CHIERI. SORPRESE DI ARTE E STORIA – IL TEOLOGO OLIMPIO TORTA

Il teol. Olimpio Torta è il primo da sinistra della seconda fila

Nella Chieri a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, in campo sia ecclesiastico che civile emerge un personaggio di primo piano inspiegabilmente ignorato dalla memorialistica corrente: parliamo del teologo Olimpio Torta.

Nato nel 1877 e laureatosi in Teologia non ancora sacerdote, fu ordinato sacerdote nel 1899.

Prima viceparroco della parrocchia di San Giorgio, poi rettore della chiesa di San Bernardino, diresse per anni il periodico cattolico “La Scintilla”, fondato e stampato nell’ambito del Seminario Arcivescovile.

Dalle pagine del settimanale cattolico sostenne memorabili polemiche con Nicolò Francone, fondatore e direttore del settimanale anticlericale “L’Arco”. Fu anche consigliere comunale per il Partito Cattolico. Per diversità di vedute con i superiori ecclesiastici circa l’impostazione da dare al settimanale in tema di rapporti fra Stato e Chiesa, nel 1909 dovette lasciarne la direzione.

Nel numero del 5 marzo 1910, i suoi ex colleghi de “La Scintilla” gli resero un importante riconoscimento: “Non possiamo fare a meno di rivolgere un riconoscente pensiero a quel giovane volenteroso il quale, da solo, con mezzi limitati, disinteressatamente, ha saputo per così lungo tempo, attraverso difficoltà non piccole, accumulare una somma di lavoro, per la quale il giornale visse onestamente e decorosamente, e figurò fra i primi fogli periodici di provincia del partito cattolico. Al teologo Torta…  vanno, insieme coi nostri, i pensieri di tutti gli abbonati e lettori vecchi e nuovi… ”.

Nel 1911 emigrò in Argentina: “Diamo il benvenuto – scrisse il giornale L’Italia di Buenos Aires del 23 aprile – al sac. dott. Olimpio Torta, giunto il 17 corrente col piroscafo Regina Elena da Chieri (Torino), ove fu per molti anni direttore del periodico La Scintilla e consigliere comunale di quell’industriosa città e che ora si reca missionario in provincia di Cordoba”.

Nel grande paese sudamericano fu nominato presidente del Comitato “Pro Patria”. Il Regio Governo gli affidò l’incarico di Agente Consolare. Risiedette a Medano de las Casas, a 600 chilometri da Buenos Aires, prendendosi cura, insieme ad un confratello, di una parrocchia di 15.000 abitanti sparsi su un territorio grande come una diocesi italiana, nel quale, per giunta, in quel periodo infuriava un’epidemia di vaiolo nero. L’Arco n. 31 e il n. 32 del 1911 riportava la notizia che “… il rev. nostro concittadino teol. Olimpio Torta è stato chiamato dall’arcivescovo e nunzio apostolico di Buenos Aires al posto di vice-direttore di quel grande giornale cattolico ‘L’Italia’”.

Tornato in Italia nel 1918, a partire dal 1924 succedette a mons. Rubatto come rettore del Santuario dell’Annunziata. Il 16 novembre dello stesso anno il Re gli conferì il titolo di Cavaliere della Corona d’Italia.

Dal 1923 al 1947 ricoprì l’incarico di segretario dell’Orfanotrofio Femminile. Ma contemporaneamente fu promotore del movimento di Azione Cattolica, che sostenne fin dagli inizi; assistente ecclesiastico prima del circolo di Azione Cattolica di San Giorgio e poi degli Uomini e Donne di Azione Cattolica della parrocchia del Duomo.

Scrisse molto. Di lui restano articoli su temi vari, racconti e poesie comparsi sui periodici locali e pubblicazioni di varo genere.

Morì il 23 settembre 1949 presso il Santuario dell’Annunziata. Il Corriere di Chieri e dintorni lo descrive “… di animo buono, di carattere leale e franco, di soda e seria cultura, prodigo di sé e del suo – anche nell’intelligenza – per il bene degli altri, di spirito aperto e battagliero, insofferente di ogni piaggeria e di ogni compromesso”. (Il Corriere di Chieri e dintorni n. 39 del 1949). Un giudizio completamente diverso da quello che si legge in un libro uscito di recente, che definisce l’atteggiamento del can. Torta “altezzoso e tronfio, da perfetto fascista”. (Evidentemente, secondo quel libro, il Teol. Olimpio Torta, essendo di simpatie fasciste, come gran parte dei Chieresi di quegli anni, non poteva che essere altezzoso e tronfio, anche se altre pagine dello stesso libro lo descrivono come persona sensibile e attenta alle necessità del prossimo).

Antonio Mignozzetti