CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA. L’ Edicola di ieri   a cura di Valerio Maggio

 

 

 

Il sacerdote don Lorenzo Milani priore di Barbiana

(Ginacarlo Pani S.I. La civiltà cattolica 20 maggio 3 giugno 2023)

“(…) Il 27 maggio ricorrono 100 anni dalla nascita di don Lorenzo Milani (…). Tre anni dopo la morte, nel 1970, (…) il tema del sacerdozio emerge nella prima intervista alla madre, Alice Weiss. Alla domanda: «Se la Chiesa canonizzasse suo figlio lo pregherebbe un ‘santo’ del genere?», lei, ebrea e agnostica, sempre riservata per ciò che riguardava Lorenzo, rispose: «Voglio che Lorenzo sia conosciuto meglio. Che si dica anche della sua allegrezza (…). Il resto non tocca a me. Tocca semmai alla Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire, ma che gli ha anche dato il sacerdozio e la forza di quella fede che resta per me il mistero più profondo di mio figlio». (…)

Le parole sconcertanti della madre sono vicine a quelle che don Raffaele Bensi, il padre spirituale di Lorenzo, disse di lui dopo la morte. Un giorno capitò a Barbiana senza preavviso: «Lo trovai, come al solito, nella stanza che serviva da scuola. Era steso nel buio su un pagliericcio. Accanto aveva una donna, la vecchia scema del paese e i ragazzi meno intelligenti. (…) E lui era uno di loro, non diverso non migliore. (…) Mi vennero i brividi. Capii allora, più in qualunque altro momento, il prezzo della sua vocazione, l’abisso del suo amore per quelli che aveva scelto e che lo avevano accettato. L’uomo che sapeva tante lingue, in grado di parlare di teologia, di arte di letteratura, d’astrologia, di matematica di politica come pochi altri lì, nel buio di quella stanza, accanto a quei ‘mostri’ fu per me, e rimane, l’immagine più eroica del cristiano e del sacerdote».

Ciò che si configura da ‘Esperienze pastorali’ è il suo modo di essere sacerdote: «Io mi considero prete soltanto per voi, per le vostre famiglie, per i contadini, per gli analfabeti, per gli operai, per i comunisti, per quelli che non vanno in chiesa, per le persone più lontane, per quelli che non hanno istruzione. E la mia vita la voglio dedicare solamente a loro». Coi piedi lui era pronto a prendere a calci tutte le ingiustizie che si opponevano alla sua missione di prete, ma nelle mani teneva soltanto l’ostia. «Non l’ho deposta per correre sulle barricate»”.