Giacomo Segre: un altro chierese protagonista del Risorgimento

(e una amichevole risposta a Daniela Bonino su Giuseppe Avezzana)

Giacomo Segre

Il capitano di Artiglieria Giacomo Segre non era chierese di origine, essendo nato a Saluzzo nel 1839, ma visse a Chieri presso una figlia l’ultimo periodo della sua vita e morì il 9 ottobre 1894 a Chieri, dove riposa nel cimitero ebraico. Il suo nome è legato all’ultima fase delle vicende risorgimentali.

Si era laureato in Ingegneria presso la Regia Università di Torino nel 1859, e in quello stesso anno si era arruolato come volontario nel Corpo Reale di Artiglieria. Nel settembre del 1870 ebbe la ventura di partecipare alle operazioni militari che portarono all’annessione di Roma al Regno d’Italia. Fu la quinta batteria pesante, da lui comandata,  che aprì il fuoco contro le Mura Aureliane, nei pressi di Porta Pia, aprendovi la breccia attraverso la quale i soldati italiani entrarono in Roma e ne presero possesso. Secondo la vulgata, l’incarico di sparare il primo colpo sarebbe stato affidato a lui perché, essendo ebreo, non dava peso all’inevitabile scomunica papale.

Per quella azione Chieri gli ha dedicato una epigrafe celebrativa presso il cimitero generale e Roma una lapide in via Nomentana 133: due importanti riconoscimenti giustificati dal fatto che , come tanti altri protagonisti delle guerre per l’indipendenza nazionale, anche Giacomo Segre dal punto di vista soggettivo fu animato da grande entusiasmo, generosità e spirito di sacrificio e guidato da retta intenzione.

Oggi, però, dopo un secolo e mezzo, su quegli avvenimenti e su quanti vi ebbero una parte  il nostro giudizio non può che essere dettato dai principi del diritto internazionale. E in base a quei principi quelle furono guerre di conquista, e quindi ingiuste.

E qui approfitto per rispondere all’amica Daniela Bonino, che è rimasta molto contrariata per il giudizio da me pronunciato due settimane fa sull’altro protagonista chierese del Risorgimento, Giuseppe Avezzana.

Cara Daniela, ho apprezzato che tu riconosca che le guerre per l’unificazione dell’Italia (il cosiddetto Risorgimento) siano il risultato di un’aggressione dello Stato Sabaudo ai danni di altri Stati che avevano pieno diritto di esistere: l’ho apprezzato perché c’è gente (anche colta o che si ritiene tale) che si lascerebbe ammazzare piuttosto che ammettere tale verità storica. E sono contento di avere appreso da te, che sei esperta in materia, di alcuni benemeriti comportamenti che non conoscevo del generale Avezzana, soprattutto della sua disapprovazione per il modo brutale con cui vennero trattati i Meridionali, che i Piemontesi chiamavano “briganti” ma che erano semplicemente gente fedele al loro Re. Ma non si può negare né ignorare, e qui è il punctum dolens,  che egli partecipò attivamente, condividendole, a guerre oggettivamente ingiuste in quanto guerre di aggressione e di conquista. Ingiuste come tante altre simili, anche contemporanee, che tutti condanniamo senza riserve. Perciò, nonostante tutta la stima per i pregi personali dell’uomo Avezzana, non possiamo non ammettere che oggettivamente ciò getta  un’ombra molto pesante sul suo operato da militare.

Antonio Mignozzetti