Altare Maggiore

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Altare Maggiore

TAVERNIER Gillio. Annunciazione (1469)

TAVERNIER Gillio. Annunciazione (1469)

È il dipinto fatto eseguire da Enrico Rampart nel 1469, davanti al quale nel 1651 accadde il miracolo del muto, e attorno al quale venne eretto l’attuale Santuario. In una ambientazione che rivela un precoce, ma non ben riuscito intento prospettico, un candido giglio divide la scena in due campi: in quello di sinistra compare l’Arcangelo Gabriele in fastose vesti; in quello di destra la Vergine, rappresentata in atteggiamento di sottolineata sorpresa. Un cartiglio attorcigliato al giglio riportate le parole dell’Angelo.

Tutti gli studiosi, anche i più recenti, a proposito di quest’opera parlano di affresco, ma non è così. Nel 1957, un restauratore si rese conto che in realtà si tratta di un dipinto eseguito ad olio su muro.

È un’opera della quale da sempre vengono sottolineate le ascendenze fiamminghe, ma solo recentemente la studiosa Elena Chiri Pignocchino ne ha individuato l’autore in Gillio Tavernier, un frate fiammingo ospite del locale convento dei Frati Minori Conventuali.

GILLI Alberto Maso. Guarigione del militare indemoniato (seconda metà del secolo XIX)

GILLI Alberto Maso. Guarigione del militare indemoniato (seconda metà del secolo XIX)

GILLI Alberto Maso. Il miracolo del muto (seconda metà del secolo XIX)

GILLI Alberto Maso. Il miracolo del muto (seconda metà del secolo XIX)

Sono due quadri di medie dimensioni collocati ai lati dell’altar maggiore, sulla parete che separa il presbiterio dalla sacrestia. Quello di destra descrive l’episodio del miracolo del muto. In un appunto conservato nel suo archivio, Antonio Bosio, senza citare la fonte, lo dice opera del pittore chierese Alberto Maso Gilli (1840-1894). Se ciò è vero, è probabile che sia dello stesso autore anche il quadro di sinistra, riguardante un altro episodio prodigioso accaduto davanti a quell’immagine: un militare indemoniato che risultò improvvisamente guarito.

S. Giovanni Battista rimprovera il Re Erode

S. Giovanni Battista rimprovera il Re Erode

La grande tela semicircolare che occupa la zona alta del coro è un’opera ottocentesca probabilmente collocatavi in occasione dei lavori di restauro del 1851. Raffigura il re Erode in trono. Ritto alla sua sinistra Giovanni Battista lo rimprovera: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello” (Mc , 6,18)  mentre con la mano destra indica Erodiade, in piedi alla destra del Re, in atteggiamento contrariato mentre un’altra donna (forse la figlia Salomè) inginocchiata accanto a lei sembra consolarla.  Alle estremità del quadro compaiono due figure di contorno, entrambe sedute:  un soldato sulla destra e un probabile funzionario regio sulla sinistra.

un’opera che si inserisce nella corrente ottocentesca della “pittura di storia”, assurta a grande importanza nell’Accademia Albertina di Torino.  L’ignoto autore potrebbe essere individuato in quel Carlo Cornaglia, membro dell’Accademia delle Scienze, al quale,  nel suo libretto sul Santuario, il priore della Confraternita della Misericordia Giuseppe Stella attribuisce le opere pittoriche eseguite nel 1851. Ma potrebbe anche essere quell’Alberto Maso Gilli probabile autore dei due quadretti ai lati dell’altar maggiore.

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