Torino- Lotta al caporalato: Maurizio Landini al Convegno Cgil sul Protocollo della qualità del lavoro agricolo sottoscritto con la Regione Piemonte

Maurizio Landini

Il 13 marzo scorso la Regione Piemonte ha sottoscritto un Protocollo d’intesa per promuovere e favorire il lavoro agricolo regolare che ha coinvolto enti e organizzazioni che abbracciano, nel modo più ampio possibile, la sfera d’azione sociale: lo hanno firmato, infatti, le organizzazioni sindacali, l’Agenzia Piemonte Lavoro, le Prefetture, l’Ispettorato del lavoro, l’Inps, l’Inail, l’Anci, imprenditori del settore agricolo, l’Arcidiocesi di Torino e la Diaconia Valdese.

Ieri, mercoledì 24 aprile, la Cgil ha organizzato a Torino un convegno alla Camera del Lavoro di via Pedrotti per discutere dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e per diffondere “l’esperimento Piemonte” partito con questo protocollo.

Erano presenti il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, e i rappresentanti della Regione: dall’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero alle assessore Gianna Pentenero (lavoro) e Monica Cerutti (pari opportunità).

L’intesa nasce dalla constatazione che il caporalato e lo sfruttamento del lavoro agricolo, con ampio ricorso al nero, non è un problema delle sole regioni del sud ma è presente anche nel ricco Piemonte. E’ grazie alla Flai Cgil e al segretario provinciale Denis Vayr che è emersa la storia di Ioan Pusascu, romeno, morto di caldo e fatica a 46 anni il 17 luglio 2015 nelle serre del “Pret”, regione di Carmagnola dove si coltivano i peperoni, per la sola colpa di essere un lavoratore in nero. La sua storia è stata raccontata in un video-reportage girato da Massimiliano Manzo dal titolo “Se volete i peperoni a due euro…”, proiettato durante il convegno, in cui emerge l’indifferenza della comunità per un lavoratore morto per il ritardo nei soccorsi, ritardo causato dalla volontà di nascondere la sua posizione irregolare.

Da questi episodi e altre vicende di cronaca emerse nelle Langhe albesi come “l’operazione Macedonia” in cui sono stati bloccati traffici di documenti falsi per certificare la provenienza “comunitaria” di lavoratori provenienti da aree extra-UE, è nata l’esigenza di garantire condizioni di lavoro legale e regolare. Per ottenere il risultato è necessario creare una rete che abbia come obiettivo il lavoro di qualità, sensibilizzando l’intera comunità. Il Protocollo si propone di garantire trasparenza e regolarità nell’accesso al lavoro, il potenziamento delle azioni ispettive e di controllo, oltre a pensare misure più pratiche come l’accoglienza – in particolare dei migranti – ed il trasporto dei lavoratori stagionali. Altro obiettivo è quello di combattere le pratiche commerciali scorrette e la costituzione degli Sportelli di Collocamento Pubblico nei Centri per l’Impiego con la predisposizione di liste trasparenti da cui le aziende possano attingere con garanzia del diritto di precedenza per i lavoratori stagionali già occupati in precedenza.

La prima sperimentazione è partita nel saluzzese, dove sono state affittate le ex caserme dell’esercito per realizzare alloggi dignitosi per i lavoratori stagionali.

Claudio Stacchini

La rete per il lavoro agricolo di qualità – ha spiegato Claudio Stacchini della segreteria regionale della Cgil – segue e condivide le direttive della legge 199 sul contrasto al caporalato. Sebbene in Piemonte la  situazione di caporalato sia meno drammatica che in altre zone del Paese, è però ben presente e pericolosa, basti guardare i dati dell’attività di vigilanza dell’Ispettorato del lavoro di Cuneo svolta tra il 2016 e il 2018: su 240 aziende ortofrutticole del saluzzese controllate, 123 sono risultate irregolari. Su 875 lavoratori controllati, 281 erano irregolari e di questi 123 totalmente in nero. A questo va aggiunto il fenomeno delle “cooperative senza terra”, costituite principalmente da stranieri, che consentono agli imprenditori di non assumere direttamente i lavoratori e che hanno dato vita a forme di appalto che sfociano nel reato di somministrazione di lavoro illecito, una sorta di caporalato istituzionale”.

Gianna Pentenero

Il protocollo è frutto di un lavoro di squadra. Lo ha ricordato l’assessora Pentenero che ha ribadito come  ci siano alcuni temi in cui si fa un po’ fatica a mettere insieme le forze e sono i temi che toccano i diritti, la dignità e pezzi del nostro sistema produttivo.

Abbiamo trattato a lungo – ha detto Pentenero – per trovare il giusto punto di equilibrio dopo i tragici eventi del luglio 2015 raccontati nel video che abbiamo visto questa mattina. Come Regione Piemonte abbiamo lavorato in un primo momento sul versante sanzionatorio nel solco della 199. In una fase successiva abbiamo voluto occuparci della creazione di quella rete, esplicitata nel Protocollo, per fare squadra e per affermare i valori della dignità del lavoro. La sperimentazione parte dal saluzzese, ma voglio ricordare che riguarderà tutto il territorio piemontese“.

A conclusione del convegno, il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini ha voluto riflettere sul valore che l’azione sindacale ha nel contrasto allo sfruttamento lavoro.

Non stiamo solo discutendo su come applicare al meglio una legge contro il caporalato – ha detto Landini – noi stiamo riflettendo e stiamo agendo per mettere in campo un’azione che impedisca lo sfruttamento delle persone nel lavoro. E questo non è un tema che riguarda solo il lavoro in agricoltura ma riguarda in senso generale l’attività lavorativa. E’ sotto gli occhi di tutti come sia in aumento lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro. In questa giornata mettiamo in evidenza come un’azione sindacale condotta in un certo modo sia in grado di ottenere dei risultati e di creare una riflessione su quale modello sociale deve essere portato avanti. Nel tutelare le persone nel lavoro ci poniamo il problema delle regole e dei valori che devono prevalere nella società. La competizione non può giocarsi semplicemente sul costo del lavoro e sulle forme di contratto, ma alle aziende deve esser detto che la competizione deve passare attraverso la qualità delle produzioni, dei modelli organizzativi e della legalità del lavoro. Deve essere ricostruito un modello di unità del mondo del lavoro in cui società, imprenditori e lavoratori concertino insieme un’azione per raggiungere la dignità delle persone in cui a parità di lavoro corrispondano uguali diritti. Dobbiamo porci anche il problema di come questa esperienza messa in campo in Piemonte possa valere per tutto il Paese”.

Landini non ha tralasciato, sul tema dei diritti, l’attualità delle celebrazioni del 25 aprile e una stoccata al ministro dell’Interno:

Non possiamo dimenticare che la battaglia per i diritti per le persone passa attraverso una cosa importantissima che è la democraziaha chiosato Landini – E’ difficile rivendicare dei diritti se non si ha la libertà per poterlo fare. Purtroppo nel paese c’è una regressione dei diritti pericolosa. Sento in queste ore molte polemiche. Se un ministro pensa che il 25 aprile non lo riguardi non è solo che non ha memoria, ma vuol dire ignorare un elemento fondante per la nostra democrazia. C’è un solo tipo di persone che non festeggia il 25 aprile: quelle che sono fasciste. Se uno è un sincero democratico antifascista, il 25 aprile celebra la sua festa e la festa di questo Paese”.

Carmela Pagnotta