PIEMONTE ARTE: CASORATI DESIGNER, IL MITO DI STRADIVARI, LEGER, WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION, CHIHARU SHIOTA…
Coordinamento redazionale di Angelo Mistrangelo
.
PAVAROLO. FELICE CASORATI DESIGNER. PARALLELI. PIERGIORGIO ROBINO STUDIO NUCLEO
a cura dell’Archivio Casorati
saggio critico di Damiano Gullì
Inaugurazione domenica 28 settembre dalle 15,30
Apertura al pubblico dal 28 settembre al 9 novembre 2025
Lo Studio Museo Casorati di Pavarolo riapre la mostra Felice Casorati Designer proponendo un dialogo con il designer ed artista Piergiorgio Robino.
La mostra “Felice Casorati Designer” riapre al pubblico domenica 28 settembre – dopo il successo di pubblico e critica della prima edizione della scorsa primavera – arricchita da un nuovo dialogo tra passato e presente, grazie al contributo dell’artista e designer torinese Piergiorgio Robino, dando vita a un inedito confronto tra due protagonisti delle arti applicate italiane.
Il giorno dell’inaugurazione della mostra, domenica 28 settembre, sarà presentato il progetto “Pavarolo Borgo Felice. Turismo sostenibile tra arte e paesaggio”, che si è aggiudicato il bando Territori in Luce promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e che, oltre alla mostra autunnale, propone iniziative collaterali che arricchiscono la programmazione culturale del territorio.
La nuova mostra è allestita nello Studio Museo Felice Casorati, nella Veranda di Casa Casorati e nella Torre Campanaria di Pavarolo, mettendo in relazione i mobili e i prototipi progettati da Casorati nel Novecento, provenienti dall’Archivio e da collezioni private, con una selezione di opere uniche ed edizioni di Studio Nucleo, che esplorano i confini tra arte e funzione.
Il percorso è accompagnato da un testo critico di Damiano Gullì, curatore per l’arte contemporanea e del Public Program di Triennale Milano, che sottolinea come le ricerche di Casorati possano essere considerate un vero e proprio “proto-design”: forme essenziali e volumi puri che anticiparono la nascita del design italiano. Allo stesso modo, il lavoro di Studio Nucleo – sviluppato fuori dalle logiche del prodotto seriale – ha contribuito dagli anni Duemila a legittimare un design da collezione nei contesti museali e galleristici.
Nello Studio Museo (via del Rubino 9, Pavarolo), il pubblico può ammirare un tappeto steso sotto il tavolo di Felice Casorati, che diventa spazio pittorico a terra, capace di collegare gli arredi con campiture fluide di colore. Una poltrona contemporanea dialoga silenziosamente con un cactus scultoreo del maestro, generando connessioni nuove e inattese tra forme vive e artificiali.
Nella Veranda di Casa Casorati (via Maestra 31, Pavarolo ),trasformata in spazio espositivo dal 2000, il dialogo tra gli arredi originali progettati dall’artista si arricchisce delle nuove opere di Studio Nucleo, realizzate appositamente per la mostra. La serie Assenze, creata con tecnologia 3D, esplora il rapporto tra spazio reale e virtuale, superficie e profondità, trasformando la macchina in strumento espressivo per un nuovo linguaggio estetico.
Nella Torre Campanaria di Pavarolo (via Maestra 2, Pavarolo), trovano posto i lavori più recenti e voluminosi di Studio Nucleo, tra cui il pezzo unico Chaise en l’occurence.
Ogni sede espositiva offre un percorso distinto, invitando a riflettere sull’eclettismo delle arti applicate e sulle connessioni tra epoche diverse e il misurarsi con luoghi storici e carichi di echi novecenteschi. Nei diversi ambienti, Robino non invade ma innesta. Sono gesti misurati che rendono manifesto un parallelo affascinante: quello che lega il design degli anni Trenta alla ricerca contemporanea, restituendo a Pavarolo una mostra che intreccia storia, memoria e nuove visioni.
In occasione dell’inaugurazione, domenica 28 settembre, alle 17, è prevista, in site specific, la performance multidisciplinare della compagnia YoY Performing Art, FIORI ASSENTI, di e con Emma Zani e Roberto Doveri, con musiche originali di Timoteo Carbone: un progetto che intreccia danza, musica e arte visiva alla ricerca di contaminazioni e nuove forme espressive.
La mostra è promossa dal Comune di Pavarolo. Curata dall’Archivio Casorati. Coordinamento organizzativo, a cura di PlugIn e Francesca Solero
La mostra resterà aperta tutte le domeniche dalle 15 alle 18, a ingresso libero.
(Inaugurazione domenica 28 settembre, dalle 15,30, a ingresso libero).
Negli altri giorni su appuntamento per un minimo di 10 persone, prenotazione alla mail: turismo@comune.pavarolo.to.it
Info: www.pavarolo.casorati.net | www.comune.pavarolo.to.it | FB e IG studio museo Felice Casorati.
TORINO. PALAZZO MADAMA. Il conte Cozio e il mito di Stradivari. Capolavori in Piemonte tra ‘700 e ‘800
A cura di Giovanni Accornero e Duane Rosengard
Palazzo Madama
Corte Medievale
Piazza Castello – Torino
19 settembre – 23 novembre 2025
Ricercare, interpretare ed esporre il patrimonio culturale, materiale e immateriale, con la partecipazione della comunità è uno dei ruoli essenziali di un Museo. E più che mai di un Museo Civico. Su queste basi Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dedica una grande mostra a una straordinaria, ma ancora poco conosciuta, storia di eccellenza piemontese.
In occasione della celebrazione dei 270 anni dalla nascita del conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, gli spazi della Corte Medievale ospitano una mostra organizzata insieme all’Associazione Il Salabue e curata da Giovanni Accornero e Duane Rosengard, che intende promuovere e divulgare al grande pubblico la figura di questo singolarissimo protagonista piemontese, nato a Casale Monferrato il 14 marzo 1755.
Il Conte Cozio fu il più importante tra i collezionisti e gli appassionati di strumenti ad arco del passato, affermandosi in seguito come il primo studioso capace di comprendere il valore della liuteria classica italiana – in particolare quella cremonese – e l’importanza dei segreti del “saper fare con le mani”, un patrimonio che già all’epoca stava gradualmente scomparendo. A differenza di altri collezionisti del tempo, mossi da principi puramente estetici, Cozio si distinse per un approccio consapevole e sistematico, ispirato da criteri di ricerca storica e scientifica. Il conte non si limitò, infatti, a raccogliere strumenti pregiati: egli ne indagò la provenienza, ne studiò le caratteristiche costruttive, confrontò le scuole liutarie, annotò osservazioni sulle tecniche degli autori, contribuendo alla definizione di un sapere che anticipa, in qualche modo, l’approccio organologico moderno.
La mostra si sviluppa attraverso l’affascinante, avventurosa e per certi versi incredibilmente “moderna” biografia del nobile e lungimirante collezionista, attraverso la selezione di 20 strumenti ad arco, tra violini e viole di eccezionale rilevanza storica, di cui 12 appartenuti al conte Cozio e molti dei quali esposti per la prima volta al pubblico.
Gli strumenti provengono, per la maggior parte, da collezioni e istituzioni private, quindi difficilmente accessibili al pubblico, affiancati da altri strumenti, non solo ad arco, che arricchiscono il corpus principale delle opere esposte, offrendo al visitatore una prospettiva più ampia sul contesto storico, culturale e musicale dell’epoca.
La mostra
Per la prima volta nella storia giungono a Torino due importanti violini appartenuti ai virtuosi del Teatro Regio: il violino Antonio Stradivari costruito a Cremona nel 1718 (che Cozio descrisse nei suoi carteggi) appartenuto a Giovanni Battista Viotti e il violino Giuseppe Guarneri “del Gesù”, realizzato a Cremona nel 1736, appartenuto a Gaetano Pugnani. Entrambi sono presentati con le rispettive custodie originali e accompagnati dai ritratti dei due celebri violinisti. Tra questi spicca lo straordinario ritratto di Viotti eseguito dalla nota ritrattista francese Élisabeth Vigée Le Brun, considerato disperso nei primi anni del Novecento e recentemente riapparso sul mercato antiquario, per questa ragione esposto per la prima volta al pubblico.
La sezione più significativa della mostra è dedicata all’esposizione di dodici strumenti appartenuti al conte Cozio: sei violini e due viole di Guadagnini realizzati tra il 1773 e il 1776, il violino “Ames” di Antonio Stradivari (1734) e il celebre “Salabue” del figlio Francesco (1742), un violino di Nicolò Amati (1668) appartenuto a Carlo Francesco Cozio, padre del conte, e da lui ereditato, e infine il magnifico violino di Carlo Bergonzi, noto oggi come “Cozio-Tarisio”, realizzato a Cremona nel 1733, lo strumento preferito dal conte tra i cinque esemplari di Bergonzi in suo possesso.
Completano l’esposizione due violini dei fratelli Celoniato (Giovanni Francesco e Giovanni Giuseppe), quattro violini di Chiaffredo Cappa, una viola di Giacomo Rivolta, tre mandolini e una chitarra realizzati dai figli di Guadagnini: Giuseppe, Carlo e Andrea.
Il percorso espositivo è arricchito da un’installazione 3D interattiva intitolata “La forma del suono”, che consente ai visitatori di esplorare in dettaglio ogni componente del celebre violino “Salabue-Berta”, costruito da Giovanni Battista Guadagnini a Torino nel 1774 e presente in mostra. Grazie alle annotazioni organologiche redatte dallo stesso Cozio, sarà possibile entrare nel cuore della liuteria storica e comprendere a fondo le caratteristiche tecniche di questo iconico strumento.
In mostra anche oggetti e attrezzi provenienti dal “Fondo Stradivariano” e documenti originali d’archivio provenienti dal “Carteggio Cozio” che approfondiranno aspetti poco noti della figura del nobiluomo piemontese e dell’ambiente musicale in cui visse e sviluppò la sua passione per gli strumenti ad arco.
Bernardo Morera, Ritratto del Conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, 1831. Ph. Studio Gonella
Il Conte Cozio di Salabue
L’attività di Cozio rappresenta uno dei primi casi in cui il collezionismo abbia assunto un’elevata dimensione culturale, fondata su criteri di selezione e conservazione, coerenti con una visione storicamente informata e scientificamente orientata. La sua passione, coinvolgente e intensa, fu vissuta e sviluppata in parallelo ad un’attività frenetica di commercio di strumenti ad arco, legata inscindibilmente ad una fitta rete di relazioni con mercanti, musicisti, studiosi e liutai dell’epoca, tra questi ultimi, principalmente, Giovanni Battista Guadagnini di cui Cozio fu il mecenate. Per avere una chiara dimensione della statura e dell’importanza di questo personaggio, è emblematico il fatto che nella sua collezione, tra i numerosi violini di Antonio Stradivari, fosse presente il celebre e leggendario “Messia”. Realizzato a Cremona nel 1716, questo straordinario strumento, oggi custodito presso l’Ashmolean Museum di Oxford, è tuttora considerato uno dei capolavori più celebri e meglio conservati del grande Maestro cremonese.
Sotto il profilo organologico, Cozio si rivelò un autentico visionario per l’epoca. Nel 1775, a soli vent’anni, acquistò da Paolo Stradivari, figlio di Antonio, l’intero fondo della bottega: un patrimonio di inestimabile valore che comprendeva le forme, gli attrezzi, i cartoni e i disegni preparatori utilizzati da Stradivari per costruire i suoi strumenti. Questo prezioso patrimonio di informazioni, si rivelò indispensabile per i suoi studi, contribuendo a preservare una parte fondamentale della memoria storica della tradizione liutaria cremonese. Grazie alla lungimiranza del conte Cozio questo patrimonio è oggi custodito presso il Museo del Violino di Cremona.
SEDE ESPOSITIVA E DATE Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica – piazza Castello, Torino
Dal 19 settembre al 23 novembre 2025
ORARI: lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
REGGIA DI VENARIA. FERNAND LEGER

WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION 2025
Accademia Albertina delle Belle Arti Torino, via Accademia Albertina 6
19 settembre 2025 – 8 dicembre 2025
World Press Photo Exhibition 2025, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, torna a Torino: le 144 immagini che la compongono saranno esposte nell’ipogeo della Rotonda del Talucchi, all’Accademia Albertina delle Belle Arti, in via Accademia Albertina 6, da venerdì 19 settembre a lunedì 8 dicembre.
L’esposizione presenta i lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica vincitori della 68ª edizione del concorso, firmati per le maggiori testate internazionali, come New York Times, Washington Post, Der Spiegel, Time, le agenzie France Presse, Associated Presse, Reuters, Tass: immagini che offrono una panoramica sul presente e rappresentano un’opportunità per un viaggio critico nell’attualità, affrontando questioni come conflitti, disordini politici, crisi climatica, viaggi dei migranti.
Le 144 immagini sono state selezionate tra le 59.320 scattate da 3778 fotografi provenienti da 141 paesi.
A Torino l’esposizione torna per il nono anno consecutivo ed è organizzata da Cime, Ambassador Italia della World Press Photo Foundation di Amsterdam.
L’apertura al pubblico è prevista per venerdì 19 settembre alle 16. Anche quest’anno, la mostra, che gode del patrocinio della Città di Torino, sarà accompagnata da conferenze dedicate alla fotografia e ai grandi temi dell’attualità.
L’edizione 2025
World Press Photo Contest 2025 ha coinvolto sei giurie regionali e una giuria globale, che è stata presieduta dall’italiana Lucy Conticello, direttrice della fotografia per M, il magazine di Le Monde. Il processo di selezione ha richiesto due mesi di intenso lavoro, tra gennaio e febbraio 2025.
Il concorso è stato suddiviso in sei aree geografiche: Africa, Asia Pacifica e Oceania, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Asia Occidentale, Centrale e Meridionale. Questo approccio regionale ha permesso di ottenere una visione e un racconto globale di ciò che accade sul nostro Pianeta. Una volta selezionati i vincitori per ogni area, si è proceduto alla scelta dei vincitori assoluti.
Quattro, invece, sono state le categorie in cui è stato suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format, dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi.
«Il World Press Photo Contest rappresenta un importante riconoscimento per professionisti che lavorano in condizioni difficili ed è anche un riassunto, per quanto incompleto, dei principali avvenimenti internazionali. Come giurati, siamo andati in cerca di immagini che possano favorire il dialogo» afferma Lucy Conticello, presidente della giuria mondiale.
I fotografi selezionati nel 2025 sono originari di Bangladesh, Bielorussia, Brasile, Colombia, Corea del Sud, Germania, Spagna, Stati Uniti, Francia, Haiti, Indonesia, Iran, Iran/Canada, Italia, Myanmar, Nigeria, Palestina, Olanda, Perù/Messico, Filippine, Portogallo, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Germania, Salvador, Sudan, Thailandia, Turchia, Regno Unito e Venezuela.
I vincitori
A vincere il titolo di World Press Photo of the Year 2025 è stata la palestinese Samar Abu Elouf con un’immagine che ritrae Mahmoud Ajjour, 9 anni, un bambino mutilato da un attacco israeliano sulla Striscia di Gaza, nel marzo 2024. Questa immagine è stata pubblicata sul New York Times.
Durante la fuga, Mahmoud si è voltato per esortare la famiglia a fare presto. Un’esplosione ha intercettato le braccia tese e le ha distrutte. Dopo le cure mediche, la famiglia è stata evacuata in Qatar, dove il bambino sta imparando a scrivere con i piedi. La fotografa Samar Abu Elouf è stata, invece, evacuata da Gaza nel dicembre 2023 e vive ora a Doha, nello stesso complesso di appartamenti di Mahmoud.
Due sono finalisti per la Foto dell’Anno del World Press Photo: richiamano l’attenzione su altre due questioni di grande attualità, l’immigrazione e il cambiamento climatico. Lo statunitense John Moore ha vinto con “Attraversamento notturno” che testimonia il fenomeno dell’immigrazione cinese clandestina negli Stati Uniti con un’immagine di alcuni migranti che cercano di scaldarsi sotto la pioggia, dopo avere attraversato il confine del Messico. È stata scattata in California il 7 marzo 2024 per Getty Images. Il peruviano-messicano Masuk Nolte si è classificato finalista con “Siccità in Amazzonia”, realizzata per Panos Piciture, Bertha Foundation. Rappresenta un giovane costretto a percorrere a piedi due chilometri sul letto del fiume in secca per portare cibo a sua madre che vive in un villaggio un tempo accessibile in barca. È stata scattata il 5 ottobre 2024.
Tra i temi trattati anche l’attentato a Donald Trump, la campagna elettorale in Venezuela, la violenza delle gang a Haiti, le proteste anti governative in Kenya, Georgia e Bangladesh.
Tra i progetti a lungo termine premiati c’è quello dell’unica fotografa italiana selezionata, Cinzia Canneri, che ha seguito le vite di alcune donne in fuga dal regime repressivo in Eritrea e dal conflitto in Etiopia. La bielorussa Tatsiana Chypsanava, invece, ha raccontato come una comunità maori difende la sua identità culturale in Nuova Zelanda, mentre Aliona Kardash è tornata nel suo paese d’origine, la Russia, per capire come la repressione e la propaganda abbiano trasformato le persone che sono rimaste. In America Centrale, Carlos Barrera ha documentato la violenza del governo di Nayib Bukele in Salvador, mentre Federico Ríos ha attraversato la regione selvaggia tra Panama e Colombia insieme ai migranti che rischiano la vita per arrivare negli Stati Uniti. Ancora, Ebrahim Alipoor è arrivato sulle montagne impervie del Kurdistan iraniano per conoscere le storie dei kolbar, i corrieri che trasportano illegalmente merci tra Iraq, Turchia e Iran.
Cos’è World Press Photo
Tutto ebbe inizio nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi decise di organizzare il primo concorso internazionale World Press Photo. Da quell’iniziativa pionieristica, il concorso è cresciuto fino a diventare il più prestigioso a livello mondiale nel campo del fotogiornalismo e la mostra più visitata in assoluto. La World Press Photo Exhibition non è solo un concorso fotografico, ma una celebrazione delle storie che queste immagini riescono a raccontare, superando confini culturali e linguistici. Ogni anno, la mostra offre uno spaccato unico della storia contemporanea, permettendoci di riflettere sugli eventi e i temi cruciali del nostro tempo.
La World Press Photo Foundation è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro, con sede ad Amsterdam, che si dedica a sostenere il fotogiornalismo e la fotografia documentaristica di alta qualità. L’obiettivo della fondazione è promuovere un’informazione visiva libera e accessibile, capace di offrire una comprensione più profonda del mondo contemporaneo attraverso lo sguardo dei migliori fotografi al mondo.
Quest’anno, la mostra toccherà le 60 principali città di tutti i continenti. Si stima che oltre tre milioni di persone visiteranno l’esposizione a livello globale, rendendola un evento di portata eccezionale e un’occasione imperdibile per chiunque voglia comprendere meglio le dinamiche del mondo attuale attraverso la forza evocativa delle immagini.
Attraverso il suo impegno costante, la World Press Photo continua a illuminare le storie più urgenti del nostro tempo, garantendo che le voci di chi documenta la realtà, spesso in condizioni pericolose e difficili, possano raggiungere un pubblico globale e fare la differenza.
La mostra aprirà al pubblico venerdì 19 settembre alle ore 16.
ORARI: Da lunedì a venerdì: 10-20. Sabato e domenica: 10- 21. La biglietteria chiude 30 minuti prima.
TORINO. ARCHIVIO STORICO. MOSTRA “IL TRECENTO A TORINO NELL’ARCHIVIO DELLA CITTA'”

MAO Museo d’Arte Orientale. Chiharu Shiota. The Soul Trembles. Dal 22 ottobre
a cura di Mami Kataoka e Davide Quadrio
con Anna Musini e Francesca Filisetti, assistenti curatrici
Mostra organizzata dal MAO Museo d’Arte Orientale in collaborazione con il Mori Art Museum di Tokyo
Il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino presenta la mostra Chiharu Shiota: The Soul Trembles, a cura di Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum, che ne ha concepito il progetto originale, e Davide Quadrio, direttore del MAO, con l’assistenza curatoriale di Anna Musini e Francesca Filisetti.
La grande mostra monografica dedicata all’artista giapponese arriva al MAO in anteprima nazionale – e per la prima volta in assoluto in un museo di arte asiatica – dopo essere stata ospitata in prestigiose istituzioni internazionali, tra cui il Grand Palais di Parigi, il Busan Museum of Art, il Long Museum West Bund di Shanghai, la Queensland Art Gallery di Brisbane e lo Shenzhen Art Museum.
Si tratta di un progetto ampio e articolato, di grande potenza espressiva, che ripercorre l’intera produzione di Shiota attraverso disegni, fotografie, sculture, e alcune delle sue più celebri installazioni ambientali e monumentali.
Spesso ispirate da esperienze personali, le opere di Chiharu Shiota esplorano l’intangibile – ricordi, emozioni, immagini e visioni oniriche, offrendo spazi di silenzio e contemplazione – e pongono interrogativi su concetti universali ed esistenziali quali l’identità, la relazione con l’altro, la vita e la morte; valicando i confini temporali e spaziali, i suoi lavori coinvolgono la parte più intima e vulnerabile dell’essere umano.
Le sue installazioni più celebri, composte da fili rossi o neri intrecciati a creare strutture imponenti, avvolgono gli spazi in cui sono collocate, trasformandone i volumi e guidando lo spettatore in un’esperienza immersiva in cui la fascinazione si alterna all’inquietudine, il movimento alla stasi.
Il progetto espositivo è concepito come un’unica grande installazione che si espande negli spazi del MAO, dall’area delle mostre temporanee fino alle gallerie delle collezioni permanenti, ponendosi in un dialogo diretto con le opere del Museo. Oltre a una serie di disegni, sculture, fotografie e installazioni, l’esposizione prevede interventi site-specific e nuove opere realizzate appositamente dall’artista per l’occasione.
Tra le opere in mostra alcune delle più iconiche installazioni di Shiota: Where Are We Going? (2017-2019), in cui il motivo della barca, ricorrente in diverse opere, evoca visioni di vite e futuri incerti; Uncertain Journey (2016), costituita da scheletri di imbarcazioni disposti in uno spazio avvolto da fili rosso vivo, a suggerire i molti incontri che potrebbero manifestarsi alla fine di ogni viaggio; In Silence (2008), in cui un pianoforte bruciato e diverse sedute per un fantomatico pubblico, immerse in un reticolo di fili neri, raccontano il silenzio che segue alla distruzione; Reflection of Space and Time (2018), che utilizza un abito e la sua immagine specchiata per riflettere sulla presenza nell’assenza; o ancora Inside – Outside (2009), opera incentrata sul concetto di separazione fra interno ed esterno, privato e pubblico, Est e Ovest; infine la monumentale Accumulation – Searching for the Destination (2021), composta da centinaia di valigie oscillanti, simbolo di ricordo, spostamenti, migrazioni e archetipo del viaggio compiuto da ciascuno di noi.
Come sempre accade nei progetti espositivi del MAO, anche la mostra Chiharu Shiota: The Soul Trembles è concepita come un organismo vivo e, per tutta la sua durata, presenta al pubblico un ricco public programme musicale e performativo, che include anche proiezioni, incontri e conferenze.
Lungo il corso della mostra sarà inoltre attivato un programma di attività educative e laboratori per le scuole, le famiglie e per i visitatori di tutte le età, dai più piccoli fino al pubblico adulto.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con testi a cura di Kataoka Mami e Davide Quadrio che include contributi di esperti internazionali di approfondimenti sul lavoro dell’artista e un ricco apparato iconografico.
ROCCATRE. Linee d’invenzione. LUCIO FONTANA | FAUSTO MELOTTI
Testo critico di Francesco Poli
Intervento in galleria di Roberto Galimberti il 25 settembre ore 18
DURATA 18 settembre – 12 ottobre 2025
In occasione di TAG Ouverture e di Exhibi.TO
SEDE Galleria Roccatre – Via della Rocca, 3b – 10123 Torino
CONTATTI Tel. +39 011 836765 roccatre@gmail.com www.galleriaroccatre.com
ORARI martedì-sabato 10.30-12.45 15.30-19.30
La galleria Roccatre propone una mostra che mette in relazione il lavoro di due grandi artistidi fama nazionale e internazionale, Lucio Fontana e Fausto Melotti. Legati da un rapporto di grande amicizia e stima reciproca, seppur con una differente visione dell’arte,l’esposizione vedrà confrontarsi una straordinaria selezione di opere molto significativa del lavoro dei due maestri; da una parte Lucio Fontana, fondatore del movimento spazialista e celebre per la sua innovativa esplorazione dello spazio, le cui opere su carta offrono una visione innovativa del suo percorso creativo spaziando dalle celebri perforazioni alle sperimentazioni più intime e delicate, dall’altra Fausto Melotti, noto per creare una raffinata musicalità tra disegno e scultura.
COLLABORAZIONE CULTURALE TRA COMUNE DI TORRE PELLICE E FONDAZIONE AMENDOLA: INAUGURATA LA MOSTRA “A DISTANZA RAVVICINATA”
“A distanza ravvicinata. Dialogo tra le collezioni d’arte del Comune di Torre Pellice e della Fondazione Amendola” è il titolo della mostra che è stata inaugurata giovedì 18 settembre nelle sale espositive della Fondazione Amendola, in via Tollegno 52 a Torino. L’esposizione, curata da Luca Motto, sarà esposta fino a sabato 11 novembre, con ingresso gratuito.
La mostra, oltre a mettere in dialogo una selezione di due collezioni d’arte del secondo Novecento di noti artisti piemontesi, è un progetto condiviso tra due realtà che hanno sancito un patto di collaborazione pluriennale: il Comune di Torre Pellice, sempre impegnato nella promozione di eventi culturali, e la Fondazione Amendola, protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nell’organizzazione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere Barriera di Milano.
In esposizione, le opere di artisti “storicizzati” come Carlo Levi, Filippo Scroppo, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Sergio Saroni, Michelangelo Pistoletto, Piero Ruggeri, Francesco Casorati, Francesco Tabusso e Mario Merz, ma anche giovani artisti recentemente inseriti nella collezione del Comune di Torre Pellice, come Eric Pasino, Chantal Garolini, Masoudeh Miri – artista iraniana vincitrice nel 2021 del Premio del Disegno di Torre Pellice – e Marco Baudinelli, autore di alcune opere su carta sul tema delle migrazione.
«Dopo la mostra su Pinot Gallizio – commenta Luca Motto – proposta nella scorsa stagione espositiva a Torino, con l’esposizione “A distanza ravvicinata” Comune di Torre Pellice e Fondazione Amendola rinforzano la loro pluriennale collaborazione culturale, basata su progetti condivisi sul territorio, sulla tutela delle proprie collezioni d’arte e sulla loro promozione per farle conoscere al pubblico come bene comune. Un patrimonio in gran parte di un periodo storico passato, ma che attraverso il dialogo intergenerazionale con giovani artisti e artiste si rinnova e rivitalizza nel presente e ha ancora molto da trasmettere alle nuove generazioni multiculturali».
La collaborazione, inserita in una ricca rete di partenariati culturali pubblici e privati, contemplerà nel corso del 2026 anche mostre di diverse discipline – fotografia, grafica e design – con un’attenzione particolare per le nuove generazioni di artisti internazionale radicati sul territorio torinese e piemontese.
GESTIONE DEL POLO CULTURALE LEVI-SCROPPO DI TORRE PELLICE
È partita da martedì 1° luglio la gestione del Polo culturale Levi-Scroppo di Torre Pellice, che comprende la biblioteca civica, la galleria d’arte contemporanea, la biblioteca delle resistenze e il museo della stampa clandestina, da parte della Fondazione Amendola. “Si tratta di una convenzione di co-progettazione del Polo, ciò significa che il Comune manterrà la cabina di regia dell’indirizzo culturale e le iniziative verranno progettate assieme” specifica la sindaca di Torre Pellice Maurizia Allisio.
La prima novità della nuova gestione riguarda il personale che lavorerà in biblioteca e in galleria selezionato dalla Cooperativa sociale Solidarietà e lavoro, partner della Fondazione Amendola.
Obiettivi della collaborazione, come da convenzione:
- consolidare e potenziare le attività del Polo Culturale attraverso una gestione sinergica delle due strutture cardine – biblioteca e galleria – offrendo servizi culturali continuativi, partecipati e di qualità;
- promuovere un welfare culturale orientato al benessere della comunità, con progetti destinati a tutte le fasce d’età e categorie sociali;
- rafforzare le reti territoriali già attivate e svilupparne di nuove, valorizzando la coprogettazione con scuole, associazioni e istituzioni culturali;
- attrarre pubblico esterno contribuendo allo sviluppo turistico e culturale del Comune di Torre Pellice.
Tra i prossimi eventi in programma, due mostre che verranno ospitate – tra novembre 2025 e maggio 2026 – prima presso la Fondazione Amendola e poi a Torre Pellice: “Carlo Levi a Torino. Tra pittura ed editoria” e “Speranze e Fermenti – Arte a Torino nel dopoguerra”.
ARCHIVIO GRIBAUDO. L E T T E R I N G (Dear Patrizia – Dear Ezio)
Una storia d’archivio basata su Patrizia Vicinelli e Ezio Gribaudo
evolve dal
24.09.2025 – 27.10.2025
Public program 15.10.2025
A cura di Lisa Andreani e Lilou Vidal
L E T T E R I N G è una mostra finzionale e un progetto di ricerca che indaga le potenzialità e le modalità dell’atto di conversare, intendendo questo gesto come intimo, come atto di costruzione di una comunità, come segno d’amore o di amicizia.
Nel contesto dell’archivio, verrà presentata una selezione eterogenea di materiali – documenti, lettere, appunti, poesie, fotografie, film, tracce audio – legati alle figure di Patrizia Vicinelli ed Ezio Gribaudo, immaginando un intreccio dialogico tra i due.
Il titolo del progetto gioca deliberatamente sull’idea di tipografia, di lettera (intesa come simbolo dell’alfabeto, in riferimento alla ricerca sulla poesia concreta di entrambi) e di lettera come missiva, strumento di comunicazione epistolare.
Concepito come una corrispondenza immaginaria e come una potenziale alleanza culminata in un incontro mai avvenuto, L E T T E R I N G mette in dialogo la pratica sotterranea di Vicinelli con l’approccio sperimentale di Gribaudo, esplorando i loro archivi e le loro opere degli anni Sessanta e Settanta in un continuo paragone.
Il progetto fa parte di INSERTO, il programma curato dall’Archivio Gribaudo che esplora il dialogo discorsivo e visivo tra l’eredità di Ezio Gribaudo e artisti, scrittori, poeti, editori e grafici contemporanei.
Archivio Gribaudo
Via Biamonti, 15/B – 10131 Torino
Su prenotazione (posti sono limitati)
RSVP: archivio@ eziogribaudo.com
+39 011 819 32 51
archivio@eziogribaudo.com
Museo MIIT Museo Internazionale Italia Arte.
“IMAGINATION OF MASTERS” MOSTRA COLLETTIVA – “CHRISTY MITTERHUBER” MOSTRA PERSONALE – “MICHAEL DURST” MOSTRA PERSONALE
MUSEO MIIT – TORINO, CORSO CAIROLI 4
INAUGURAZIONE: Sabato 27 settembre dalle ore 18.00
Dal 27 settembre al 15 ottobre 2025. Inaugurazione Sabato 27 settembre, dalle ore 18.00
Orario: da martedì a sabato 15.30-19.30. Su appuntamento per visite guidate, gruppi, scolaresche
Info: 011.8129776 – 334.3135903 – www.museomiit.it
Il Museo MIIT, Museo Internazionale Italia Arte di Torino ospita, in uno dei suoi due spazi, dal 27 settembre al 15 ottobre la mostra collettiva di artisti internazionali ‘Imagination of Masters’ e le mostre personali “Christy Mitterhuber” e “Michael Durst: Love’s Magic” a cura di Christy Mitterhuber e Guido Folco.
‘IMAGINATION OF MASTERS’. Group exhibition
L’esposizione collettiva presenta i lavori di 24 artisti internazionali provenienti da vari Paesi del mondo in un fantastico percorso alla scoperta di stili, generi, espressioni che vanno dalla pittura figurativa all’astratto e all’informale, dando modo ai visitatori di scoprire le nuove tendenze dell’arte contemporanea. In un mondo globalizzato l’arte mantiene comunque le proprie peculiarità e la propria identità e risulta molto interessante immergersi nelle culture e nelle tradizioni artistiche di paesi vicini all’Italia, ma comunque differenti per vocazione artistica. Tra gli artisti presenti in mostra segnaliamo Aline Pouget, Ana Pinho Vargas, Angelė Šimoliūnienė, Castro Cardoso Sidelma, Christy Mitterhuber, Clare Schouten, Esther Luthi, Hala Kusiak | Janni Nyby, Julia Fernández Rebollo, Latana-Latanastudio, Lidija Commeça, Marcelle Mansour, Maria Pavlovska, Michael Durst, Patricia Steinmann-Britt, Peter Kadrmas, Raisa Ambros, Romaine Kuonen, Rosita Larsson, Sabrina Puppin, Svetlana Cheremukhina-Girard, Tarkowska Grażyna, Tatiana Lobatch.
‘MICHAEL DURST. LOVE’S MAGIC’. Solo exhibition
La mostra personale di Michael Durst, intitolata ‘Love’s Magic’, ci presenta invece una selezione delle ultime opere del maestro. Sono tele dai colori sgargianti, dai profondi giochi di luci ed ombre, molto contrastate, estremamente barocche nella loro visionaria potenza espressiva. Un’arte quindi complessa e completa, matura e consapevole della forza dirompente della pittura, resa con uno stile personalissimo dal maestro e con un’attenta lettura dell’anima dell’uomo e dell’artista. L’amore diventa espressione di universalità, chiave di volta dinamica per muovere il mondo, sintesi ed essenza della vita e, in un mondo martoriato come quello attuale, il messaggio di Durst è potente e deflagrante: solo l’amore può far vincere l’Uomo. La società e l’Essere sono visti dal maestro come nucleo dell’esistenza, l’amore incarna la purezza e la perfezione del nostro destino e ogni dipinto rappresenta un percorso dell’anima, un viaggio nella mente e nel cuore dell’artista.
Ci si può immergere quindi in un mondo dove l’amore trascende il tempo, lo spazio e la forma. La mostra personale del Dr. Michael Durst, “La Magia dell’Amore”, rivela un’esplorazione profonda delle molteplici sfaccettature dell’amore, mettendo in scena momenti delicati che celebrano la sua essenza emotiva e spirituale. Dalle connessioni intime ai legami universali, questa collezione invita il pubblico a vivere l’amore nella sua forma più pura e trascendente. Tra le opere in esposizione ci sono l’evocativo “L’Abbraccio”, il giocoso ma appassionato “Il Bacio Rubato” e l’ispirante “Compassione Divina”, che innalzano l’anima verso regni superiori. La gioia della collettività viene splendidamente catturata in un vivace “Caffè a Roma”, mentre la connessione mistica tra “Anime Gemelle” incanta chiunque la osservi. Opere come “Amanti Predestinati” e “Amanti Perduti che si Ritrovano” ritraggono la passione, l’innocenza e la resilienza dello spirito eterno dell’amore. Un elemento distintivo dell’arte del Dr. Durst, l’“Impressionismo Frattale”, pervade ogni quadro con dettagli intricati e dimensioni spirituali. I frattali, simbolo di complessità infinita e interconnessione, danno vita alle opere, immergendo lo spettatore in un’esperienza eterea che riflette la profondità e il mistero dell’amore stesso. “La Magia dell’Amore” non è solo una mostra, è un viaggio di riflessione, connessione e meraviglia, che invita gli amanti dell’arte a celebrare il potere universale dell’amore attraverso l’unico e straordinario linguaggio artistico del Dr. Michael Durst.
‘CHRISTY MITTERHUBER’ Solo exhibition
La personale di Christy Mitterhuber, artista indipendente e, in questa circostanza al Museo MIIT anche curatrice della mostra collettiva, presenta invece opere dal sapore informale, in cui il segno, il gesto, il colore, la luce si fondono in un movimento armonico e musicale dal forte impatto cromatico ed emozionale. L’artista prende spunto dalla realtà, da una sensazione, da un luogo, da un’idea, da una nota e la trasforma in pura sensazione e colore. Rapidità, dinamismo, interconnessione diventano elementi fondamentali della sua pittura e della sua arte, che si esprime soprattutto in serie di lavori, dedicati a varie tematiche ed emozioni personali. In mostra opere quali ‘The Day the Bird got trapped’, ‘Andalusian Rainbow Stones V’, ‘Coral & Sea World’ e molti altri che ci raccontano l’energia di un’artista matura e vibrante, attenta alle piccole cose della vita come ai grandi ideali dell’Uomo. L’arte di Mitterhuber diventa strumento di conoscenza interiore, indagine della passione e dell’anima dell’artista che fonde energia e pensiero, istinto e ragione nelle sue composizioni sempre equilibrate, forti, incisive. Tutto si fonde nell’arte di Christy Mitterhuber, la materia del colore, la luce, il segno pittorico deciso e profondo, rispecchiando l’identità del vero, immaginato e osservato però con lo sguardo della creatività e della percezione emotiva. Una mostra che ci svela la bellezza e la poesia del mondo, filtrate dalla sensibilità e dalla professionalità pittorica e artistica di una grande interprete del contemporaneo.
“SERGIO CAVALLERIN. LA DISSEMINAZIONE DEL SEGNO”
INAUGURAZIONE: SABATO 27 SETTEMBRE 2025 dalle ore 18.00
MUSEO MIIT – TORINO, CORSO CAIROLI 4
Dal 27 SETTEMBRE AL 15 OTTOBRE 2025
Orario: da martedì a venerdì 15.30-19.30; su appuntamento per visite guidate, gruppi, scolaresche
Info: 011.8129776 – 334.3135903 – www.museomiit.it
Il Museo MIIT di Torino presenta la personale “Sergio Cavallerin. La disseminazione del segno”, dal 27 settembre al 15 ottobre 2025.
Un evento speciale per il Museo MIIT che ospita un grande interprete della cultura creativa italiana e internazionale. Poliedrico, ironico, vulcanico, il maestro Sergio Cavallerin ha fatto della professionalità, del mestiere, del rigore la sua cifra stilistica primaria, eccellendo in ogni ambito artistico in cui si sia impegnato, dal fumetto alla grafica, dall’illustrazione alla pubblicità, fino alla pittura.
In mostra saranno esposte opere facenti parte della serie ormai famosa dei ‘Polimeri’, lavori pittorici creativi e originalissimi, raffinati e giocosi al contempo, con una importante valenza ideale. Qui l’autore sperimenta effetti ottici in una declinazione dello spazio abitato da reiterate presenze di personaggi dell’immaginario collettivo in cui, all’improvviso, spunta un ‘ospite’ da scoprire. Sembra quasi che l’artista abbia voluto provocare l’osservatore e la sua spesso distratta fruizione dell’opera d’arte coinvolgendolo in un gioco-dialogo e in un percorso visivo e mentale.
DRONERO. Viaggio, Migrazione e Fuga. Venticinque giovani artisti e l’instabilità del mondo
Giada Acerbi, Carla-Sara Alexa, Bianca-Sînziana Alexandru, Bianca Belluzzo, Daniele Costante, Penelope Damiano, Silvana Druetto, Ruxandra Filip, Eleonora Fracchia, Joanna Garcia Marsilio, Daniela Gjyzeli, Natasha Grillo, Agapi Kanellopoulou, Pasquale Landriscina, Lila (Chen Shengjie), Antonio Marotta, Giuseppe Matteo, Clarissa Moretto, Mattia Natale, Sofia Pezzo, Giulia Piacci, Paola Santa, Aleandro Sinatra, Silvia Urbano, Zdravko ZaharievIl progetto “Nuovi Talenti” è ideato daMamo Educational Foundation ETS
Mostra a cura di Ivana Mulatero e Antonio Musiari
Dove: Museo Civico Luigi Mallé, Via Valmala 9, Dronero
Quando: dal 21 settembre 2025 al 2 novembre 2025
Ingresso: Ingresso ogni sabato e domenica dalle ore 15:00 alle ore 19:00. Costo biglietto: 5 euro intero, 3 euro ridotto.Visite infrasettimanali solo su prenotazione per gruppi e scuole: da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.30 scrivendo a museo.malle@comune.dronero.cn.it
CAMERA. MOSTRA ““Lee Miller. Opere, 1930-1955”
A dare il via all’autunno di CAMERA sarà una grande esposizione dedicata a un’autrice straordinaria del Novecento: LEE MILLER.
Seguendo un percorso inedito attraverso 160 immagini, tutte provenienti dai Lee Miller Archives, ci immergeremo nell’intensa attività della grande fotografa americana che ha firmato alcune delle immagini più significative nella storia della fotografia surrealista, oltre a servizi di alta moda e scatti dal sapore enigmatico. Uno sguardo visionario e profondo sul suo tempo, capace di documentare con grande sensibilità anche il dramma della guerra.
La mostra, curata dal direttore artistico di CAMERA Walter Guadagnini, apre al pubblico il primo ottobre, giorno in cui CAMERA compie 10 anni, dando così ufficialmente il via ai festeggiamenti per il decennale di CAMERA.




