CHIERI. SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. Santa Margherita, un altare “raccomandato”

L’altar maggiore della chiesa di Santa Margherita

Lettera al Sindaco di Chieri del gen. Francesco Broglia
È risaputo che durante il cosiddetto “periodo napoleonico”, in seguito alla soppressione degli Ordini religiosi voluta da Napoleone, conventi e chiese furono depredati degli arredi e delle opere d’arte di cui erano ricchissimi: i più preziosi finirono in Francia, gli altri in parte furono distribuiti fra le altre chiese e in parte alimentarono un immenso mercato del quale usufruirono coloro che avevano soldi da spendere, cioè i ricchi borghesi e gli ex nobili.
Tale sorte toccò anche al monastero delle Domenicane che sorgeva lungo l’attuale via Vittorio Emanuele II (dove ora si trova l’Istituto di San Luigi dei Salesiani).
Anch’esso venne requisito e saccheggiato. Soprattutto, venne spogliata la chiesa (dedicata a Santa Margherita). Due dei tre altari di marmo finirono nella chiesa parrocchiale di Arignano; l’altare del coro in una chiesa di Rivoli; l’organo nella chiesa di Robassomero; la “bussola” di legno della porta principale, vari quadri, due acquasantiere in pietra e la preziosa “boiserie de la Sacristie ”, cioè i mobili della sacrestia, se li accaparrò il parroco di San Giorgio in quanto simpatizzante del governo giacobino. Si salvò soltanto ciò che non era asportabile, cioè gli affreschi e le statue. Ma, stranamente, si salvò anche una cosa asportabilissima, cioè l’altar maggiore di marmo, con la sua grande ancona di legno e, soprattutto, con la sua bella pala, opera di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. Come mai?
Il motivo di questa eccezione lo si è capito grazie ad un foglio rinvenuto fra le carte dell’Archivio Arcivescovile di Torino: una lettera dei primi anni dell’Ottocento, scritta al Maire (cioè al Sindaco) di Chieri dal Generale Francesco Broglia, che dice: “Cittadino Maire, li due Stemmi gentilizi posti alli due lati dall’Altare Maggiore esistente nella chiesa delle soppresse Monache di Santa Margherita, unitamente ad una iscrizione, essendo prove convincenti che detto altare appartiene al generale Broglia, il cittadino Francesco Broglia raccorre a Voi, cittadino Maire, con pregarvi di farne sospendere la vendita infin a tanto che il Cittadino Ignazio Morello, incaricato ed autorizzato con procura d’invigilare agli interessi del Generale Broglia, possa lui stesso fare le sue parti per impedire la vendita d’un effetto che appartiene al di lui principale Francesco Broglia ” .
L’altare e la bella pala, quindi, sono rimasti al loro posto perché appartenenti alla nobile famiglia Broglia. A conferma del fatto che, passata la buriana rivoluzionaria, Napoleone, anche in Piemonte come in Francia, tornò a corteggiare i tanto vituperati Nobili per guadagnarsene la fedeltà.
Antonio Mignozzetti