CHIERI. SORPRESE DI ARTE E STORIA – La chiesa e il convento (oggi scomparsi) dei Cappuccini

Torretta con la quale ciò che resta del muro di cinta affaccia su strada Pecetto

Mappa Catastale appartenente alla sig.ra Carla Ciaudano Bona
Non c’è da sorprendersi se il primo tratto della strada che da Chieri conduce a Pecetto si chiama “Viale Cappuccini” anche se a Chieri un convento dei frati Cappuccini non esiste. Perché è vero che oggi non esiste più, ma è esistito, e si trovava proprio su un poggio lungo quel viale, nel punto in cui questo, dopo il rettilineo iniziale, svolta decisamente a destra in direzione di Pecetto.
Di quel convento e della sua chiesa non ne esistono immagini, ma la signora Carla Ciaudano Bona possiede una copia (il cui originale è introvabile) di una mappa catastale del 1747 riguardante la zona che va da porta del Nuovo al convento (fig. 1), dove sono tratteggiati meticolosamente il viale con la doppia fila di alberi, i terreni circostanti, il muro di cinta del convento e al suo interno la pianta del convento stesso e, n linea con il viale, quella della chiesa.
Come tanti altri conventi anche questo nell’agosto del 1802 venne soppresso dal governo napoleonico e insieme ai terreni circostanti venduto al notaio torinese Antonio Gatti, il quale demolì quasi tutto. Oggi su quel poggio sorgono alcune ville signorili. Di antico è rimasto solo il muro di cinta che affaccia su strada Pecetto con una torretta merlata (fig. 2).
L’ordine dei Cappuccini, sorto dal “ceppo” francescano nel 1525, si stabilì a Chieri nel 1580, in località Vibernone, dove i frati officiarono l’antica cappella campestre di Santa Maria della Neve. Per avvicinarsi alla città, a partire dal 1582 si costruirono un convento in quella che era conosciuta come “regione Monticello”. Fra il 1646 e il 1647 i frati, lavorando in prima persona, raddrizzarono e allargarono la strada che dal Ponte Nuovo conduceva al loro convento (l’attuale Viale Cappuccini). Nel 1770 ai due lati della stessa piantarono 120 olmi, trasformandola in un elegante viale. (Degli olmi sarebbe stata fatta strage un secolo e mezzo dopo).
Per la loro vita austera i Cappuccini erano molto stimati dalla gente. Per vivere mendicavano, ma al tempo stesso si interessavano dei bisogni dei poveri. Fu il loro padre guardiano che il 9 luglio 1596 propose al Consiglio Comunale la creazione di un monte di pietà a loro vantaggio: il Comune si attivò, ma non sappiamo con quale risultato. Oltre alla stima, i Cappuccini si guadagnarono la riconoscenza dei Chieresi per l’abnegazione e lo sprezzo del pericolo con i quali soccorsero i malati durante la peste del 1630.
La chiesa del convento, dedicata a San Maurizio, era abbastanza ampia. Aveva cinque altari. Su quello maggiore campeggiava una pala, raffigurante la Beata Vergine in gloria dipinta nel 1739 dal valsesiano Michele Antonio Milocco. Quadri di pregio ornavano anche i quattro altari laterali. Lungo l’unica navata, tombe di famiglie patrizie, come i Bruno di Cussanio, i Benso, i Villa, i Pallavicino di Viale e i Tirelli. Dietro l’altar maggiore c’era il coro, con il pavimento in legno e quaranta stalli di noce dai dossali intarsiati. In mezzo al coro era collocata una statua di legno dorato della Beata Vergine che, come si legge sul piedistallo, era stata donata alla chiesa l’8 settembre 1623 da Fortunio Tana e dalla moglie Giovanna Maria Nadone (fig. 3).
Insieme ai residui di mura e alla torretta ai quali si è accennato, questa statua è tutto ciò che rimane della chiesa e del convento: ma si trova nella chiesa parrocchiale di Cambiano, portatavi dal frate Pier Maria Allemano, che era Padre Guardiano del convento nel momento della sua soppressione.
Antonio Mignozzetti



