Presbiterio
Nel 1681, quando fu consacrata, la chiesa era terminata nella struttura fondamentale ma non nell’apparato decorativo. Aveva un aspetto austero, prevalendovi il laterizio nella struttura, gli stucchi nella decorazione e strutture posticce in legno e tela nelle ancone degli altari. Qualche anno dopo, però, prese il via una lunga serie di trasformazioni e arricchimenti che conferì alla chiesa una veste ricca e sontuosa.
Al primo posto, nei desideri dei Padri dell’Oratorio, c’era quello di conferire un aspetto più degno all’altar maggiore. Tale desiderio si realizzò grazie all’abate Vittorio Amedeo Broglia il quale nel testamento del 23 ottobre 1702 aveva designato la Congregazione dell’Oratorio sua erede universale impegnandola, fra l’altro, a realizzare il nuovo altare, che venne consacrato l’8 dicembre 1707, festa dell’Immacolata Concezione.
E’ in marmo nero di Como, con inserzioni di marmi di altro colore, fra i quali il “mischio” di Francia, il bianco di Carrara, l’alabastro chiaro di Busca, il bigio di Frabosa, la pietra grigia e scura di Gassino. Bellissimo il tabernacolo dalle eleganti colonnine di alabastro di Busca. Colonne binate di marmo nero di Bergamo fiancheggiano la grande ancona con al centro la bella pala. Una nuova pala dipinta da Daniele Seyter, raffigurante l’Immacolata Concezione, sostituì quella esistente. Ai lati dell’altare furono collocate due tele dipinte da Giovanni Antonio Mari.
Quando, fra il 1702 e il 1707, venne costruito il nuovo altare, una nuova pala dipinta da Daniele Seyter, raffigurante l’Immacolata Concezione, prese il posto quella seicentesca, che venne trasferita nella sacrestia
Il pittore viennese ricevette l’incarico di dipingere la pala e il piccolo quadro sovrastante all’inizio del 1703. Consegnò l’opera nel 1704: infatti venne pagato nel novembre di quell’anno. Ciò significa che questi due quadri sono fra le sue ultime opere: infatti morì il 2 novembre del 1705.
“La grande tela raffigura, secondo un’iconografia che unisce due tematiche riguardanti la vittoria del bene contro il male, l’Immacolata Concezione e San Michele Arcangelo; l’insieme figurativo è concluso dal soprastante riquadro col Padre Eterno benedicente, opera dello stesso pittore… La tela… nell’equilibrato impianto compositivo e nella convincente resa pittorica, coerentemente si inserisce in quel filone di pittura accademica di impronta romana, che il Seiter importa in Piemonte, diventando alla fine del secolo leader del gusto alla corte sabauda… L’impianto grande, alla Maratta, con cui è concepita l’intera composizione (vi si aggiunge una larga concessione al colore veneto, ricordo dell’iniziale educazione veneta del pittore viennese) trova spiegazione nei contatti che il Seiter ebbe con l’anziano, prestigioso maestro, …” (Camilla Barelli)..
Sulle pareti laterali del presbiterio furono collocate due tele di soggetto biblico dipinte da Giovanni Antonio Mari.
Quello di sinistra, che si rifà ad un episodio narrato nel primo libro dei Re, (1 Re, 18, 41-46), raffigura il profeta Elia che in un periodo di grande siccità invoca la pioggia, e vede giungere da lontano una miracolosa nuvoletta bianca che dà luogo ad una abbondante pioggia ristoratrice: un episodio nel quale la tradizione cristiana, e in particolare quella carmelitana, hanno amato vedere la Vergine Immacolata, portatrice per l’uomo della Divina Grazia.
Nel quadro di destra è rappresentato l’Apostolo San Giovanni nell’atto di scrivere l’Apocalisse, e in particolare il famoso passo: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole , con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle…” (Apoc. 12,1). Una figura nella quale la Chiesa ha sempre ravvisato l’Immacolata.
Due opere che, come quelle della cappella del Corpus Domini nel Duomo, evidenziano un’arte per certi aspetti ancora legata alla pittura seicentesca romana e rubensiana e per altri aspetti fortemente sensibile a suggestioni emiliane bolognesi e parmensi.
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