Sul grande mercato della Fiera di San Martino, che si estende tra Piazza Europa e le vie limitrofe, veglia un grande angelo. Questa volta bisogna alzare lo sguardo. E’ l’angelo che è collocato sulla cima della chiesa di Santa Margherita: una chiesa piccola, alta e molto bella, nonostante le spoliazioni subite.
Nel pomeriggio di domenica 5 luglio 1903 si abbatté su Chieri un furioso temporale e un fulmine “verso le 17,30 colpì l’angelo che maestoso si eleva sull’alto del cupolino della chiesa di Santa Margherita al Gialdo”. L’angelo, ridotto a pezzi, precipitò sul tetto della cupola, nel giardino dei salesiani e sulla via.
Si rimane sorpresi ad apprendere che dopo solo due mesi venne collocato un nuovo angelo. Rara sollecitudine.
Il prefetto di Sacrestia, Andrea Durando, pochi giorni dopo infatti convocò la Confraternita della Santissima Trinità che aveva sede in Santa Margherita “per discutere sui lavori di restauro per i danni fatti dal fulmine”. Sono otto gli elenchi dei “benefattori che concorsero per il collocamento di un nuovo angelo sul cupolino della chiesa di Santa Margherita” raccogliendo la cifra di 354,40 lire. Domenica 6 settembre 1903, appunto dopo solo due mesi, venne collocato sulla cima del cupolino il nuovo angelo, opera dello scultore Giuseppe Marengo con bottega in Via delle Orfane a Torino. Le spese totali ammontarono a 680 lire; anche “la Regina Madre, sua Maestà la Regina Margherita, ritornata dal viaggio alle regioni del Nord, donò la somma di lire 100”.
La filarmonica Excelsior eseguì un concerto musicale, le vie adiacenti vennero addobbate, le finestre e i balconi illuminati.
Un angelo caro a molti, tornava lassù. Questa volta protetto da un parafulmine.
Anche un angelo può essere spunto per raccontare la nostra storia.
Roberto Toffanello

