Le incognite della ripresa dopo la pausa estiva
di P. Pio Giuseppe Marcato op
Settembre: uno sguardo attento al momento storico che stiamo vivendo. Conclusa la festività della Madonna delle Grazie, Clementissima Patrona della città con la solenne Processione per le vie del centro, la proclamazione dei due nuovi santi, Piergiorgio Frassati, il giovane universitario torinese ‘missionario’ dei poveri e Carlo Acutis, aperto ai nuovi strumenti tecnologici, amante dell’Eucaristia e ‘missionario’ tra i suoi amici, in fase di attuazione della nuova pastorale parrocchiale cittadina, la ripresa dell’attività scolastica di ogni ordine e grado, favorisce per l’intera comunità l’impegno di iniziare il nuovo anno sociale con rinnovato impegno nonostante le difficoltà e le incertezze che continuamente emergono. Ma lo sguardo si apre ad altri scenari circa le guerre quelle vicino a noi Ucraina-Russia e Israele-Palestina e quelle sparse nel mondo. Sono crudeli carneficine, genocidi ed efferati delitti e attentati contro etnie, stati sovrani, contro comunità e contro la dignità di ogni persona che ha il diritto alla vita, alla libertà e alla pace. In questo momento tutti desiderano qualcosa, tutti progettano il loro presente e sono protesi verso la realizzazione di sé, basti pensare allo sforzo per raggiungere l’ideale prefisso. La tecnica, la medicina, l’A.I. ogni giorno realizzano nuovi traguardi e ne rimaniamo incantati: questo è il progresso continuo che ci affascina. Nonostante tutto ciò la capacità negativa espressa nelle guerre, nella violenza e sopraffazione dei potenti e prepotenti che impone distruzione e rovine. Quello che stiamo vivendo comporta la modifica drammatica del concetto che abbiamo sempre avuto della speranza. Questo ha intaccato anche il significato e il mondo ecclesiale. Papa Leone continuamente richiama questo ambito per sollecitare le coscienze dei cristiani e dell’intera umanità perché si metta fine nella giustizia a questa crudeltà che sembra non avere più tregua.
Già Papa Francesco nella ‘Evangelii gaudium’ (n. 83) aveva evidenziato questa drammatica situazione: “La più grande minaccia è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto procede nella normalità, mente in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità. Delusi dalla realtà e anche da se stessi, i cristiani, vivono in costante tentazione di attaccarsi ad una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore. Chiamati ad illuminare e a comunicare vita, alla fine si lasciano affascinare da cose che generano solamente oscurità e stanchezza interiore, che debilitano il dinamismo apostolico e missionario. Per questo mi permetto di insistere: non lasciamoci ‘rubare’ la gioia dell’evangelizzazione, non lasciamoci ‘rubare’ la speranza’! In questo contesto si deve nuovamente mettere a fuoco l’originalità della speranza cristiana che è la moneta preziosa che ci deve stare a cuore per dare la significativa risposta a questo clima di insofferenza e diffusa delusione. La speranza cristiana è tutta protesa al compimento della storia in Colui che ci dona la gioia di vivere in attesa della vita futura, non la si può confondere con un sentimento di facile ottimismo di chi si accontenta di vedere che le cose vanno avanti così, da sole. La speranza è ciò che permette al nostro oggi di rivolgersi con fiducia al futuro perché c’è la sicurezza che il progetto di verità e di vita è assicurato da Colui che ci ama e vuole donarci la vera pace e la sua gioia. Lui ha assicurato: “Io in voi perché la vostra gioia sia piena” per questo la speranza, che non delude, si fonda sulla base sicura della fede. Già S. Paolo esortava i primi convertiti alla fede in Cristo ad essere gioiosi nella speranza, una speranza che si ottiene mediante la perseveranza e il conforto nelle Scritture. In questo anno giubilare, che si avvia alla sua conclusione, siamo sollecitati a non tornare al passato ma a rimettere al centro la speranza di un’autentica azione nella missione da compiere con la serietà del nostro vivere come operatori di pace nel rispetto reciproco. Ognuno è o potrebbe diventare motore di un cambiamento che prima non c’era. Ogni cristiano, se ci crede, ha una forza incredibile e se si batte per un obiettivo prima di convincere e mobilitare gli altri, mette in azione se stesso. Non viviamo il Vangelo con pigrizia e superficialità. La differenza la facciamo noi, ognuno può e deve fare la sua parte.
L’essere “Pellegrini della speranza”, secondo la felice espressione di Papa Francesco nell’indire l’Anno Giubilare, significa avere l’occasione di assaporare la bellezza di questa virtù, ritrovarne le ragioni profonde ed essere testimoni dei valori positivi della verità e della pace. All’inizio dell’anno sociale, con la protezione della Madonna delle Grazie, giunga a tutti l’augurio di realizzare quei progetti di solidarietà e collaborazione che ci stanno più a cuore.