SORPRESE DI ARTE E DI STORIA. I Chieresi e il Fascismo degli albori

Un corteo in Via Vittorio durante il Ventennio
Scorrendo le pagine dei giornali locali dei primi decenni del Novecento, e sapendo come sono andate e stanno andando le cose, sorprendono le simpatie di cui anche a Chieri (come dovunque) godette il Fascismo negli anni 1922-1938, cioè prima delle leggi razziali e della seconda guerra mondiale.
Il 24 marzo 1929, giorno di quelle votazioni nazionali che a livello generale vide (e, considerato il sistema di voto, non poteva essere altrimenti) la vittoria schiacciante del Partito Nazionale Fascista, su 4.158 Chieresi aventi diritto votarono in 2.927. Di questi, 2.810 votarono a favore del Regime. Solo 117 coraggiosi votarono contro. I non votanti si suppone che fossero contrari, ma meno dotati di coraggio.
Nel 1934 i Chieresi in possesso della tessera del Partito Fascista erano 689. Prevalevano gli impiegati (108). Seguivano gli artigiani (97), gli operai (95) e i commercianti (63). Ma in percentuale era molto alto il numero dei professionisti (40), degli industriali (37) e degli insegnanti (10). Fra le figure di spicco comparivano il proprietario e direttore del settimanale “L’Arco” Nicolò Francone, il tipografo Silvio Geuna, Luigi Roccati ecc. Particolarmente inattesa è la presenza fra i fascisti chieresi degli ebrei Donato Umberto Levi fu Zaccaria e Alberto Lattes fu Davide: evidentemente, prima dell’emanazione delle “leggi razziali”, il Fascismo non era inviso nemmeno ai discendenti di Abramo.
Al di là dei numeri, colpisce la partecipazione dei Chieresi alle principali iniziative del regime.
Nel 1925 la “Giornata del Dollaro”, indetta per convincere gli Italiani a sottoscrivere uno o più dollari per contribuire al pagamento del debito di guerra contratto con gli Stati Uniti, a Chieri si raccolse una somma pari all’equivalente di 3.600 dollari.
Stesso discorso vale per il cosiddetto “Prestito del Littorio”, indetto nel 1926, una delle misure escogitate da Mussolini per raggiungere “quota novanta”.
Anche l’iniziativa “oro alla patria” per far fronte alle conseguenze delle sanzioni seguite alla guerra d’Africa ebbe successo: “L’Arco” del 30 novembre informava che “… tutto l’oro e l’argento così raccolti (a tutt’oggi Kg 2 di oro e kg 10 di argento) verranno fusi in lingotti, che saranno offerti al Segretario Federale. Alla fine di dicembre l’oro offerto ammontava a circa 8 kg e l’argento a 38 Kg, e più di 500 furono i quintali di metalli vari.
E quando, il 18 dicembre 1935, fu istituita la “giornata della fede alla Patria” con la donazione collettiva delle fedi nuziali, anche a Chieri molte coppie si misero in fila per depositare in un elmetto collocato su una specie di altare le fedi nuziali: ne furono donale 1.330 (2.054 con quelle del territorio chierese).
Antonio Mignozzetti