Chieri, il cantiere vicino al Medievale: “Lavori nel rispetto della legge, i velux non danneggiano”

“Chieri : non uno schock ma un encomiabile cantiere di recupero storico edilizio.” Così inizia la lettera di replica che Alarico Vanzo ha inviato a 100torri dopo la pubblicazione dell’articolo in cui alcuni inquilini dello storico palazzo del Medievale esternavano le loro preoccupazioni per un cantiere (a loro dire) di impatto su un angolo della Chieri medievale. Scrive Vanzo: “Sono il proprietario del rudere di confine al lato Sud del cortile del Medievale oggetto dell’articolo ‘Chieri ,cantiere-shock’ da voi pubblicato il 18 gennaio 2020. Questo edificio non fa parte del Medievale ma vi confina solamente. Sono rimasto profondamente amareggiato e colpito dall’acredine e dalla profonda ignoranza dei fatti che l’articolo propone, sinonimo di una visione parziale e assolutamente fuorviante della situazione indicata. Io e mia moglie giunti ad una certa matura età , abbiamo deciso di dedicarci al restauro di un piccolo immobile in un cortile chiuso con sbocco in piazza Gerbido:Tale scelta impone costi di ristrutturazione elevatissimi, che renderebbero assolutamente antieconomico il recupero di tale piccolo edificio. L’abbiamo fatto più che altro per motivi familiari, con l’intento di recuperare anche la memoria di mio suocero, eminente uomo politico e storico Chierese nato in via dell’Imbuto a pochi passi da questo rustico che nessuno voleva in quanto inserito in infelice posizione e non sfruttabile per ricavare ad un costo accettabile un ambiente civile per viverci. Proprio nel rispetto di questa nostra storia familiare ci sembrava di fare cosa buona per noi e per la città di recuperare (ripeto ad un costo assolutamente entieconomico) questo edificio e farlo rivivere riproponendolo nel suo involucro originale alla città di Chieri risanato e nello spirito del tempo in cui era stato costruito. A tal scopo per ben due anni e mezzo abbiamo colloquiato con Comune, e Commissione al Paesaggio per poter definire un progetto in regola con le leggi vigenti e rispettoso del luogo in cui si viene ad operare. Alla fine, ottenuta una sospirata licenza e proprio per impattare meno sui lavori in corso , evitando di dover abbattere una parte del muro di piazza Gerbido per poter entrare con i mezzi edili , abbiamo optato di utilizzare una Gru con un braccio sufficiente a raggiungere l’edificio e quindi di consistente altezza. I costi sia per l’affittto della Gru che dello spazio comunale su cui sussiste sono elevatissimi e rendono ancora meno economica la scelta di restauro di questo edificio. Il tetto fotografato dal Medievale è inoltre marcescente e necessita di essere sostituito, a tal scopo è obbligatorio per legge apporre tutti i mezzi di sicurezza necessari , in particolare le impalcature. Credo che anche durante i restauri del Palazzo Buschetti-Medievale sia stato necessario utilizzarle provocando in quel caso disagi anche alla popolazione e alla viabilità di via Garibaldi, ma proprio grazie ad essi oggi possiamo ammirare il monumento citato ripulito e restaurato : non volete che avvenga anche per la casa confinante ? Se dovessimo risalire inoltre allo spirito medievale senza riconoscere le modifiche secentesche e settecentesche apportate, come vuole far credere l’articolo , dovremmo mettere a nudo le arcate sottese alle colonne che si intravvedono sulla parete, abbatterne il muro nella parte superiore come all’origine, e ricavarne vetrate con aggetto nel cortile del medievale , immagino con scandalo dei claustrali vicini: ma questo sarebbe lo spirito Medievale! Inoltre quanta parte del Medievale non è stata in realtà trasformata nel rispetto della legge e della storia per rendere abitabile il palazzo alle esigenze odierne? Due velux di piccole dimensioni (volutamente piccoli e in linea con le indicazioni comunali e regionali) ad un’altezza che non permettono l’affaccio nel sacro cortile posteriore , non danneggiano veramente nessuno e permettono un minimo di vivibilità ad un’abitazione altrimenti non usufruibile. Ad ultimo il cartello di inizio lavori verrà esposto entro due giorni dalla data di inizio lavori e quindi perfettamente in regola con le indicazioni di legge, la gru, piazzata nei giorni immediatamente precedenti , non implica di per se l’esecuzione di un lavoro ma solo il parcheggio di un mezzo di lavoro non ancora attivo. Dispiace questo accanimento nei confronti della mia famiglia, che può dimostrare per storia personale anche pubblica e per sensibilità nell’aver seguito il progetto un’attenzione proprio ai beni culturali chieresi: mio suocero ,di cui per rispetto non voglio citare il nome, ha contribuito in modo sostanziale al salvataggio di una parte molto importante del patrimonio storico chierese, io stesso ammiro e gioisco di lavori ben fatti a recupero del patrimonio medesimo. Ma credo che azioni come queste nuocino gravemente al recupero del patrimonio storico , che distolgano qualsiasi ben intenzionato a farsi carico di opere di restauro di una citta’ vecchia che ha molto bisogno invece di divenire di nuovo viva e pulsante per poter adattare all’uso odierno e mettere a norma , senza intaccarne lo spirito , il patrimonio edilizio esistente. I tempi lunghi di attesa per ottenere licenze a restaurare possono essere tollerati proprio in questo spirito, ma l’acredine e l’egoismo di pochi che non sanno capire che e’ meglio avere al confine un edificio sano e riparato piuttosto che alcune mura fatiscenti con un tetto caduto e nidi di piccione e topi a contorno e’ veramente inaccettabile. Soprattutto il fatto che gia’ prima di iniziare queste persone rubino il prezioso tempo dei funzionari pubblici tempestandoli di telefonate che non hanno motivo di essere , solo per provocare danni in tempo e fastidi e dare voce al proprio egoismo personale. Per quanto mi riguarda inoltre non temo di firmarmi con nome e cognome mentre queste persone sono solo capaci di tirare sassi nascondendo la mano.”