PIEMONTE ARTE: SPAZIO LANCIA, M.A.O., PALAZZO BAROLO, AOSTA, COLLEGNO…

 

SPAZIO LANCIA: NUOVE OPERE DI MANET E RENOIR

 

M.A.O.: YAKUSHA-E. LE STAR DEL PERIODO EDO

I ritratti dei più famosi attori del teatro kabuki

25 febbraio – 16 giugno 2019

Rotazione di stampe e dipinti nella Galleria Giapponese del MAO

MAO Museo d’Arte Orientale

Via San Domenico 11, Torino

Il corridoio dedicato alle stampe policrome giapponesi ukiyo-e ospita una selezione di opere che vanno dal 1760 al 1830 e che rientrano nel genere yakusha-e, ossia i ritratti dei più famosi attori del teatro kabuki, vere e proprie star del periodo Edo (1603-1868). Il teatro kabuki, in quel periodo, occupava un posto di rilievo nella vita culturale dei principali centri urbani giapponesi, i cui cittadini amavano seguire le gesta degli attori più famosi e acquistare le stampe che li ritraevano. Fondamentale e reciprocamente vantaggioso era il rapporto tra le stampe, o meglio gli artisti e gli stampatori, e gli attori: le prime erano tanto più vendute quanto più erano famosi i secondi e la fama e la popolarità dei secondi incrementava proprio grazie alla diffusione delle prime. Torii Kiyomitsu (1735-1785), caposcuola della terza generazione della scuola Torii, esprime al meglio le potenzialità grafiche del benizuri-e, le stampe che presentano un numero limitato di colori: rosso càrtamo, verde, giallo, indaco e marrone. La produzione dell’artista è esemplificativa del periodo di transizione che porterà alle stampe policrome nishiki-e. Le tre stampe esposte al MAO ben trasmettono l’equilibrio che l’artista raggiunge: l’impostazione statica delle figure ereditata dal passato risulta qui ingentilita da una nuova grazia che ispirerà gli artisti delle generazioni successive. Il successivo nucleo di stampe presenta una selezione di opere di Utagawa Toyokuni (1769-1825), artista che dominò il mercato per circa un trentennio, in particolare con serie di stampe di ritratti di attori in palcoscenico caratterizzate dalla perfezione tecnica. Il tratto morbido e sinuoso che delinea la figura di una danzatrice e quello deciso e possente che coglie il samurai al culmine dell’azione rivelano l’abilità di Toyokuni nell’usare la tecnica come veicolo delle caratterizzazioni dei diversi personaggi protagonisti di uno stesso dramma. Ad essere colti nelle tipiche pose teatrali sono, ad esempio, gli attori Onoe Matsusuke I2 (1744-1875) e Onoe Eizaburo I3 (1784-1849) che interpretano due dei quarantasette ronin protagonisti della celebre opera teatrale intitolata Kanadehon Chushingura, incentrata sulle gesta eroiche dei samurai che vendicarono la morte del loro signore Asano Naganori, prima di porre fine alle loro vite tramite seppuku. La vendetta con onore è tema ispiratore di molti drammi giapponesi, come “Un voto di assistenza al santuario del monte Hiko”, che ha come protagonisti Rokusuke e sua moglie Osono – ritratti proprio in un dittico esposto al MAO in cui gli attori sono rispettivamente Onoe Matsusuke II2 (1784-1849) e Sawamura Tanosuke II2 (1788-1817) – ed è tema ispiratore di innumerevoli trasposizioni moderne, tra i quali gli holliwoodiani L’ultimo samurai di Edward Zwick con Tom Cruise del 2003 o 47 Ronin di Carl Rinsch con Keanu Reeves del 2013. L’ultima sezione, invece, è un piccolo tributo a due dei più famosi artisti giapponesi, Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige. Si tratta di una selezione di opere a tema paesaggistico: cinque stampe in formato koban di Katsushika Hokusai (1760-1849) tratte dalla serie intitolata “Piccola Tōkaido” e quattro di Utagawa Hiroshige (1797-1858) della serie “Nelle 53 stazioni della Tōkaido”.

 

 

DA PALAZZO CISTERNA A PALAZZO BAROLO, IL VIAGGIO DI UN QUADRO UNICO

Si chiama “Viatico a corte”, raffigura il salone d’onore di Palazzo Falletti di Barolo di Torino ed è l’unica fonte iconografica dell’epoca di Giulia Colbert, Marchesa di Barolo. Si tratta di un dipinto realizzato nel 1865 da Lodovico Reymond (Torino 1825-1898), pittore formatosi alla Accademia Albertina con Carlo Arienti: appartiene alla quadreria della Città Metropolitana di Torino ed è sempre stato esposto nei locali aulici del piano terra di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna. Fino ad oggi, perchè adesso il quadro è stato con cautela ed attenzione impacchettato per raggiungere proprio Palazzo Barolo, che si farà carico di restaurarlo per poi esporlo al pubblico in occasione di una serata speciale il prossimo sabato 23 febbraio. La collaborazione tra la Città metropolitana di Torino e Palazzo Barolo nasce dalla comune volontà di valorizzare il dipinto perchè uno studio approfondito attraverso gli Archivi di Palazzo Barolo ha consentito di riconoscere nella rappresentazione il grande Salone d’Onore di Palazzo e quindi di catalogarlo per la grande rilevanza documentale per la storia dell’Opera Barolo trattandosi dell’unica fonte iconografica conosciuta ad oggi dell’ambiente storico al tempo della Marchesa Giulia. Quello che la quadreria di Palazzo Cisterna considerava essere un salone di Palazzo Reale di Torino, in realtà ritrae la preziosa e ricca tappezzeria in cuoio gallonata in oro che rivestiva il Salone di Palazzo Barolo e che finora era nota solo tramite le fonti archivistiche. Essendo il dipinto realizzato nel 1865, l’anno successivo alla morte della Marchesa, si può fondatamente ritenere che possa ritrarre il suo commiato funebre. La Città Metropolitana di Torino lo ha concesso in comodato gratuito all’Ente con l’onere del restauro per essere offerto in esposizione ai cittadini nel luogo che rappresenta.

 

AOSTA: CONFERENZA: DAL MONDO DI JACOVITTI UN APPROFONDIMENTO SULL’UMORISMO E SULLA SATIRA INTERNAZIONALE

Giovedì 21 febbraio 2019, ore 17

Aosta, Centro Saint-Bénin. Via Festaz, 27

L’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali comunica che giovedì 21 febbraio 2019, alle ore 17, al Centro Saint-Bénin di Aosta, dove è in corso la mostra Il mondo di Jacovitti, si terrà un incontro, moderato dal curatore della mostra Dino Aloi, con Claudio Mellana, umorista ed esperto di satira, Gianpaolo Caprettini, già docente di Semiologia all’Università degli Studi di Torino e Paolo della Bella disegnatore satirico e autore del libro Uno sguardo profondo. Viaggio nello humor e nella satira (Cadmo editore).

Partendo dalle tavole originali di Jacovitti esposte al Centro Saint-Bénin saranno presentati i lavori di alcuni artisti internazionali che hanno caratterizzato il panorama del disegno umoristico e satirico indagati da Paolo della Bella nel suo volume. Da Topor a Sempé, da Steinberg a Ungerer passando dai primi disegni di Altan e dalle tavole di Addams, l’artista che con le sue vignette noir fu l’ispiratore della serie televisiva “La famiglia Addams”.

L’esposizione Il mondo di Jacovitti, curata da Dino Aloi e dalla figlia di Jacovitti, Silvia, presenta 250 disegni originali del grande fumettista, attraverso cui sarà possibile ricostruire il percorso di una carriera durata quasi sessant’anni, che ha portato l’autore a creare personaggi indimenticabili, che hanno accompagnato intere generazioni. Completa la mostra un volume edito da Il Pennino, con contributi critici di Fabio Norcini (critico d’arte), Daria Jorioz (storico dell’arte), Gian Paolo Caprettini (già docente di Semiologia all’Università di Torino), Vincenzo Mollica (giornalista Rai), Gianni Brunoro e Luca Boschi (tra i più importanti jacovittologi italiani), François Corteggiani (autore di Fumetti) e Goffredo Fofi (saggista e critico cinematografico).

In occasione della presentazione l’ingresso è libero.

 

M.A.O., CONFERENZE “SUGGESTIONI DAL PARADISO”

Un nuovo e interessante ciclo di conferenze al MAO Museo d’Arte Orientale sui cinque sensi nella cultura e nell’arte arabo-islamica a cura di Sherif El Sebaie, guidati dai cinque sensi, si va alla scoperta di suggestioni “paradisiache”. Il secondo appuntamento di quest’anno è dedicato a LA VISTA, mercoledì 20 febbraio 2019, ore 18, scopriremo Nur. La Luce metafora del divino nella cultura e nell’arte islamica. “Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante”. Partendo da uno dei più noti versi coranici, Sherif El Sebaie indagherà sul significato fisico e metafisico della luce che permea l’arte e la cultura araboislamica. Un percorso in cui il relatore passerà dai giochi di luce e ombra nelle moschee alle brillanti superfici delle ceramiche, dalla trasparenza delle opere in vetro e in cristallo di rocca, ai riflessi delle pietre preziose fino agli strabilianti fuochi d’artificio delle sontuose feste dei Sultani. Sogno esotico, luogo di delizia e lussuria, segreto e inaccessibile, l’Harem ha sempre suscitato le fantasie e la curiosità occidentali. La legge islamica consente all’uomo di avere quattro mogli legittime e un numero illimitato di concubine. Gli Harem – ambienti favolosi evocati dai pittori orientalisti – erano appannaggio di uomini di elevata condizione sociale. Sherif El Sebaie aprirà le porte di stanze proibite svelandone cerimoniali, trame e misteri, delitti e piaceri.

COSTO 5 euro ad appuntamento. INFO t. 011-4436927

 

TORINO, “SHINE”: IL CATALOGO DELLA MOSTRA SULLE LAMPADE D’ARTISTA

Associazione Culturale Acca presenta il volume:

SHINE – 50 lampade d’artista

112 pagine, 15x21cm, Prinp Editore, 2019

presentazione catalogo giovedì 21 febbraio ore 18.00

GSF CONTEMPORARY ART

Galleria San Federico 26 – Torino

Il volume SHINE – 50 lampade d’artista, curato ed impaginato dall’artista Cristian Ciamporcero, è il catalogo della mostra/evento che ha avuto luogo lo scorso settembre coinvolgendo 52 artisti, i quali hanno reinterpretato un oggetto di uso comune: il lampadario. La mostra SHINE, il cui fine è stato quello di finanziare l’iniziativa AccaAtelier 2018, è stata curata dagli artisti JINS© e Ferdi Giardini con la collaborazione di Tiziana Motta ed ospitato negli spazi della prestigiosa galleria GSF Contemporary Art di Torino. “Ecco perché”… Ma è una domanda da fare? Perché un catalogo? Perché gli oggetti rimangono, le biblioteche rimangono e ci lasciano la possibilità di sapere del passato, di costruire un futuro migliore e di non commettere errori. Il libro è un oggetto indiscutibilmente che occupa uno spazio fisico, ma anche noi lo occupiamo, a volte malamente, con il nostro corpo, con le nostre parole, il compito scelto da noi artisti è quello di lasciare oggetti: quadri sculture, installazioni. L’amico Jins ed io facciamo con passione e serietà il mestiere dell’artista, ci piace e facciamo sentire bene chi compera le nostre opere. Con la motivazione di restare sempre indipendenti senza finanziamenti pubblici o istituzionali, l’associazione Acca, per organizzare l’evento degli Studi Aperti, ha deciso, da tre anni, da tre edizioni, di inventarsi una mostra/vendita di opere degli artisti torinesi, fin dalla prima edizione abbiamo sempre sentito risponderci alla nostra richiesta di partecipare ad una mostra/asta, un bel “sì”. Fare comunicazione e provare a fare i curatori di una mostra allestendola anche, è stata una sfida divertente, un mettersi in gioco in un altro campo. Una catarsi quest’anno vedere dieci artisti collaborare insieme in armonia e serenità a montare fisicamente tutti i 50 lampadari, in due pomeriggi. Siamo riusciti a mostrare opere a tema interpretate dagli artisti con professionalità e valore. Le aziende che abbiamo coinvolto quest’anno hanno risposto subito, non perché abbiano fiutato denaro, ma perché la comunicazione dell’arte è vita, è ossigeno, anche per loro… che fanno tutti i giorni produzione, seriale, a volte noiosa.” (Dall’introduzione in catalogo di Ferdi Giardini)

 

COLLEGNO: “IL MITO DI LISSA”

A Collegno, inaugurazione della Mostra: Il Mito di Lissa – 4 Incisori a Collegno , che si terrà da 1° al 17 marzo, dove esporranno le loro Incisioni i quattro vincitori del Concorso,  “Gli Argonauti per l’incisione”- seconda Edizione -2018, e si cimenteranno, con un’opera, sul tema Il Mito di Lissa

 

 

GALLERIA IN ARCO: MOSTRA DI ANNE E PATRICK POIRIER

La Galleria In-Arco presenta “Mèmoires” una mostra dedicata alla coppia francese Anne e Patrick Poirier. La coppia di artisti ha sempre affrontato una ricerca che ha come motivi costanti architettura, archeologia e mitologia, metafore della memoria e strumenti per indagare un mondo spazio-temporale fisicamente percepibile e i suoi rapporti con il più imperscrutabile mondo dell’inconscio guidando lo spettatore in un viaggio tra tradizione e contemporaneità. Il progetto espositivo curato da Graziano Menolascina prevedeuna selezione di opere, tra le più rappresentative a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, diari, erbari, fragili calchi, fotografie, disegni e installazioni ambientali che indagano costantemente sul tema della memoria culturale e sulla precarietà della natura minacciate dai tempi moderni. Hanno studiato all’École superieure des arts décoratifs di Parigi e, vincitori del Prix de Rome, hanno soggiornato a lungo (1967-70) a Roma presso l’Accademia francese di Villa Medici. La loro ricerca, che usa tecniche e materiali diversi, dal disegno alla fotografia, dal calco alla raccolta di oggetti, dalla scultura al video, ha come motivo costante la riflessione sul tempo e sui suoi effetti rovinosi, sulla memoria e la conoscenza delle culture quale vitale risorsa per indagare, comprendere e conservare un mondo spazio-temporale fisicamente percepibile in frantumi e i suoi rapporti con il più imperscrutabile mondo dell’inconscio. In una sorta di archeologia parallela, con calchi di carta giapponese, fotografie, ricerche d’archivio, i due artisti hanno rilevato frammenti e rovine di siti archeologici, contemporanei o immaginari, dalla prima indagine su Villa Medici del 1971 (Parigi, Musée national d’art moderne, un minuzioso catalogo della villa, costituito da 10 erme – calchi in carta giapponese contenuti sottovetro in casse di legno -, 10 fotografie su porcellana e 10 erbari ) e i lavori successivi su Ostia Antica (1972) e sulla Domus Aurea (1975-77), alle città fantastiche ispirate a Borges o a racconti mitologici. Opere monumentali in marmo e bronzo, statue o elementi architettonici in frantumi (La morte di Efialte, 1982, coll. G. Gori, Fattoria di Celle; Giove e Encelado, 1982-83, Antibes, Musée Picasso), le foto di grandi dimensioni degli anni Novanta (nature morte di oggetti, parole incise su petali), le complesse installazioni come The shadow of Gradiva: a last excavation campaign through the collections of the Getty Center (Los Angeles, 1999-2000) sottolineano ancora il tema della fragilità, dell’effimero, della violenza e la necessità del ricordare. Tra le opere più recenti: Danger zone (2001); L’âme du voyageur endormi (2004); La fabbrica della memoria (2006); Il labirinto della memoria (2007), installazione di specchio progettata per il festival Filosofia e l’atrio del Palazzo dei Musei di Modena. La mostra a cura di Graziano Menolascina resterà aperta sino al 27 aprile 2019.

Galleria In Arco

Piazza Vittorio Veneto 3, 10124 Torino

tel/fax +39 011 19665399

www.in-arco.com / info@in-arco.com