PIEMONTE ARTE: GRAMAGLIA, MESSER TULIPANO, CAMERA, LUCE GALLERY, MONTOYA, SALUZZO, CELLA…

Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo

 

L’ARTE FANTASTICA DI MARIO GRAMAGLIA

Il mondo dell’arte ha perso in questi giorni uno degli esponenti della pittura fantastico-surreale: Mario Gramaglia. Nato a Torino nel 1943, aveva frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina di Belle Arti, per poi accostarsi alle ricerche di Ponte Corvo:«E’ stato lui il personaggio chiave della mia educazione artistica, nella misura in cui mi ha iniziato ai misteri dell’arte fantastica». Il suo discorso era affidato a un segno incisivo e contemporaneamente armonioso, alla leggerezza del colore e a una figurazione sicuramente elegante e permeata da un senso di intima poesia come si avverte osservando le tecniche miste «Il riposo di Meleagro» ed «Erosel ama il canto degli uccelli». Un dipingere, quindi, lieve e immateriale, percorso da fremiti esistenziali e da sottili e insinuanti emozioni. In particolare, Carlo Munari mette in evidenza come «l’elemento onirico spesso assume le sembianze di precise allusioni, di definiti riscontri del disagio del vivere quotidiano…». E tra le numerose presenze in mostre personali e collettive si ricorda la Galleria Maggiolina di Alessandria e la Galleria La Tavolozza di Torino, la Galleria L’Angolare di Milano e le rassegne della Promotrice delle Belle Arti e il Piemonte Artistico e Culturale, la Galleria «Il Fauno» e l’«Omaggio all’Italia dell’Arte» presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino nel 2011. In quest’ultima occasione, la sua opera era inserita nella sezione «Identità e differenze» insieme a Maria Giulia Alemanno, Martino Bissacco, Pierangelo Devecchi, Italo Gilardi, Sandro Lobalzo, Luciana Penna e Luciano Spessot. Pittore e incisore, Gramaglia e’ parte di una stagione contraddistinza dalla continua ricerca di un linguaggio capace di trasformare il sogno in una sorprendente figurazione immersa nel silenzio.

Angelo Mistrangelo

 

MESSER TULIPANO CONTINUA A FIORIRE ONLINE

Il Castello di Pralormo vi aspetta appena sarà consentita l’apertura al pubblico per le visite all’interno e nel parco, tutte le domeniche fino alla fine di novembre. Ad ogni visitatore sarà omaggiato un bulbo di tulipano del Castello di Pralormo. Il 1° maggio si sarebbe concluso l’evento Messer Tulipano che quest’anno non ha potuto aprire al pubblico per via dell’emergenza sanitaria in corso, ma che Consolata Pralormo ha voluto condividere con i visitatori attraverso delle visite virtuali da lei commentate e pubblicate ogni giorno sui canali social dell’evento e sul sito del Castello di Pralormo. Consolata Pralormo riassume così questa edizione di Messer Tulipano: “La fioritura è sempre una sorpresa che mi regala ogni anno speciali emozioni e inaspettate sensazioni. Il Castello di Pralormo vi aspetta non appena sarà consentita l’apertura al pubblico per le visite all’interno e nel parco tutte le domeniche fino alla fine di novembre. Ad ogni visitatore sarà omaggiato un bulbo di tulipano del Castello di Pralormo. Intanto stiamo programmando un evento per il prossimo autunno per offrirvi lo spettacolo del parco in versione autunnale come non l’avete mai visto. Continuate a seguirci su Facebook (Messer Tulipano), Instagram (messertulipano_official) e sul sito del Castello di Pralormo (www.castellodipralormo.com)”.

 

 

 

AL VIA NEI MUSEI DI FONDAZIONE TORINO MUSEI IL NUOVO FORMAT ART FOR TWO DI GOOGLE ARTS & CULTURE

La chiusura delle tre strutture museali di Fondazione Torino Musei, così come quella dei musei di tutto il mondo, ha stimolato la creazione di contenuti social e digitali ad hoc, pensati per mantenere una vicinanza e un contatto – anche se virtuali – con gli utenti costretti a casa e per offrire al pubblico nuove occasioni di scoperta. Fra i progetti più innovativi e interessanti c’è sicuramente “Art for Two”, un format ideato da Google Arts & Culture. In Italia solo GAM e MAO di Torino – istituzioni con cui Google Arts & Culture collabora da tempo – hanno sperimentato questo nuovo format di visita al museo aderendo al progetto, mentre in Europa la scelta è caduta sul Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Lo scopo dell’iniziativa è quello di aprire le porte del museo oltre i confini nazionali, continuando a promuovere l’arte e la cultura anche in questo periodo di confinamento in modo personale e umano, ma anche di offrire al pubblico un’esperienza unica ed educativa in ogni video. L’idea di partenza è semplice: una conversazione informale fra il miglior conoscitore del museo, il direttore, e un influencer/youtuber internazionale, che si trovano rispettivamente all’interno del museo e nello studio di casa propria e si incontrano virtualmente attraverso una videochiamata. La chiacchierata si svolge fra le sale deserte, in una quiete quasi irreale, e le due persone coinvolte possono prendersi del tempo per fare domande, raccontare curiosità e dettagli minuti sulle opere, perdersi in un capolavoro, come è impossibile fare quando il museo è aperto e frequentato dal pubblico. In questa speciale situazione il direttore accompagna in visita l’influencer come fosse un amico, consentendo al contempo a tutti gli utenti di osservare il museo da un punto di vista privilegiato e inedito. Nel caso del MAO, il direttore Marco Guglielminotti Trivel dialoga con Christopher Michaut, aka Mr Bacchus, instagramer e digital curator per diversi musei internazionali: spostandosi fra i corridoi e le sale e sbirciando nelle teche, il direttore e Mr Bacchus offrono una visione nuova del museo, che invoglia alla visita. Insieme a loro scopriamo così qual è, secondo il direttore, una delle star del museo, e una statuina intrigante che potrebbe passare inosservata ai visitatori; riusciamo inoltre a osservare la galleria dell’Asia meridionale e del sudest asiatico da uno scorcio inedito. Per GAM, il dialogo coinvolge invece il direttore Riccardo Passoni e Sarah Urist Green, curatrice, youtuber e conduttrice del programma della PBS The Art Assignment. Passoni porta virtualmente Sarah Urist in visita nelle sale della GAM, soffermandosi su alcuni dei pezzi più pregiati delle collezioni del ‘900 del museo: da de Chirico alle Avanguardie Storiche, da Lucio Fontana alla Pop Art. Un dialogo amichevole e leggero, a cui il pubblico potrà partecipare comodamente utilizzando un cellulare, un tablet o un pc.

Art for Two è visibile ai link: MAO – GAM

 

CAMERA: FOTO-TALK, A CASA DELL’ARTISTA

con Francesco Jodice

Giovedì 30 aprile | ore 18.30 | Diretta Instagram

Giovedì 30 aprile alle ore 18.30 sul canale Instagram di CAMERA – @cameratorino – è in programma il quarto appuntamento con le dirette della rubrica FOTO-TALK, A CASA DELL’ARTISTA. Sarà il fotografo napoletano Francesco Jodice ad essere l’ospite della diretta e verrà intervistato dalla registrar e curatrice di CAMERA Monica Poggi.  Francesco Jodice torna così, in senso metaforico, a CAMERA dopo la sua personale Panorama, presentata nel centro espositivo di Via delle Rosine nella primavera del 2016: un’esposizione che ha esplorato vent’anni del lavoro di questo artista eclettico il quale, proseguendo una propria investigazione dello scenario geopolitico contemporaneo e delle sue trasformazioni sociali e urbanistiche, utilizza tutti i linguaggi della contemporaneità, alternando fotografia, video e installazioni.  E sarà proprio sulla contemporaneità, e nello specifico sul suo nuovissimo lavoro West – esposto fino a luglio 2020 negli uffici di Tosetti Value, il Family office torinese sin dall’inizio partner di CAMERA – che verterà la chiacchierata di giovedì 30 aprile. Da sempre attento ai movimenti e alle trasformazioni dell’oggi, nella serie West Jodice prende spunto da due eventi della storia degli USA e del mondo che hanno segnato il primo decennio del nuovo millennio: l’attacco alle Torri Gemelle del 2001 e il crollo di Lehman Brothers del 2008, con il loro carico di sofferenze e inquietudini sul futuro stesso del modello americano. Jodice prende spunto da questi due drammatici avvenimenti e dalle loro conseguenze politiche, economiche, culturali e sociali per una personale rilettura della realtà e dell’immaginario statunitense.  La situazione attuale verrà probabilmente riletta in futuro in un’ottica affine, analizzando le conseguenze economiche e sociali della crisi che buona parte della popolazione mondiale sta affrontando. Del resto già oggi artisti e fotografi sono costretti a rivedere il proprio modo di lavorare, immaginando forme alternative di elaborazione e presentazione del proprio pensiero. Da questi presupposti nascerà il dialogo con Jodice, che durante la diretta ci racconterà come sta gestendo la sua ricerca in questo periodo sospeso. Le dirette su Instagram si inseriscono nel programma delle attività di #CAMERAonair, il palinsesto di rubriche online di e sulla fotografia “made in CAMERA”.

 

LUCE GALLERY, COLLETTIVA “OPEN AIR”

Luce Gallery é lieta di annunciare “Open Air”, una mostra collettiva a cui partecipa la quasi totalità degli artisti che negli ultimi anni hanno caratterizzato il programma internazionale della galleria, sia con progetti specifici nello spazio di Torino, che con la partecipazione a fiere e progetti istituzionali.Tutti gli artisti coinvolti nel progetto realizzeranno lavori inediti, con pochissime eccezioni. Si tratta della prima mostra virtuale alla galleria in cui le singole opere verranno presentate sia singolarmente che installate nello spazio, nel tentativo di offrire un “walk through” attraverso la curatela dell’installazione eseguita virtualmente. La mostra comprenderà opere di Martha Tuttle, Amaryllys DeJesus Moleski, Hugo McCloud, Peter Mohall, Derek Fordjour, Danielle DeJesus, Robert Davis, Stephan Balkenhol, Dominic Chambers, Grace Lynne Haynes, February James, Caitlin Cherry. L’esposizione nasce da un’ esigenza di fratellanza e reciproco supporto in un momento complesso in cui il legame tra l’espressione artistica e le idee della galleria emergono nella loro unicità e solidarietà. Il filo che ci conduce attraverso la mostra é un formalismo estetico che ognuno degli artisti coinvolti possiede, come base per la ricerca della propria creatività. Attraverso media diversi, figurazione oppure astrattismo, vengono trattati linguaggi diversi, ma ognuno -unico nella sua originalitá- costituisce il fondamento della personalità artistica, come del programma della galleria.

I lavori di Martha Tuttle catturano le sfumature effimere del tempo e della natura. L’artista americana utilizza pigmenti naturali, anche dalla terra nella sua casa in Nuovo Messico. Le sottili variazioni dei colori e delle ombre derivano da azioni di sfregamento e piegatura. Lo strato più esterno delle opere è coperto da tessuti leggermente drappeggiati. Realizzati con lana filata a mano e per ore battuti con un martello, gli intrecci vengono tinti ripetutamente per ottenere la giusta intensità di colore. Le morbide superfici assorbono la luce e altresì possiedono una propria luminescenza, mentre la frammentazione conserva lo spazio per l’immaginazione. Per questa occasione, invece, vengono presentati gli acquarelli con grafite su carta.

Ad Amaryllis DeJesus Moleski, artista queer afro-portoricana, affronta la rappresentazione di donne – queer, femme, mulatte e nere -, che a lungo sono state escluse dalla narrativa artistica dominante. Interessata al simbolismo delle immagini, ma anche appassionata di storie fantastiche e alla mitologia, disegna e dipinge figure femminili del futuro che formano un linguaggio visivo con cui raccontare creazioni terrene e cosmiche. Corpi sinuosi con un terzo occhio si congiungono ad elementi terreni, come arcobaleni, pioggia, pietre, ossa, fiori e tuoni. Il suo immaginario si ispira a illustrazioni alchemiche, religiose, spirituali e antiche, concepite per essere lette come testi.

L’artista afroamericano Hugo McCloud esplora da sempre temi legati al valore del lavoro e all’economia sociale. La sua ricerca rivolge interesse e attribuisce bellezza a materiali non convenzionali, solitamente scartati o ignorati, che manipolati incoraggiano nell’osservatore nuove percezioni. I lavori più recenti sono realizzati fondendo con il calore ritagli di sacchetti di plastica colorati su panelli e ritraggono facchini, riciclatori di rifiuti e lavoratori incontrati durante viaggi in India, Asia, Africa e America Latina. I grandi pesi caricati sui loro corpi sono reali e per tale motivo queste persone meritano rispetto.

La nuova serie di dipinti di Peter Mohall unisce due approcci pittorici differenti: il motivo figurativo e il suo indice di colore, che consiste in brevi e uguali tratti ispirati a precedenti pitture astratte. Visivamente dal contrasto di questa compresenza sulla tela di juta scaturisce un dialogo. L’artista svedese esamina l’alternanza delle proprietà delle pennellate e l’autenticità pittorica, nonché il cambiamento dei valori ottici del colore. Da una parte l’interazione dei colori e strati nell’immagine raffigurata, dall’altra il gesto cromatico isolato lateralmente.

Il tema centrale nel lavoro di Derek Fordjour è l’esplorazione della “game-ification” nelle strutture sociali e l’intrinseca vulnerabilità dell’essere umano all’interno di una competizione. L’artista ghanese-americano ragiona sulle implicazioni politiche, strategie individuali e collettive, come anche sul ruolo dello spettacolo e relativi interessi. Negli ultimi dipinti torna sui soggetti delle folle e degli eventi sportivi per affrontare le relazioni di potere, i flussi di capitale e la disuguaglianza nella società e nei sistemi economici degli Stati Uniti. I quattro atleti neri di “Four Man Sweep” (2020) sono un team di rematori.

Danielle DeJesus riflette su questioni politiche e principalmente sui traumi subiti da immigrati negli Stati Uniti, dipingendo spesso sulle banconote dei dollari. Attraverso la sua pratica, l’artista documenta inoltre la sua esperienza di americana con origini afro-portoricane. Adattando uno stile di pittura “occidentale” per rappresentare persone di colore, chiarisce le complessità delle identità Black e Brown.

I lavori di Robert Davis raffigurano oggetti e persone della sua infanzia a Norfolk in Virginia, negli anni Settanta. Gli acquarelli su carta, assieme agli oli su tela e i disegni in grafite potrebbero svelare un multiforme ritratto dello stesso artista. Difatti, la ritrattistica è da sempre presente nella sua ricerca basata sul costante interesse per la fluida interrelazione di esperienza, psicologia e identità. Intrisi di nostalgia, i soggetti nelle opere sono profondamente personali e non.

La pratica artistica di Stephan Balkenhol deriva dal Minimalismo e dall’Arte Concettuale degli anni Settanta e dal suo desiderio di riportare la figura nella scultura contemporanea rielaborando soggetti classici. Lo scultore tedesco scava da un unico blocco di legno, creando figure in miniatura a cui applica smalti di colori brillanti.

Attingendo al proprio vissuto e ispirandosi a racconti, mitologie e alla storia afroamericana, Dominic Chambers affronta temi della black identity. Nei dipinti di grande formato “Untitled (Gabriel in Blue)” (2020) e “Blue summer swing time” (2020) riflette sullo stigma sociale e sfida associazioni attribuite al corpo nero, raffigurandolo in momenti di meditazione e contemplazione all’interno di scenari inventati. L’artista afroamericano si interroga sul concetto del velo di W. E. B. Du Bois, secondo cui l’uomo nero è separato da una linea di colore, che gli impone una duplice visione con gli occhi dei bianchi di cui percepisce i pregiudizi.

Il lavoro di Grace Lynne Haynes indaga l’esperienza femminile afroamericana e la sua relazione con il colore, l’estetica e la diaspora africana. La sua pratica comprende l’archiviazione di immagini di figure femminili nere nell’America del passato e del presente. L’artista afroamericana si ispira spesso ai loro ritratti eleganti degli anni Sessanta e utilizza soprattutto colori pastello, che di solito non vengono associati alla femminilità delle donne nere.

February James si ispira ad una narrazione autobiografica, che cattura l’essenza delle persone. Traendo dalla propria identità e da esperienze vissute nell’ambiente familiare, smaschera il Sé nei momenti che sono difficilmente accessibili. Interessata alla proiezione che l’osservatore elabora sull’opera, l’artista afroamericana dipinge e disegna volti, che esprimono emozioni profonde e spesso celate. Attraverso colori accesi e forme distorte rappresenta l’intangibile dei nuclei emotivi, così come possono apparire nei ricordi e nei sogni.

La pratica pittorica di Caitlin Cherry si contraddistingue per un personale uso del colore, che trasmette all’osservatore un senso di forte energia. L’artista afroamericana guarda sia alla storia dell’arte che alle teorie culturali più sperimentali dell’epoca odierna satura di tecnologia. I soggetti dei suoi lavori, anche installativi, sembrano interessati alla distorsione di ossessioni e simboli della società americana. I dipinti figurativi esplorano l’effetto di polarizzazione e inversione della tecnologia di monitoraggio a cristalli liquidi (LCD) negli schermi malfunzionanti o inclinati. Il risultato diventa metafora della sovraesposizione e colonizzazione di corpi femminili neri nella cultura e nella musica popolare.

 

OGNI LUNEDÌ SUI SOCIAL DI CAMERA: FOTO-STORIE, RACCONTACI UNA FOTOGRAFIA

Come diceva Albert Einstein “La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto” ed è un po’ prendendo ispirazione da questa frase che inauguriamo la nuova rubrica online di CAMERA dal titolo FOTO-STORIE in collaborazione con l’Archivio Storico Eni.  Quante storie sono racchiuse in una fotografia? Quante emozioni, ricordi, racconti ci può ispirare un’immagine?  Ogni lunedì, a partire dal 27 aprile, pubblicheremo sui canali social di CAMERA una foto tratta dal ricco patrimonio fotografico di Eni che sarà il punto di partenza, una sorta di porta di ingresso per chi vorrà inoltrarsi più a fondo e, grazie all’immaginazione, vedere quali ricordi, emozioni e storie una foto può suggerire.  Chi avrà piacere di partecipare alla “sfida creativa” potrà commentare con un breve pensiero – una sorta di “social haiku” – nello spazio dei commenti direttamente sotto l’immagine pubblicata oppure, se l’ispirazione lo porterà ‘più lontano’, potrà ripostarla sul proprio profilo, taggando CAMERA, e dar libero sfogo alla fantasia scrivendo un piccolo o grande racconto.  Le composizioni più creative verranno condivise sui social di CAMERA e di Eni mentre gli autori riceveranno due ingressi gratuiti a CAMERA – non appena sarà riaperto lo spazio espositivo – insieme ad un volume della nostra ricca libreria in omaggio.  FOTO-STORIE contribuisce ad arricchire le attività di #CAMERAonair – il palinsesto di rubriche online di e sulla fotografia “made in CAMERA” – che, giorno dopo giorno, aumentano lo spazio virtuale di racconto e condivisione sui canali social della Fondazione con video, immagini, storie e curiosità.

 I canali social di CAMERA:

Facebook/ @CameraTorino

Instagram/ @cameratorino

Twitter/ @Camera_Torino #CAMERAtorino

 #staytuned #iorestoacasa #andràtuttobene #laculturacura #distantimauniti

 

 

RAFFAELLA DE CHIRICO ARTE CONTEMPORANEA: IMA MONTOYA “NEC METUS. LIKE A ROLLING STONE”

La mostra personale “Nec Metus. Like a Rolling Stone” di Ima Montoya è   la   seconda   in   programma   delle   on   line   exhibition.   L’artista Basca  che vive  tra Londra  e Barcellona,  da alcuni  anni lavora sull’idea   del   movimento   e   dello   spostamento,   sia   fisico   che metaforico, come ricerca artistica ed evoluzione personale. Questo   concetto   si   ripete   per   tutto   il   suo   percorso.   È     un viaggio, un movimento guidato dalla nostra forza interiore, che come   un   motore   ci   spinge   dall’oscurità   verso   la   luce;   questa necessità   così   umana   di   raggrupparsi,   di   stare   insieme,   di avanzare e di sentire che non siamo soli e che esiste un orizzonte pieno   di   luce.   Da   questa   prospettiva,   quasi   celestiale,   ci rendiamo  conto che  ogni individuo  forma parte  di un  tutto. Le nostre decisioni, emozioni, ci uniscono e formando un arazzo umano che viene tessuto a colpi di esperienze vissute e sognate che ci definiscono. Like   a   Rolling   Stone   è   una   serie   con   luci   e   ombre,   smalti   e movimenti   che   ci   riportano   agli   Artisti   dell’epoca   Barocca. .Velature come vite “vivide”, ambiguità dalle quali si intuiscono figure anonime che con un movimento ascendente si dirigono verso una   parte   del   quadro   meno   oppressivo,   situata   nella   parte superiore della tela, dove il tratto è più libero, più etereo. I materiali utilizzati chiedono di essere trattati in maniera tale che ci portino ad un cambio imprevisto. Non esiste una risoluzione nella serie di lavori Like a Rolling Stone e neppure una storia: esiste un significato, ogni lavoro terminato chiama il seguente. E’ dunque un viaggio dove non puoi rimanere quieto, nel quale ti muovi verso un orizzonte diffuso, un futuro pieno di luce, quasi seguendo il motto “nec metus”, senza paura,           che           ci           fa           continuare. In questi giorni di confusione e timore, più che mai la serie Like a Rolling Stone assume così tanto significato per l’artista e ne connota il suo lavoro. Esseri anonimi connessi, che formano un tutto,   componenti   individuali   tutti   con   la   stessa   importanza   e dignità   per   questo   arazzo   organico.   Un   remind   delle   false frontiere che creiamo attorno a noi, cicli di vita che formiamo incoscientemente.   La   speranza   che   da   migliaia   di   anni   ci   fa

attraversare   mari,   scalare   montagne,   per   andare   verso   un   luogo migliore. Di questo momento storico ci sono alcuni elementi che rimarranno   nella   nostra   memoria,   come   tutto   sia   effimero, l’incredibile solidarietà umana e che umanamente SIAMO. Da questo periodo così oscuro usciremo per raggiungerne uno nuovo, macchie di colore che rafforzano l’idea che non siamo realmente isolati, che siamo in grado di creare una energia fatta di luci e ombre, il cui motore è il contatto umani e la speranza verso il futuro.

 

NEOS FREE BOOKS: ROMANZI, SAGGI E RACCOLTE DI RACCONTI SCARICABILI GRATIS PER SUPERARE LA ‘QUARANTENA’

Una biblioteca virtuale di opere (romanzi brevi, raccolte di racconti, di fiabe o di poesie, brevi saggi) pubblicati in pdf e scaricabili gratuitamente dai lettori: Neos Free Books è la nuova iniziativa inaugurata dalla torinese Neos Edizioni, dedicata a tutti i suoi autori e lettori. “ Per la nostra casa editrice e i nostri Autori, le presentazioni e l’incontro con il pubblico costituiscono un elemento essenziale – Silvia RAMASSO, amministratore unico della Neos Edizioni – così, in queste settimane di ‘quarantena’, persistendo anche la chiusura delle librerie, in collaborazione con alcuni dei nostri Scrittori, si è sviluppata questa simpatica iniziativa, un immediato ‘io scrivo/tu leggi’, semplice e diretto: i lettori possono scaricare gratuitamente alcuni titoli e, se lo vorranno, potranno scrivere qualche riga di commento. Anche questo (come la rubrica virtuale #RESTOACASAMAVIAGGIO# Racconti di viaggio all’ora del tè, che Franca RIZZI MARTINI propone tutti i giorni alle 17), è un modo per mantenere il contatto con nostri lettori. E per lanciare il segnale l’editoria resiste, non vuole rassegnarsi e si sta preparando al dopo”. I libri si trovano in una sezione apposita del sito www.neosedizioni.it sotto la voce “catalogo”, nella pagina “Neos Free books – Libri scaricabili gratis”.

 

Questi i titoli al momento disponibili:

  “Balkan express. Il silenzio di altri tempi” di Riccardo Marchina

 “La banda dei gatti chiedoni” di Giovanni Casalegno

 “I morti di Palazzo Carignano” di Marco Subbrizio

 “Storie da ubriachi” di Ernesto Chiabotto

 “Un paradiso a portata di mano” di Paolo Calvino

 “Shikoku. Un cammino per trovare l’essenziale di mano” di Paolo Calvino

 “San Gonzalo arriva in pedalò” di Giorgio Macor

 “L’isola delle cicale” di Gianni Gastaldi

 “H24” di Alex Miozzi

 

ARTISSIMA JUNIOR, EDIZIONE SPECIALE ONLINE

Artissima e Juventus continuano a ideare nuovi scenari e occasioni formative e presentano oggi una speciale edizione online di Artissima Junior, il progetto nato dal desiderio di coinvolgere i giovani visitatori della fiera interessati a scoprire il mondo dell’arte. Un’edizione inedita ospitata sul sito di Artissima per due settimane, con l’obiettivo di regalare nuovi stimoli ai bambini per imparare a conoscere l’arte contemporanea anche nell’attuale situazione di complessità. Un invito a sviluppare la creatività come una forma di libertà, per affrontare il nuovo presente attraverso viaggi metaforici fuori dalle proprie case. Grazie a Diego Perrone (Asti, 1970) – il nuovo artista tutor affascinato dalla sperimentazione continua attraverso diversi mezzi espressivi – Artissima Junior non si ferma e si trasforma, invitando i piccoli amanti dell’arte a diventare parte di una speciale squadra di artisti e creare opere fuori dagli schemi. Performance e disegni che diventano frammenti di un progetto collettivo e virtuale, condiviso a distanza e ispirato a YOUR ICON, iniziativa ideata da Juventus per invitare i tifosi a reinterpretare il logo della società nel modo più originale possibile. L’ICON di Artissima Junior avrà la peculiarità di essere l’unica risultante da un lavoro di squadra fatto da tutti i bambini che parteciperanno. L’artista inviterà i giovani partecipanti a riflettere, attraverso il ritratto, sul binomio identità / squadra. Identità intesa come l’insieme dei tratti personali e caratteristici che rendono ognuno di noi unico e riconoscibile e consentono a ciascuna squadra, che è la somma delle nostre unicità, di essere irripetibile, eccezionale e mai identica ad un’altra. I piccoli partecipanti affronteranno questo tema attraverso diverse attività artistiche, avventurandosi nella pratica del ritratto e confrontandosi inoltre con il format della figurina dei calciatori, intesa proprio come rappresentazione dell’unicità di ciascun giocatore. Connettendosi ad artissima.art, i bambini potranno trovare con cadenza variabile delle speciali lettere da parte dell’artista grazie alle quali saranno guidati nella creazione di performance e disegni che se vorranno potranno condividere online. Scopriranno così quanta libertà ci sia nella produzione artistica e come, a partire da semplici regole, ognuno possa attivare la sua fantasia in maniera creativa trasformando le opere in un progetto concettuale condiviso. Perché condividere idee, pensieri e creatività rende ognuno parte di una squadra capace di superare nuove sfide.

 

SALUZZO: ISTITUTO GARUZZO PER LE ARTIVISIVE PRESENTA #IORESTOINARTE

SaluzzoStart slitta all’autunno ma le anime che compongono il ricco caleidoscopio che è questa grande manifestazione artistica non si fermano, l’Arte non si ferma. Per i mesi di maggio e giugno l’IstitutoGaruzzo per le Arti Visive lancia una suggestione e una nuova iniziativa che entra nell’offertadi Start. In un momento di isolamento fisico, dovuto al difficile periodo storico che stiamo vivendo a causa della pandemia globale, l’Istituto Garuzzo  e  la  Città  di  Saluzzo  lanciano  un    progetto culturale rivolto  ai  più giovani. #iorestoinarteSaluzzo è il progetto artistico che si rivolge a tutti i bambini e ragazzi che frequentano le scuole materne, elementari e medieinferiori,nonché agli studenti degli Istituti  Superiori   di Saluzzo. L’idea è quella di lasciare libero sfogo alla fantasia, divertendosi, attraverso la creazione di un “elaborato artistico” di qualunque forma: dal disegno alla scultura, dalla fotografia al video, dallapittura all’illustrazione…sino alla musica. L’intento è di proporre unaoccasione di riflessione,attraverso l’arte,su come è cambiata la quotidianità di ognuno di noi in queste settimane di isolamento. Le  foto  dei  singoli  elaborati  saranno  condivise  sui  canali  social  degli  enti  promotori e successivamente raccolti in un diario digitale: una galleria virtuale dedicata all’intero progetto. Promotori dell’iniziativa: Istituto Garuzzo per le Arti Visive e Città di Saluzzo Destinatari dell’iniziativa: tutti  i  bambini e  i  ragazzi  delle  scuole materne, elementari  e medie  inferiori, gli studenti degli Istituti superiori di Saluzzo, Fondazione Scuola APMe Associazioni Culturali

 

DAVIDE PALUDETTO ARTE CONTEMPORANEA: FORZARE LE PORTE DELL’ABITUDINE

Da martedì 28 aprile 2020, dalle ore 21.00

L’arte è un sogno. Qualcosa per cui vivere. Ma quando la realtà, così come la conoscevamo, diventa anch’essa un sogno, allora l’arte non è altro che un modo di guardare in faccia la realtà. Da domani le saracinesche della nostra galleria saranno aperte, all’interno le luci accese, le opere esposte, pronte ad essere guardate solo da fuori, in attesa di quando potranno essere di nuovo sfiorate con le mani. Protette, ma presenti. Gli esseri umani sono sempre stati refrattari ai cambiamenti improvvisi. È un dato di fatto che forse proviene dalla natura stessa dei sensi. Una serie di bussole fisiche e psichiche che ci orientano verso rotte conosciute, all’interno delle quali rassicurare le ansie e definire la normalità. I ben informati dicono che ci vogliono solo poche settimane per costruire

delle nuove consuetudini. E oggi, che ci siamo saggiamente ma stranamente adattati a questa realtà, fatta essenzialmente di movimenti piccolissimi, bisognerà forzare le porte dell’abitudine per ricordare come eravamo e per capire cosa saremo di nuovo. Quando le mani non possono toccare, i piedi non possono esplorare, il naso non può respirare la stessa aria di chi ti è vicino, quando davanti alla bocca campeggia un dispositivo che annulla ogni espressione facciale, allora

è compito degli occhi oltrepassare le soglie della conoscenza. È compito dell’arte ricreare per un attimo la realtà. Usiamo continuamente tracce d’arte per sopportare la clausura, grazie alle

memorie dei dispositivi che contengono opere. O grazie alla memoria individuale stessa, dove ricreiamo continuamente qualcosa di compiuto, sintetico. Qualcosa di nostro che viene dal passato, con l’ingenua pretesa che voglia mandarci segnali per il tempo a venire. Da domani, anche solo simbolicamente, l’arte cerca di riprendersi un pizzico di futuro, di normalità, di libertà…

davidepaludetto | artecontemporanea

via artisti 10

10124 torino

+39 011 888641

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GIANNI CELLA, EX VOTO: QUANDO LA DEVOZIONE ARTISTICA INCONTRA LA PIETAS PER IL REALE

Ricordare: letteralmente, “riportare al cuore”. . È una parola che racchiude tutto, in un momento dove le campane suonano in modi diversi, a seconda che sia un uomo, una donna o un giovane. È una parola che prende forma nelle memorie a lettere stampate sui giornali, di coloro che sono rimasti. È una parola che vuole comunità, “volti”, “lacrime” e lumi accesi. Ma che, ora come ora, si consuma nell’intimità della famiglia, a volte soli. Un cordoglio a metà, come i visi rappresentati quasi “di sfuggita” (cit. autore) sulla superficie dei cuori in vetroresina. Verrebbe da pensare che questa nuova opera di Gianni Cella, Ex Voto, sia stata fatta apposta. Apposta per “riportare al cuore” la sofferenza di questa nazione che fatica a respirare. In un certo senso lo è, e in un altro lo travalica: il tema della “devozione” è un tema trasversale nella poetica dell’artista, che di Ex voto ne aveva già creati in passato, e che aveva concepito quest’ultimo quasi un anno fa, in tempi non sospetti. La devozione artistica, ci dice Gianni Cella, è devozione alla Vita, perché non si può fare arte se non si viene toccati nel profondo dal reale, se non si coltiva la pietas tanto cara ai latini.

E così, in questo “Santuario laico”, fatto di immagini, di silenzio e di suggestioni del tutto personali, la misericordia è d’obbligo, giacché “misericordia” è, letteralmente, “avere il cuore pieno di pietas”.

 

Fabiola Chiara Colabraro