IL RICCO QUATTROCENTO ARTISTICO CHIERESE

È un  dato di fatto che a Chieri la pittura quattrocentesca abbia lasciato numerose ed importanti testimonianze.

Il Duomo vanta il ciclo della Passione di Cristo del battistero, opera dell’allievo chierese di Jaquerio Guglielmetto Fantini, oltre agli affreschi della stessa scuola sopravvissuti alle ingiurie del tempo nella cappella Tabussi e al ciclo della vita di San Giovanni Battista della cappella Gallieri.

Nella Precettoria di San Leonardo si ammira un ciclo della Passione di Cristo; nella chiesa di San Domenico le scene della vita della Vergine alla base del campanile e la Madonna del latte della colonna vicino all’ingresso; nel santuario dell’Annunziata la celebre Annunciazione del fiammingo Gillio Tavernier.

Ce n’è abbastanza, insomma, per fare di Chieri una meta importante per i cultori della pittura medioevale.

Ma i documenti attestano che a Chieri c’era molto di più, fino al punto che se si fossero conservati tutti i dipinti di cui si hanno notizie documentali Chieri sarebbe uno dei principali poli piemontesi dell’arte quattrocentesca.

Si sa, infatti, che nel Duomo erano decorate a fresco anche le pareti di fondo dei due transetti. Sempre nel Duomo, almeno in parte affrescata era la controfacciata, dove recentemente sono ricomparse parti di un Martirio di Sant’Agata. Affrescata è risultato essere la chiesa un tempo cimiteriale di Santa Lucia. In San Domenico erano affrescate  la cappella di Santa Caterina da Siena e quella di Sant’Erasmo e Durone. Nella chiesa di San Francesco, demolita all’inizio dell’Ottocento,  lo erano il presbiterio, la cappella di San Matteo e le cappelle di San Giovanni Battista e di San Vitale. Nella chiesa di Sant’Agostino, essa pure distrutta, era affrescata almeno la cappella dei Santi Pietro e Paolo. Lo studioso Antonio Bosio afferma di aver constatato di persona che la chiesa di San Leonardo, dei Templari e poi dei Cavalieri di Malta (oggi appartenente ai Salesiani), “era quasi tutta dipinta a fresco”. Nell’ospedale dell’Annunziata il già citato Gillio Tavernier oltre all’Annunciazione della chiesa aveva eseguito dipinti anche nel portico oggi scomparso. Nella cappella campestre della Madonna della Neve in località Vibernone, infine, erano affrescate almeno le volte a crociera del presbiterio.

La scomparsa di tanti dipinti è dovuta alle ragioni più diverse, dalla rovina delle relative chiese, al mutare dei gusti estetici, fino al fatto che in certi momenti storici alcuni soggetti furono ritenuti inopportuni, come l’affresco del Duomo raffigurante l’antipapa Felice V o quelli dell’ex cappella di Sant’Erasmo e Durone nella chiesa di San Domenico, che il visitatore apostolico mons. Angelo Peruzzi fece eliminare perché  di  autori eretici.

Antonio Mignozzetti