CENTOTORRI, SFOGLIA LA RIVISTA – Il sacramento della misericordia nella vita di fede

Il perdono: dono pasquale del Risorto

di P. Pio Giuseppe Marcato op

 Un argomento ‘pasquale’ molto particolare che in questi ultimi anni ha avuto momenti di interesse e di assoluto rifiuto. Celebrare la Pasqua di Cristo è l’atto più significativo della redenzione e nella prima apparizione del Risorto si evidenzia con il dono dello Spirito la grazia del perdono dei peccati. Perdono che significa riconciliazione con il Padre della Gloria e riconciliazione con se stessi e con i fratelli. È il momento che segna il passaggio dalla morte alla vita, del sepolcro aperto e vuoto alla manifestazione gloriosa del Signore.  Cristo è vivo! É il Vivente che ha vinto la morte, Colui che intercede presso il Padre e ha reso possibile il perdono dei peccati, donandoci la grazia di essere ‘figli di Dio nel Figlio’. La gioia della Pasqua raccoglie l’invito di Cristo e quindi della sua Chiesa alla conversione del cuore, invito a rinnovarsi nello spirito per ritrovare la gioia e la grazia di sentirsi perdonati. Questo si può attuare in modo particolare con il Sacramento del Perdono, della Misericordia, la Confessione, riscoprendo così il valore del Battesimo che ci ha reso ‘puri, santi e immacolati al cospetto di Dio nostro Padre’. Non è facile parlare del Sacramento del Perdono in questo tempo nel quale si è perso il senso della colpa e del peccato. Sembrano termini di un lontano passato che si devono dimenticare, di una ‘finta’ spiritualità costretta dalla paura del castigo, dell’incapacità di uscire da una strettoia che ci condanna a sentirci deboli e infelici, meritevoli solo di giudizio negativo, di condanna. Se tutto si riducesse a questo, Cristo avrebbe sbagliato il suo vero obiettivo, di ridarci una gioia perduta e l’impossibilità di avvicinarci all’amore del Padre; la sua morte in croce avrebbe solo sortito di essere un efferato delitto e nulla sarebbe cambiato in coloro che avrebbero creduto in Lui. Cristo Risorto al contrario viene ad assicurarci l’amore gratuito del Padre, la potenza dello Spirito che abita in noi e ci dona la possibilità di lodare, ringraziare, amare Dio e di avere un Fratello ‘Grande’ a cui ci si può rivolgere con fiducia perché intercede sempre a nostro favore. Aver perso il senso del peccato significa aver messo da parte la presenza di Dio nella nostra vita. Senza Dio, fine della nostra esistenza, significa non ritrovare il valore delle cose, dei rapporti con gli altri, non rendere significativi i nostri atti e i nostri desideri. Tutto si oscura, perché manca la speranza e la gioia. I piaceri della vita per quanto voluti e pretesi restano marginali, impediscono di goderli nella loro realtà e il ripiegamento continuo su se stessi rende insensibili ai valori di cui ci si fa carico per la costruzione di un mondo nuovo basato sulla giustizia, sulla verità, ed essere operatori di pace. Il senso di colpa e il senso del peccato, lo sappiamo bene, non sono la stessa cosa e il confonderli e il progressivo aumento del relativismo che sta caratterizzando lo stile di vita di molti, cristiani e non, ha creato solo un disorientamento generalizzato. Tralasciando la centralità di Dio nella vita, riemerge il protagonismo del singolo, uomo o donna, e i nuovi umanesimi hanno preteso di ‘vivere felici’ senza Dio. E’ dai tempi di Adamo ed Eva che si è insinuato il pregiudizio di un Dio antagonista dell’uomo ed è proprio su questo che il ‘serpente’ (l’astuto) ha insistito per tentare la coppia dei progenitori: “sarete come Dio, saprete conoscere da soli il bene e il male”! Cosa che si nota con forza anche nell’assassinio, per invidia, di Abele, il fratello: ‘sono forse io il custode di mio fratello’? Male, peccato, colpa, responsabilità sono termini legati tra loro: libertà e responsabilità sono le condizioni, il peccato è l’atto concreto della libertà contro Dio e il bene, il senso di colpa è il vissuto del peccato, quando del peccato si è disposti ad assumersi la responsabilità. Abbiamo ‘tradotto’ peccato con macchia, sporco, trasgressione, limite, fragilità, debolezza ed è necessario operare una ‘purificazione’ per entrare nuovamente in contatto con Dio e con il sacro per cancellare l’impurità che ha contaminato la coscienza. L’esperienza della colpa, che ci accompagna da sempre, è intimamente legata alla libertà e alla possibilità di rifiutare il bene, di aver trasgredito ad un valore importante e si traduce col ‘rimorso’; chi si sente colpevole deve riparare, espiare l’errore. La gioia della Pasqua, che restituisce il rapporto rinnovato con Dio e ci porta la felicità, la grazia, è la certezza che il perdono non lo possiamo ‘ri-creare’ da soli in noi stessi, ma ci viene donata per ridare spazi di eternità al nostro cuore che è alla continua ricerca del volto del Padre. La Pasqua di Cristo inondi di gioia il nostro cuore per il perdono che ci è donato.