Sono di piccole dimensioni: alla Pace, al Duomo, a San Giorgio…
di Antonio Mignozzetti
Visitando le chiese chieresi colpisce la frequenza con cui vi si incontrano quadri dell’Immacolata Concezione. Non ci riferiamo alla grande pala dell’altar maggiore della chiesa di San Filippo. Quella è un’opera del pittore austriaco, ma di formazione veneziana, Daniele Seiter, che la dipinse attorno al 1703 su commissione dei Filippini, titolari della chiesa, la cui congregazione nutriva una particolare devozione per l’Immacolata. Parliamo di una serie di quadri di piccole dimensioni distribuiti in varie chiese della città.
Ce n’è uno presso il convento della Pace: l’Immacolata, con una corona di stelle attorno al capo, sta eretta sul globo terrestre e con un piede schiaccia il capo del serpente tentatore. Indossa una veste rosata e un mantello celeste, ed è affiancata da due coppie di testine alate di Angeli. In un altro quadro, esposto nella sacrestia del Duomo, invece della corona di stelle compare un’areola di viva luce. Qui la veste della Vergine è bianca, il mantello blu, i gruppi di Angeli sono quattro. Un terzo quadro si trova nella cappella della Casa di riposo Giovanni XXIII: vi si nota di nuovo la corona di stelle, ma anche una novità molto evidente: la Vergine non poggia i piedi sul globo terrestre, ma, con un riferimento alla Donna dell’Apocalisse, su una falce di luna. Gli Angioletti sono una folla, suddivisi in quattro gruppi. Simile a questo è il quarto quadro, conservato nei locali della parrocchia di San Giorgio: anche qui la Vergine ha il capo circondato da una corona di stelle, si erge su una falce di luna e schiaccia con il piede il capo del serpente. I colori sono molto più vivi: la veste è di un rosa più acceso, il mantello blu, i gruppi di testine alate sono addirittura sei.
La frequenza di questi quadri si spiega perché Chieri era piena di lavoranti del fustagno, e questi avevano eletto a loro Patrona l’Immacolata Concezione, della quale amavano esporre un’immagine nella loro sede, che di solito era una chiesa.
Una di tali compagnie aveva sede presso la chiesa di San Giorgio, e, come asserisce Bartolomeo Valimberti (anche se non cita la sua fonte), il quadro dell’Immacolata che vi si trova fu “… dipinto, ad istanza dei fustanieri nel 1668”. Un’altra “Compagnia” aveva sede all’interno dell’Ospizio di Carità, dove molti ospiti si dedicavano alla tessitura, e questo spiega il relativo quadro dedicato all’’Immacolata. Dal Fondo Bosio apprendiamo che sia presso la chiesa della Pace sia in San Filippo ogni anno “veniva celebrata la festa della Concezione con musica e panegirico dalla Società dei Mercanti Fustanieri”. Non è un caso, perciò, che anche nel convento della Pace esista un quadro dell’Immacolata, e quello della sacrestia del Duomo probabilmente proviene da San Filippo.
Stilisticamente questi quadri sono molto simili fra loro. È documentato, infatti, che almeno due di essi sono dello stesso autore, Antonio Andrietto e, anche se mancano le prove documentali, è sufficiente il confronto stilistico per attribuire allo stesso anche gli altri due. Questo pittore era nato a Como verso il 1650, ma visse per circa quarant’anni a Chieri, dove morì il 12 gennaio 1713 e venne sepolto nella Collegiata di Santa Maria della Scala. Oltre che per i quadri dell’Immacolata è conosciuto anche perché in collaborazione con Giuseppe Antonio Pelliparis (1683) affrescò la volta della chiesa di S. Michele, sottostante a quella di San Giorgio (affrescandovi anche una piccola Immacolata identica a quella dei quadri) e perché gli vengono attribuiti gli affreschi di soggetto mitologico del Palazzo Roero-Sanseverino (ora Bruni) e del Palazzo Tana. Probabilmente è suo anche un quadro della Madonna del Suffragio che si trova nella chiesa di San Bernardino, nel quale la Vergine è praticamente la sua solita Immacolata con l’aggiunta delle Anime del Purgatorio.