1812, in pieno regime napoleonico, si trasferì con la famiglia a Torino e ancora quindicenne si arruolò nell’esercito francese. Con la Restaurazione entrò nella Carboneria. Scoperto, fuggì in Spagna dove partecipò alle lotte politiche locali, per poi riparare prima negli Stati Uniti e in seguito in Messico. Qui partecipò alla lotta contro la Spagna.

Nel 1848, avendo saputo dell’inizio della guerra contro l’Austria, tornò in Italia ed entrò nell’esercito piemontese, ma quando la guerra era ormai perduta. E quando, nel febbraio del 1849, Giuseppe Mazzini proclamò la Repubblica Romana, corse a Roma dove venne nominato Ministro della guerra e insieme a Garibaldi partecipò alle azioni contro le forze europee alleate del Papa. Caduta la Repubblica, tornò in America, a New York. Ma quando seppe degli avvenimenti del ’60, corse di nuovo in Italia. Partecipò alla battaglia del Volturno, dove Garibaldi lo nominò tenente generale. Con quel grado entrò poi nell’esercito regolare dell’Italia unita. Datosi alla vita politica, fu parlamentare per cinque legislature. Morì a Roma il 25 dicembre 1879.

La sua biografia dice che fu uno dei principali protagonisti del Risorgimento, anche se la Storia ufficiale lo ha praticamente dimenticato. Ma non lo dimenticò Garibaldi, che nutrì per lui una stima illimitata e gli fu amico per tutta la vita. Non lo ha dimenticato nemmeno Chieri, che anzi lo considera una sua gloria e gli ha dedicato la via dove sorge la sua casa natale. Sulla parete esterna di quest’ultima, nel 1897, centenario della nascita, pose una lapide ricordo.

Oggi, dopo più di un secolo e mezzo dagli avvenimenti che lo videro protagonista, un giudizio obiettivo su di lui non può che essere articolato. Sul piano personale fu senz’altro un uomo di grande generosità e di grandi entusiasmi, capace di grandi sacrifici. Ma specialmente oggi, quando a proposito delle controversie attuali tiene particolarmente banco la distinzione fra aggressori e aggrediti,  non si può più ignorare che le sue doti egli le mise al servizio di una causa ingiusta. Il processo di unificazione dell’Italia, infatti, che, una volta liberate le regioni del Nord dall’invasore straniero, avrebbe potuto, e dovuto, proseguire pacificamente realizzando un organismo unitario rispettoso dei diritti di tutti, si trasformò in una guerra di conquista del Piemonte contro altri due Stati, quello Pontificio e quello di Napoli, che avevano uguale diritto di esistere. Ciò non può non gettare un’ombra sull’operato di tutti coloro che, come il generale Avezzana, magari in buona fede, hanno collaborato a quell’impresa.

Antonio Mignozzetti