Nizza Monferrato, comunità terapeutica: negato l’accesso all’assessore regionale Caucino

“Una situazione indegna, priva di senso logico e tatto, contornata da sgarbo istituzionale”. Chiara Caucino, assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte commenta così il tentativo di visita alla Comunità terapeutica per minori “Cascina del Pozzo” di Nizza Monferrato (At), avvenuto ieri pomeriggio  assieme a Gian Luca Vignale dello staff del presidente Cirio. All’assessore Caucino è stata negata la possibilità di accedere al centro e, per oltre 2 ore e mezzo, è stata lasciata con i suoi collaboratori davanti al cancello, sotto la pioggia.  A verificare la situazione sono intervenute anche le Forze dell’ordine. “Mi è stato detto che in base al regolamento interno nessun adulto, nemmeno i genitori, può accedere alla struttura – denuncia Caucino –. Io sono l’assessore ai Bambini e mi occupo di tutte le politiche socio-sanitarie del Piemonte. È una novità che un assessore venga a fare dei controlli? Mi spiace, so che in 15 anni non è mai successo, ma i cittadini piemontesi pagano 260 euro al giorno più IVA per ogni minore presente in questa struttura e credo che, soprattutto dopo i gravi fatti di cronaca avvenuti in Italia negli ultimi tempi, verificare non sia solo un mio diritto ma anche un dovere. Trovo tutto questo inaccettabile.” Si ricorda che i requisiti delle strutture residenziali e semi-residenziali per minori, definiti con apposite delibere regionali, prevedono che a tutela del minore venga garantita, nel più breve tempo possibile, un’accoglienza in famiglia e che i ragazzi non possono essere sradicati dal contesto di vita familiare e sociale di provenienza. La normativa impone inoltre di optare per l’ospitalità di fasce di età dai 10 ai 14 anni oppure dai 14 ai 17 anni. Soprattutto, la durata della permanenza dei minori in comunità è di norma non superiore a 4 mesi, prorogabile per un periodo massimo complessivo di 8 mesi.

 

 

Una risposta

  1. Vincenzo Tedesco ha detto:

    L’assessora Caucino, con il suo approccio da sceriffo americano, ha sbagliato nel merito e nel metodo: il potere ispettivo non è una sua attribuzione e l’atteggiamento prevenuto (che si evince dalle perole riferite nel servizio) non prelude alla collaborazione, ma pare finalizzato a instillare sospetti gratuiti nella comunità piemontese.