Ricordo di Anastasi, cuore e gloria Juve anni Sessanta e Settanta

E’ morto Pietro Anastasi, il mitico ‘Pietruzzo’ che conquistò a vent’anni la Juve e ne divenne icona, soprattutto per i suoi milioni di tifosi meridionali, fino a metà degli anni Settanta. Classe 1948, Anastasi fu juventino perché l’avvocato Agnelli lo strappò all’Inter all’indomani del suo exploit con la maglia della Nazionale azzurra, che con un suo gol era appena diventata campione d’Europa. Una cifra da capogiro (660 milioni) al Varese di Borghi, ma un affare vero. Anastasi con la Juve giocherà 258 partite in serie A con 78 reti e porterà passione, tifo e infine scudetti in un ambiente depresso dalla concorrenza delle milanesi. L’Anastasi juventino è bomber un po’ najf, ma i suoi scatti e i lampi sottoporta sono leggendari. Nel ’72 gioca e segna per due, quando l’amico Bettega si ferma per una lunga malattia: lo scudetto numero 14 è soprattutto suo. Ne arriveranno altri due, nel ’73 e nel ’75, quando, pur in fase calante, riesce nell’exploit di segnare, partendo dalla panchina, tre gol alla Lazio in meno di cinque minuti. Poi, un precoce declino, una forma fisica non più straripante che non può essere supportata dalla tecnica che è quel che è. Ma resta, la sua, una lunga stagione di gioia, di tifo in festa che scomoda paragoni (“Anastasi Pelè bianco”, uno degli striscioni più presenti in Curva Filadelfia) che dicono tutto l’amore che Pietruzzo ha suscitato.

Gianni Giacone