CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Il Monte Bianco di Angelo Manolino e dei fratelli Ollier

 

 

Una straordinaria storia di alpinismo di oltre 50 anni fa

di Valerio Maggio

«(…) L’anno scorso ero in ferie in Val Ferret fu lì che conobbi Angelo Manolino. Ci incontrammo più volte lo vidi scrutare con il cannocchiale l’immenso monumentale santuario della natura valdostana alla ricerca di nuovi percorsi da seguire, di nuove vie da tracciare (…). Un giorno con lui vidi i due fratelli Ollier, due guide esperte. Osservarono a lungo il Bianco poi parlarono fitto fitto. Alcuni giorni dopo dai giornali appresi che avevano compiuto una ‘prima’, che avevano aperto una via difficile (…). Anche in quest’ultima impresa Angelo Manolino, come sempre, è salito sulla montagna per smascherarla per individuare il suo volto che, a lungo, ha indagato paziente, tra gli abitanti delle valli alte di cui conosce la storia, i costumi le leggende. Ora (…) in una di queste è già entrato anche lui». (r.c. Cronache Chieresi agosto ’69 n.d.r.) È trascorso oltre mezzo secolo da quella straordinaria performance: riuscire a percorre in soli due giorni, insieme ai fratelli Ollier guide alpine di Courmayeur, la ‘Grande Cresta’ del Monte Bianco. Una ‘prima’ italiana subito iscritta sul registro dei primati perché, sino a quel momento, l’impresa era sempre stata realizzata in tempi doppi.

Quasi altrettanto tempo, però, è trascorso dalla sua scomparsa (1977) quando i ‘suoi’ operai (Angelo, infatti, insieme ai fratelli Pino e Roberto era titolare di un’avviata impresa edile ereditata dal padre Bartolomeo all’interno della quale si era fatto le ossa in qualità di semplice carpentiere e muratore) venuti a conoscenza della triste notizia diranno “ha sempre lavorato duro più di tutti noi”. Era davvero così e sarà così anche quando all’orizzonte comparirà quella svolta, diremmo oggi ecologica e green, che lo proietterà verso un’esperienza tutta da costruire in Val Casotto insieme a nuovi collaboratori che, ben presto, diventeranno suoi amici. Con loro lavorerà instancabilmente e la sua giornata non conoscerà pause. Con il suo fuoristrada percorrerà l’ampia vallata ogni giorno, in tutte le stagioni, a tutte le ore sino a quella maledetta notte quando con la sua ‘campagnola’ (così verrà definita dai giornali locali) precipiterà in una scarpata. I figli Nanni, Massimo e Davide anch’essi amanti della montagna – per Davide la passione diventerà spesso una sfida a se stesso per riuscire a scalare vittoriosamente massicci montuosi sempre più difficili e nello stesso tempo partecipare ad impegnative gare internazionali di mountain bike – scriveranno al momento della scomparsa: «A noi interessa fissare il suo valore umano per poterne avere conforto e stimolo e trasmettere fedelmente la memoria». A cento anni dalla nascita chi se non la sezione del Cai di Chieri – al quale Angelo Manolino era iscritto da sempre sino a diventarne reggente nel corso degli anni -insieme ad altre Istituzioni ha la possibilità di ricordare la sua figura di uomo, di scalatore, di calciatore; sì anche di calciatore dapprima indossando la maglia della Leo poi quella azzurra di un ‘Chieri’ appena rinato dalle sue ceneri.

Nella foto (Archivio Cesare Matta). Fine anni ’60. La saletta di Cronache Chieresi ospita l’incontro tra Angelo Manolino, a destra, la guida alpina Ollier, al centro. A destra di Ollier Pino Manolino fratello di Angelo.