ANCHE A POIRINO UN DIPINTO DI GUGLIELMO CACCIA DETTO “IL MONCALVO”(O DELLA SUA SCUOLA)

La ricorrenza del quarto centenario della morte del pittore Guglielmo Caccia, detto “Il Moncalvo, ha risvegliato l’interesse per le sue opere presenti nel territorio del Chierese.

A Poirino un’opera da sempre attribuita al Moncalvo si trova nella cappella del Suffragio della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Caratteristico del Caccia, infatti, è lo stile del quadro. E caratteristica è  la sua composizione dello stesso: una piramide con al vertice la Vergine col Bambino e più in basso, in atteggiamento di venerazione, San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria (quest’ultima con i simboli del suo martirio: la ruota dentata, la spada e la palma). Anche le Anime fra le fiamme del Purgatorio che si intravedono sullo sfondo richiamano l’abitudine del Moncalvo di dipingere alle spalle dei  Santi protagonisti  una “vignetta” intonata alla chiesa di destinazione. Un’opera indubbiamente “moncalvesca”, quindi.  Ma da sempre si pone la domanda: si tratta di un’opera del Moncalvo in persona o di qualche suo allievo?

L’opinione prevalente è che non si tratti di un’opera autografa del maestro. L’esservi  raffigurato il Purgatorio, infatti, prova che il quadro fu commissionato dalla Compagnia del Suffragio, titolare della cappella. Ma tale Compagnia fu fondata nel 1633,  quando il Moncalvo era morto ormai da nove anni. Tuttavia c’è chi “tifa” per il Moncalvo e fa notare che la scena del Purgatorio potrebbe essere stata aggiunta in un secondo momento per “intonare” alla cappella di destinazione un quadro già esistente).

Una recente scoperta potrebbe aver risolto definitivamente il dilemma della paternità del quadro a sfavore del maestro e a favore  della sua bottega: in sede di restauro, infatti, sul retro è comparsa una data, il 1634, che è stata ritenuta essere quella dell’esecuzione dell’opera. Che perciò non può essere ritenuta autografa del Moncalvo (che, lo ripetiamo, è morto nove anni prima, nel 1625), ma di qualche suo allievo. (Ma anche in questo caso,  chi volesse spezzare una lancia a favore del maestro potrebbe chiedere: chi garantisce che il 1634 indica  l’anno di esecuzione? I pittori di solito apponevano la propria firma non dietro ma davanti al dipinto, nella sua fascia più bassa. Il 1634, perciò, potrebbe indicare qualche altra cosa, per esempio l’anno di acquisto del quadro da parte della Compagnia del Suffragio).

In conclusione, bisogna accontentarsi  di sapere che si tratta di un’opera di scuola del Moncalvo.

Antonio Mignozzetti