PIEMONTE ARTE: MAC CHIERI, ZAGO, ULTIMA CENA, PELLEGRINO, LUNA, COMINETTI…

 

CHIERI, AL MAC MOSTRA ARCHEOLOGICA

Domenica 28 aprile

3 turni di vista: 15.00-16.00-17.00

All’interno del palazzo municipale della Città di Chieri è collocata la MAC – Mostra Archeologica di Chieri.

Per l’occasione saremo accompagnati dall’archeologa all’interno dei suoi spazi, per conoscere il passato dell’antica Carreum Potentia attraverso la descrizione degli antichi reperti, rinvenuti sul t erritorio durante diverse campagne di scavo archeologico. Il percorso espositivo si snoda attraverso tre sale. Nella prima sala sono raccolte testimonianze legate ai commerci in epoca romana. Molte le anfore rinvenute sul territorio prodotte localmente o provenienti da diverse aree del Mediterraneo. Tra di esse si segnala un’anfora che verosimilmente conteneva allume, sostanza usata per produrre farmaci, conciare pelli e tingere stoffe. Nella seconda sala i reperti ci permettono di ricostruire i cerimoniali che accompagnavano il defunto nel suo ultimo viaggio. Mentre nell’ultima sala sono invece esposte le produzioni in ceramica realizzate a Chieri in età imperiale romana e nel Medioevo (fine XII secolo).

Tra i reperti più tardi si segnalano alcuni esemplari di ceramica invetriata, ingobbiata e smaltata.

Costo: 5.00 €; 4.00 € per bambini dai 6 ai 12 anni, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e aderenti al circuito “Beni in rete, i colori della natura” che presentino il biglietto di ingresso di un ente aderente

 

ZAGO A VENEZIA E TORINO

L’artista chierese Leonardo Zago partecipa con un suo dipinto ad una mostra a Venezia, Palazzo Galbrisi, fino al 27 aprile. A Torino, Zago sarà invece presente in una mostra internazionale al MIT di Corso Cairoli, che si inaugura il 30 aprile alle 18.

 

 

 

 

 

 

 

TORINO, MUSEO DIOCESANO, MOSTRA “ULTIMA CENA”

La mostra intitolata “Ultima Cena”, rimarrà visibile fino al 9 giugno 2019 negli orari di apertura del Museo Diocesano di Torino, in Piazza San Giovanni, mercoledì dalle 14 alle 18 e venerdì/sabato/domenica dalle 10 alle 18. Per informazioni 011 5156408.

Composta da 13 opere di altrettanti artisti, 12 tele  e una installazione, presenta i lavori di Giuseppe Armenia, Umberto Cavenago, Mario Consiglio, Silvano Costanzo, Raffaello Ferrazzi, Antonio Luigi Gajoni, Martina Love, Oky Rey Montha, Antonio Pesce, Francesco Preverino, Franco Rota Candiani, Farhan Siki, Saverio Todaro. Si tratta di opere molto diverse tra di loro, il collante che le tiene unite è la comune appartenenza alla collezione di Mari e Memo Basso. La mostra nasce infatti dalla collaborazione tra il Museo Diocesano di Torino e il Parco d’Arte Quarelli (che detiene, appunto, la collezione di Mari e Memo Basso). Le composizioni, raccolte o commissionate dai collezionisti nel corso degli anni,  presentano le ricerche  di Gajoni (datata Anni Venti), Francesco Preverino e Antonio Pesce, con raffigurazioni relativamente tradizionali. In quella di Martina Love i partecipanti all’<Ultima Cena> sono tutte donne, mentre Raffaello Ferrazzi ha inserito dei marinai in divisa. Nell’installazione di Silvano Costanzo (dal titolo “Mercimonio”) i personaggi sono stati sostituiti da altrettante lattine colorate e, infine, Saverio Todaro ha cancellato i dodici apostoli e lasciato Cristo da solo a tavola.

“L’ultima cena non finisce mai. In ambito artistico non c’è episodio biblico che possa starle a pari. Su quel consesso tra Cristo e i suoi dodici apostoli si sono esercitati – nel corso dei secoli -tutti i più grandi pittori. Il che non stupisce, visto che l’ultima cena è stato ed è uno degli episodi fondanti della religione cristiana. Più sorprendente è che gli artisti abbiano continuato a farsene ispirare fino ai nostri giorni, cioè fino a tempi non proprio trionfanti per quanto riguarda l’afflato religioso. Oggi l’ultima cena viene rappresentata con le tecniche più diverse e, a dire il vero, anche nei modi più bizzarri. E’ molto raro che le opere contemporanee incentrate su questo tema si prestino ad essere collocate al di sopra di un altare. In esse, infatti, tendono a prevalere componenti e messaggi che poco o nulla sembrano avere in comune con il sentimento religioso. Ciò nonostante, è innegabile che l’episodio biblico dell’ultima cena continui ad essere latente nel nostro immaginario collettivo. Può anche presentarsi indossando vesti laiche o cercare di farsi schermo con l’ironia o il sarcasmo, ma se si scava appena sotto la superficie, è molto probabile che si vedano affiorare le radici profonde di una cultura cristiana a volte ignota perfino agli stessi artisti. La mostra che ora viene presentata nel museo diocesano di Torino ne è un esempio. Essa è composta da lavori molto diversi per tecnica realizzativa, per concezione, per contenuti, per ispirazione. Si tratta di opere apparentemente eterogenee che hanno però in comune l’appartenenza ad una delle più originali e coraggiose collezioni private di arte contemporanea del Piemonte, quella di Mari e di Memo Basso. Sono loro che hanno raccolto e spesso promosso i lavori di Giuseppe Armenia, Umberto Cavenago, Mario Consiglio, Silvano Costanzo, Raffaello Ferrazzi, Antonio Luigi Gajoni, Martina Love, Oky Rey Montha, Antonio Pesce, Francesco Preverino, Franco Rota Candiani, Farhan Siki, Saverio Todaro, che compongono questa mostra. Una mostra certamente non convenzionale, che cerca strade inedite per interpretare, con gli occhi di oggi, un tema millenario.”

  1. d. q.

 

FONDAZIONE BOTTARI LATTES: LA MOSTRA “MICHELE PELLEGRINO. PERSONE” A FO.TO 2019

Gli scatti in bianco e nero del fotografo cuneese che racconta la vita attraverso i volti

in una mostra organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes

Inaugurazione venerdì 3 maggio 2019, ore 18

Mostra dal 3 maggio al 15 giugno 2019

Orario mostra: martedì-sabato ore 10.30-12.30 / 15-19

 Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes

Torino (via della Rocca 37b)

www.fondazionebottarilattes.it – www.fotografi-a-torino.it

La vita attraverso gli sguardi, i volti, i gesti, i corpi e le azioni di persone comuni che hanno vissuto, lavorato, amato, pregato nella campagna cuneese degli anni Settanta, immortalati dall’occhio fotografico e poetico di Michele Pellegrino. Una trentina di scatti dedicati a donne e uomini dal fotografo cuneese, nato nel 1934 e originario di Chiusa Pesio, sono al centro della mostra “Michele Pellegrino. Persone” che inaugura venerdì 3 maggio alle ore 18 allo Spazio Don Chisciotte Lattes a Torino (via della Rocca 37b), organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Fondazione CRC nell’ambito della seconda edizione di Fo.To. Fotografi a Torino. Storie di vita rurale in una campagna che si va svuotando, momenti di riflessione religiosa, il lavoro e gli attimi di riposo, il vissuto della quotidianità, i giorni di festa e delle cerimonie, ma anche delicate scene di femminilità. Ritratti di mezzadri di pianura, montanari delle alture delle Langhe, frati e suore di clausura, coppie appena sposate o spose pronte per il sì, camerieri con i loro vassoi e operai che raggiungono la città, giovani corpi di donne spensierate tra la natura. Tanta vita in questa selezione di scatti che ben rappresentano l’essenza della poetica di Pellegrino, che dal reale si fa simbolica: rappresentare storie insieme realistiche e fantastiche, documentarie e allegoriche, spirituali e a tratti spiritose, per invitare a riflettere sulla vita umana. La mostra nasce dal successo dell’ampia esposizione “Michele Pellegrino. Una parabola fotografica”, organizzata a Cuneo l’estate scorsa dalla Fondazione CRC e curata da Enzo Biffi Gentili, dedicata ai cinquant’anni di carriera di Pellegrino. L’iniziativa è stata resa possibile dalla donazione dell’intero archivio da parte del fotografo alla Fondazione all’interno del progetto Donare, che dal 2017 ha raccolto e valorizzato importanti collezioni e opere di artisti della provincia di Cuneo. La mostra a Torino è accompagnata da “Storie”, una speciale monografia sull’intera opera di Pellegrino edita da Skira per l’esposizione cuneese del 2018 e arricchita da testi critici di Enzo Biffi Gentili e Walter Guadagnini.

La mostra “Michele Pellegrino. Persone” rientra nel programma della seconda edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 16 giugno 2019 (www.fotografi-a-torino.it).

“Michele Pellegrino. Persone”

Inaugurazione: venerdì 3 maggio, ore 18

Mostra da venerdì 3 maggio a sabato 15 giugno 2019 – ingresso libero

Orari: martedì-sabato ore 10.30-12.30 / 15-19

Info: 011.1977.1755; segreteria@spaziodonchisciotte.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes| TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

 

PALAZZO MADAMA: MOSTRA “DALLA TERRA ALLA LUNA. VISIONI E VIAGGI SULL’ASTRO D’ARGENTO”

Palazzo Madama – Corte Medievale

Piazza Castello – Torino

19 luglio – 11 novembre 2019

Giovedì 18 luglio 2019 | ore 11.00 anteprima stampa

ore 18.00 inaugurazione su invito

Apertura al pubblico da venerdì 19 luglio 2019

Palazzo Madama presenta dal 19 luglio all’11 novembre 2019 la mostra Dalla Terra alla Luna, a cura di Luca Beatrice e Marco Bazzini, organizzata in collaborazione tra Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

Come scrive Luca Beatrice “Fin dalla notte dei tempi lo spettacolo del cielo ha fascino, vertigine, ammirazione e curiosità. Tra le presenze che nella notte si vedono nella volta celeste un particolare interesse ha contraddistinto la Luna. Forse, per la sua vicinanza, tanto da essere visibile a occhio nudo, ma, forse, anche per la sua lontananza, tanto da risultare irraggiungibile. Almeno fino a quel 21 luglio 1969 quando, per dirla con le parole di Vincenzo Consolo, fu profanata dagli uomini “danzandovi sopra con i loro scarponi di metallo” (da Lunatica). Quel “giorno fatale” – così lo considera lo scrittore siciliano – quello che era stato il luogo di immaginazione per eccellenza appare realmente come la dépendance della Terra.

Oriana Fallaci è di tutt’altro avviso e, in occasione dell’allunaggio, scrisse su L’Europeo: “Alle 4.57 del 21 luglio 1969 l’uomo ha messo piede sulla Luna. È cominciata così una nuova era nella storia umana: la conquista degli altri mondi, la scalata ai corpi celesti, l’assalto allo spazio. Non più prigioniero del proprio pianeta, l’uomo si è proiettato verso approdi ignoti. Finita la preistoria spaziale, si entrava nell’era cosmica”. E con lei la pensano in questo modo milioni di persone.

La Luna, dunque, ha rappresentato l’altro, l’alterità, il modello dell’irraggiungibile (non per nulla si dice “volere la luna”) e forse per questo è stata cara ai poeti, agli scrittori, agli artisti e agli amanti. La Luna vista dalla Terra è un’illusione, imprendibile come può essere ingannevole la sua immagine che si rispecchia nell’acqua, ma è anche corpo fisico come dimostrò Galileo Galilei nel 1609 con il suo potente telescopio. E anche questa scoperta scientifica, che soppiantò il pensiero aristotelico che voleva la Luna liscia e diafana, creò un importante cambiamento nel descriverla e rappresentarla. Da questo momento in poi nasce anche la selenografia, ovvero la scienza che studia ma soprattutto rappresenta la superficie lunare con sorprendenti incisioni. Almeno fino quando non saranno sostituite dalla fotografia. Del 1840, invece, sono i primi dagherrotipi che la ritraggono, realizzati proprio da Daguerre, mentre soltanto del 1959 sono le prime immagini del volto nascosto della Luna, conseguenza dei primi viaggi spaziali.

Molti ruoli e funzioni la Luna ha ricoperto nel corso dei secoli: con il suo regolare ciclo è stata la prima a scandire un calendario; con la sua ferma presenza e la solita faccia mostrata alla terra è divenuta emblema di immortalità, con la sua imperscrutabilità la metafora dell’universo femminile. E per molto tempo è stata raffigurata come una fatale donna. Con molti nomi è stata conosciuta, soprattutto rispetto ai miti che ha incarnato in quasi tutte le culture dell’origine. E proprio l’ampia presenza di miti dimostra quanta importanza nell’immaginario sia stata data a questo corpo celeste detto d’argento.

La Luna è l’astro dove, da sempre, scienza e immaginazione si sono incontrate per dare vita a nuove mappe e visioni del mondo. Ha ispirato le grandi avventure e le esplorazioni fantastiche e letterarie, che vanno da Luciano di Samosata a Dante, da Ariosto a Leopardi, da Verne a Calvino. Ma è soprattutto dall’Ottocento che il tema del viaggio sulla Luna trova una considerevole diffusione e attenzione, perché si intreccia con tematiche di esotismo, di progresso delle nazioni, di colonialismo. I pittori, in particolare, declinano il tema romantico del chiaro di luna, e tra questi i piemontesi De Gubernatis, Bagetti e Carutti di Cantogno con un’opera che appare un capolavoro. Il grande pubblico conosce le molte versioni cinematografiche che si sono succedute, a partire dal Viaggio sulla Luna di Georges Méliès del 1902: il cinema, ancora muto, ha già scoperto la fantascienza, che poi svilupperà nel fortunato genere e in alcune prove d’autore, in particolare tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Nel 1865 esce il più famoso libro di Jules Verne, Dalla terra alla luna, a dimostrazione di quanto fosse progressista questo scienziato-narratore, su quelle che poi sono state veramente le donne astronauta, che comunque sulla Luna non sono mai allunate.

Moltissimi sono i resoconti di viaggio, le rappresentazioni di questi, ma anche i film piuttosto che i fumetti, per non dire dei giocattoli o di quelli che oggi si chiamano gadget, che hanno come soggetto la Luna e la sua esplorazione prima di quel 21 luglio 1969. Cyrano de Bergerac ma anche Edgar Allan Poe, i fumetti di Tin Tin, le avventure raccontate in Topolino sono soltanto pochissimi

esempi di un universo che testimonia come quest’avventura per lungo tempo immaginata e sognata dall’uomo abbia avuto un ruolo fondamentale nella cultura di molti tempi. In Italia è presente una delle più grandi collezioni di questi materiali e appartiene all’avvocato torinese Piero Gondolo della Riva, una cui rilevante porzione è presentata in un ambiente qui allestito e da lui curato come una “stanza delle meraviglie lunari”.

La Luna ha avuto anche un’importante presenza nell’arte moderna e contemporanea, in particolare nella pittura. Durante il Romanticismo ottocentesco esprime i sentimenti turbati dell’uomo davanti ai cieli profondi. Il Novecento, invece, si apre negando questa possibilità con il proclama futurista di Marinetti: Uccidiamo il chiaro di luna! una provocazione degna delle avanguardie di inizio secolo.

Artisti come Chagall, Calder, Mirò, Casorati, Melotti, Ernst, Klein, Fontana, Rauschenberg continuano a farne un elemento importante nelle loro opere. Nella seconda metà del XX secolo – complice il clima scientifico-tecnologico che si è creato in quella che fu una vera e propria corsa allo spazio – sono molti i riferimenti alla Luna a partire da quelli poetici di Renato Birolli o Osvaldo Licini a quelli legati all’imminente esplorazione come avviene nelle Superfici lunari di Giulio Turcato.

Le opere contemporanee si fermano proprio lì e così pure il percorso della mostra, intorno a quel fatidico 1969, perché dopo siamo entrati nell’“era cosmica”, come ha scritto la Fallaci, e la Luna ha perso parte del suo fascino. Oggi però, a distanza di mezzo secolo, per festeggiare i cinquant’anni dallo sbarco, la mostra ci vuole ricordare che il nostro satellite è vicino ai nostri cuori. In fondo basta alzare gli occhi al cielo, in una notte luminosa. Lei è sempre lassù.”

 

NOVARA: PITTURA E VIAGGI, MOSTRA ANTOLOGICA DI SERGIO COMINETTI AL BROLETTO

Sabato 13 aprile è stata inaugurata a Novara, presso il salone Arengo del Broletto (Via Fratelli Rosselli), una rassegna antologica della pittura di Sergio Cominetti, maestro novarese che ha dedicato la sua vita all’arte ed ai viaggi, come si rileva facilmente dai soggetti delle sue opere.

L’esposizione, che ha il patrocinio del Comune di Novara e continuerà fino al prossimo 28 aprile, si articola sostanzialmente in due parti: la prima dedicata appunto a dipinti che riprendono paesaggi, monumenti e persone conosciuti dall’artista nei suoi numerosissimi viaggi un po’ in tutto il mondo, la seconda a lavori che rappresentano prevalentemente scorci di Novara e della sua campagna, il lago d’Orta e l’isola di San Giulio, oltre a figure e nudi femminili. Dal punto di vista tecnico, oltre al classico olio su tela, numerose le pirografie, che hanno caratterizzato un intero periodo della sua attività, ed una serie di 16 litografie, a tiratura limitata, alcune anche acquarellate a mano, tutte dedicate a scorci e monumenti caratteristici di Novara.

La mostra è accompagnata da un voluminoso catalogo (448 pagine), che non è solo il catalogo di questa mostra e neppure solo della sua pittura; è il catalogo della vita, dell’opera, delle passioni, dei sentimenti, dell’anima, soprattutto dell’anima di questo artista, esperto e capace, ma anche sincero, ricco pittoricamente, umanamente e spiritualmente. Una vera, poderosa, affascinante autobiografia da conservare con cura, perché lì troviamo il pittore e l’uomo, entrambi descritti o meglio affrescati splendidamente.  Ogni catalogo contiene una delle litografie, a scelta, di cui si è detto, e il ricavato della vendita ad offerta è destinato a due associazioni benefiche novaresi: Casa Shalom e Iniziativa 2. Gli argomenti trattati nel volume, come scrive lo stesso artista nella sua introduzione, fanno riferimento ad attività di carattere pittorico e a racconti di viaggio effettuati in varie parti del mondo. Nelle pagini iniziali sono state riportate le immagini delle opere degli anni Settanta e Ottanta, eseguite durante la prima fase della sua attività pittorica, rivolta soprattutto all’interpretazione delle pirografie. Nella seconda parte del volume sono state riportate le esposizioni sempre inerenti al mondo della pittura, realizzate nell’ultimo decennio (dal 2008 al 2018) con la collaborazione di amici pittori e amanti dell’arte che hanno curato i testi. Si tratta di mostre personali, rassegne collettive, benefiche e commemorative di noti artisti scomparsi di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. La terza parte del volume è invece dedicata ai racconti di viaggio e per la sua realizzazione Cominetti, che dichiara: “Ho sempre adorato questo stupendo mondo, con le sue fantastiche diversità”, ha ricuperato obsolete stampe e diapositive e ha scannerizzato migliaia di immagini. Il catalogo infine si apre con le presentazioni di Elisa Monteverde e Silvana Bartoli. Concludo con uno stralcio, che ritengo particolarmente significativo, proprio da una di queste presentazioni: “In superficie burbero, con un filo di ruvidità, Sergio Cominetti è un uomo sensibile. Lo sanno bene le persone amiche alle quali, a volte, apre il suo cuore, gonfio di nostalgia, di antichi rimpianti, di cicatrici mai cancellate. Lo sa chi osserva i suoi dipinti e resta catturato dalla delicatezza delle visioni rappresentate, siano esse figure femminili, impressioni di viaggiatore, scorci segreti di Novara; ombre, luci e riflessi del lago d’Orta; dolci trasposizioni della nostra campagna, immersa in toni sfumati che ci invitano al sogno. Sergio Cominetti è un uomo generoso”.

Enzo De Paoli

 

MARGHERITA RUBINO ALL’ACCADEMIA ALBERTINA

SALUZZO: RITMO BODONI, MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA

Istituto Garuzzo per le Arti Visive a cura di Claudia Borrelli e Mario Francesco Simeone

Collezione permanente Istituto Garuzzo

Castiglia di Saluzzo –piano terra

Inaugurazione venerdì 26 aprile 2019 h. 17.30

27 aprile –26 giugno 2019

L’Istituto  Garuzzo  per  le  Arti  Visive  inaugura  venerdì  26  aprile, all’interno  degli spazidellasua Collezione permanente ospitata nellaCastiglia di Saluzzo, Ritmo Bodonia cura di Claudia Borrelli e Mario   Francesco   Simeone.   Lamostra   di   arte   contemporanea si   inserisce   all’interno   della manifestazione Start/Storia e Arte a Saluzzoche, per l’edizione 2019, avrà per tema il “carattere”. Ricordando   la   figura   di   Giambattista   Bodoni, nato   a   Saluzzo   nel   1740   econsiderato   un Michelangelo  della  tipografia,  acclamato  dai  sovrani  di  tutta  Europa  e  inventore,  nel  1788,  del carattere  che  ancora  oggi  porta  il  suo  nome,  la  collettiva offre  un  punto  di  vista  sul  panorama dell’arte emergente. In esposizione,  una  selezione  di  opere  accomunate  dal  tema  del  ritmo,  raccontato  attraverso linguaggi  eterogenei,  dal  video  alla  scultura,  dal  collage  alla  fotografia. Ed  è proprio  il  ritmo l’elemento  caratterizzante  dello  stile  che  rende  unico  il typeface Bodoni, la  cui  condizione esclusiva, oltre che di novità rispetto ai caratteri precedentemente usati, risiede nella successione particolarmente accentuata tra linee di diverso spessore. Così,  i  testi  compitati  in  Bodoni  possono  assumere  la  forma  di  una  sorta  di  spartito,  una  grafia musicale e cadenzata che, dal XVIII secolo, è arrivata a noi, mantenendo intatto il suo indiscutibile fascino.  Allo  stesso  modo,  le  opere,  esprimendo  ognuna  il  codice  della  ricerca  individuale  di  un artista, istituiranno un dialogo serrato, scandendo l’alternanza visiva della mostra.“Il  giusto  tributo  a  Bodoni,  al  suo  genio  e  al  suo  estro”, commenta  Rosalba  GaruzzoPresidente dell’Istitutoe  continua:“Siamo  felici  di  prendere  attivamente  parte  alla  manifestazione Start, un’iniziativa  che nel  mese  di  maggio  rende  Saluzzo  un  museo  a  cielo  aperto. Ritmo  Bodoni è  un omaggio  ad  un  grande  personaggio  che  ha  avuto  i  suoi  natali  in  questa  Città.  Un  progetto  che consolida il legame decennale tra l’Istituto e Saluzzo”.Artisti in esposizione: Afterall (Silvia Esposito, Napoli, 1975, Enzo Esposito, Napoli, 1977), Emanuela Ascari  (Sassuolo,  1977), Claudio  Beorchia  (Vercelli,  1979),  Fabrizio  Cotognini  (Macerata,  1983), Pamela  Diamante  (Bari,  1985), Giulio  Delvè  (Napoli,  1984),  Flaviano  Esposito  (Benevento,  1989), Antonella  Raio  (Napoli,  1975), Valerio  Rocco  Orlando  (Milano,  1978),  Calixto  Ramirez  (Messico, 1980).

L’Istituto Garuzzo per le Arti Visive,  ente  culturale  no  profit  con  personalità  giuridica  con  sede  a Torino, nasce nel 2005 con l’impegno di contribuire tangibilmente allo sviluppo culturale sul piano del “sociale” attraverso la conoscenza e la valorizzazione dell’arte contemporanea italiana. A tale fine  promuove  mostre  a  carattere  nazionale  e  internazionale,  scambi  tra  paesi  diversi,  residenze, premi  e  progetti  volti  ad  esaltare  l’espressione  delle  arti  visive  soprattutto  di  giovani  artisti emergenti.La  Collezione  permanente  di  arte  contemporanea  dell’Istituto  Garuzzo  dal  2009  è  ospitata all’interno  del  complesso  museale  della  Castiglia  di Saluzzo (CN).  Nel 2012 è stata selezionata e inserita dal Ministero dei beni e delle attività culturali tra “I luoghi del contemporaneo”, la rete di oltre 191 piccole e grandi realtà nazionali espressioni della cultura del contemporaneo.Start/storia  e arte  Saluzzo è  il  format  che  ha  saputo  ridare  forza  e  prestigio  alle  tre  storiche manifestazioni  saluzzesi  (mostra  nazionale  antiquariato,  mostra  nazionale  artigianato,  mostra Saluzzo arte) unendole e facendo di Saluzzo, nel mese di maggio, un museo a cielo aperto.

Orari Castiglia lunedì -giovedì -venerdì -sabato 10-13/14-18 domenica e festivi 10-13/14-19