PERSONAGGI NOVARESI 15. LA FAMIGLIA CACCIA E IL CACCETTA

Via dei Caccia

I Caccia, fin dall’epoca comunale, furono una delle famiglie più importanti di Novara. Tra i suoi membri, oltre a Giovanni Francesco (1540-1625), ricordiamo in particolare il famoso Caccetta, al quale si è ispirato lo scrittore Alessandro Manzoni per il personaggio di Don Rodrigo nel famoso romanzo “I Promessi Sposi”.

Giovanni Francesco, dottore in legge, aveva occupato diverse cariche pubbliche nella Città. Inoltre, con testamento del 30 agosto 1616, aveva stabilito che, nel caso si fosse estinta la sua discendenza maschile, “si aprisse a Pavia (sede di una delle prime Università italiane), in una apposita casa, un Collegio per giovani novaresi” con il seguente ordine di priorità di ammissione al Collegio: anzitutto i giovani della famiglia Caccia, poi quelli delle altre famiglie nobili della Città, se bisognosi, infine “gli altri giovani meritevoli del contado”. Nel 1680 si estinse la sua discendenza diretta e nel 1729 venne acquistata una casa a Pavia, anche se il Collegio, per motivi economici, poté funzionare solo nel 1750.

L’istituzione, con il nome di “Nobile Collegio Caccia”, esiste tuttora e la fondazione eroga alcune borse di studio a studenti novaresi. Alla famiglia Caccia è stata attribuita la denominazione di una via prima del 1863, denominazione confermata dal Consiglio comunale il 29 maggio 1890 (nella foto).

castello di briona

Giovanni Battista Caccia, detto anche il Caccetta (Vaprio d’ Agogna 22 luglio 1571 – Milano 19 settembre 1609), Signore della rocca di Briona e di altri possedimenti, nato appunto nel castello del paese di Vaprio d’Agogna, fu l’ultimo rappresentante ufficiale della sua casata. Dalle cronache locali risulta essere stato un signorotto spietato e autoritario. Si distinse per i suoi progetti ai danni della monarchia spagnola, che a quei tempi dominava le terre del Ducato di Milano. Nel 1597 sposò Antonia Tornielli, nobildonna novarese e pare che la uccise offrendole dolci avvelenati. Il personaggio del Caccetta, nome dovuto alla sua piccola statura, è ricordato come spregiudicato, sanguinario, dai sentimenti filofrancesi. Nel territorio tutti lo temevano e intratteneva rapporti anche con Carlo Emanuele I di Savoia e con il duca di Parma. Si faceva accompagnare da gruppi di delinquenti da lui assoldati, una sorta di “bravi” che svolgevano per lui incarichi di ogni tipo, compresi efferati omicidi. La sua residenza privilegiata era il castello di Briona (nella foto), fortificazione adibita a residenza e base per le sue attività militari e politiche segrete ai danni degli Spagnoli, proponendosi addirittura come condottiero delle truppe francesi. Era un nemico del clero. Fece uccidere il canonico Serafino Conti di Novara, che si opponeva al suo progetto di matrimonio con la nobildonna novarese Margherita Casati, già fidanzata e promessa sposa di Agostino Canobio, figlio di Amico, esponente della classe dei nuovi ricchi, di quelli che salivano mentre i feudatari erano in discesa.

Chiesa di San Giovanni Decollato

Il canonico avrebbe dovuto appunto celebrare il matrimonio tra Margherita e Agostino e aveva dichiarato di essere stato minacciato di morte da Tomaso Crabbia, un uomo del Caccetta e per questo aveva chiesto protezione anche al tribunale. Dopo l’omicidio di Conti i “bravi” del Caccia uccidono anche Ottavio Canobio, zio di Agostino che aveva fatto fuggire in una località segreta Margherita Casati. Per tali crimini fu bandito da Briona e costretto a ritirarsi a Gattinara, dove continuò le sue malefatte. Agostino muore nell’aprile del 1602 forse di morte naturale o forse no, senza essere riuscito a sposare Margherita e di quest’ultima non si avranno più notizie.

Caccetta fu infine catturato, tradito dal duca di Savoia e dal conte di Gattinara, il 4 ottobre 1602 e il suo processo si protrasse per anni in luoghi diversi: Novara, Vercelli, Briona, Milano. I giudici non si soffermarono molto sulle numerose accuse di omicidio, mentre si concentrarono sulla sua propaganda antispagnola. Venne comunque condannato per i molti omicidi dal Capitano di giustizia e giustiziato per decapitazione a Milano, sul corso di Porta Tosa, il 19 settembre 1609. La salma fu poi sepolta nella chiesa di San Giovanni Decollato di Novara (nella foto). Giovanni Battista Caccia fu il primo nobile condannato a morte in epoca spagnola e la sua figura compare nel romanzo storico “La Chimera” di Sebastiano Vassalli. La sua figura però, attraverso i suoi atti processuali, attraversò i secoli e soprattutto fornì ispirazione ad Alessandro Manzoni per delineare il personaggio di Don Rodrigo nel famoso romanzo “I promessi sposi”. Entrambi infatti sono nobili facoltosi di carattere duro e ribelle, insofferenti alla giustizia e attorniati da “bravi” a loro fedeli, che commettono omicidi e ogni sorta di reato, anche nei riguardi del clero ed entrambi infine sono vissuti nel Seicento, periodo di ambientazione de “I promessi sposi”.

osteria del caccetta

Una curiosità: a Briona, dove sorge tuttora il castello che fu del Caccia, è aperta in Piazza Generale Paolo Solaroli 26 l’Osteria del Caccetta (nella foto l’insegna), che ricorda quel personaggio, protagonista negativo negli anni tra il XVI° e il XVII° secolo.

Enzo De Paoli