CENTOTORRI/SFOGLIA LA RIVISTA – Il Vittone a Chieri: la cupola della chiesa di San Bernardino

Fu realizzata fra il 1741 e il 1744

di Antonio Mignozzetti

Nel 1695 la Confraternita del SS. Nome di Gesù, che aveva sede in una cappella dedicata a San Bernardino da Siena situata in fondo all’odierna piazza Cavour, volle costruirsi una chiesa più grande dandone l’incarico a Bernardino Quadro. L’architetto luganese progettò una chiesa a croce greca sormontata da una cupola. Questa, però, appena costruita, la notte del 30 agosto 1740 crollò. Ne nacque una vertenza fra la Confraternita, il progettista e il costruttore, per sanare  la quale venne convocato come consulente Bernardo Vittone, che da anni operava fra Pecetto, Carignano e Riva. A lui la Confraternita conferì  anche l’incarico di costruire la nuova cupola. I lavori iniziarono nell’aprile del 1741. Della chiesa precedente Vittone “salvò” soltanto il presbiterio, il coro e le fondamenta dell’aula. Su queste riedificò  i muri perimetrali, ricavandone, essendo condizionato da esse, una struttura a croce greca abbastanza tradizionale. Dal cornicione in su, però, diede libero sfogo alla sua inventiva realizzando una delle sue cupole più belle, originali e fantasiose, seconda soltanto al suo capolavoro di questa fase della sua attività artistica che universalmente viene indicato nella chiesa di Santa Chiara di Bra, posteriore di pochi mesi a quella di San Barnardino. Vittone “giocò”con la luce naturale, aprendole più varchi possibile, eliminando tutto ciò che dal punto di vista strutturale non era essenziale, riducendo al minimo le superfici murarie e la loro continuità: sulla sommità delle cappelle laterali, nel vano d’ingresso e nel presbiterio aprì delle finestre circolari dalle quali piove abbondante la luce. Sopra il cornicione creò otto aperture che formano una corona di luce che trasforma la cupola in una struttura aerea che sembra galleggiare nel vuoto. Altra luce scende dalle finestre della lanterna. Con una scelta originalissima arrivò a perforare anche i pennacchi, creandovi aperture dalla elegante forma: “Sembra che l’architetto – commenta Paolo Portoghesi nel suo volume del 1966  –  dopo aver realizzato all’interno l’impianto convenzionale della croce greca, abbia preso il trapano dello scultore e si sia dato a scavare e alleggerire le strutture, dovunque non ne fosse indispensabile la continuità, per dare libero corso alla luce che dagli stretti condotti sembra filtrare con la forza di un  vento che penetri in una fessura”. Questo trionfo della luce non ha soltanto una funzione pratica. Nelle intenzioni del Vittone, qui come al Vallinotto la luce assume una valenza simbolica, alludendo alla Luce Divina che scende ad illuminare spiritualmente la sottostante assemblea dei fedeli.  Nella parte decorativa Vittone ebbe uno stretto collaboratore nell’intagliatore e stuccatore Giuseppe Antonio Riva, originario di Carignano, trapiantato a Chieri e membro della Confraternita del SS.Nome di Gesù, il quale nel 1744 gli fornì i disegni per gli stucchi (eseguiti da Ferrante Rossi e Pietro Giannini) e realizzò i lavori in legno. La facciata e i campanili laterali non appartengono al suo progetto: furono aggiunti da Mario Ludovico Quarini nel 1792.

(Testi ispirati a: cesare matta – antonio mignozzetti,  Bernardo Vittone. Un architetto nel Piemonte del ‘700, Chieri 2015). Foto di Cesare Matta

Bibliografia

canavesio walter, Piemonte barocco, Milano 2001.

cavallari murat augusto,  Antologia monumentale di Chieri, Torino 1969.

olivero eugenio,  Le opere di Bernardo Antonio Vittone, Torino 1920

vanetti guido, “Cappi Mastri e Maestranze” nei cantieri chieresi del Vittone e del Quarini, Chieri 1992.