Chieri, associazioni sfrattate da palazzo San Filippo. “Trasloco, ma dove?”

Dal 30 settembre, palazzo San Filippo, nel cuore di Chieri, l’ex seminario di Don Bosco, non potrà più ospitare le associazioni di volontariato che hanno lì la loro sede. Due su tutte: il Gruppo Alpini e l’Associazione  Carabinieri. La notizia era nell’aria da mesi, da quando, ben prima del lockdown, il Comune aveva scelto il palazzo come futura sede del museo della città, la StArt Gallery, dove concentrare il patrimonio di arte e storia di Chieri nei secoli. Due incontri tra amministrazione (sindaco Sicchiero e assessore al patrimonio Quattrocolo) e associazioni, tra giugno e luglio, hanno reso ufficiale lo ‘sfratto’.

La reazione delle due principali associazioni non è stata né blanda né remissiva, come facilmente prevedibile. “Il Comune – dice Tito Dessì, presidente dei carabinieri in congedo chieresi – ci ha comunicato che i locali del palazzo devono essere con urgenza messi a norma per avere il certificato di prevenzione incendi indispensabile per svolgere delle attività continuative, come quelle della scuola Pascal. Noi, però, diciamo che la nostra presenza nel palazzo non ha mai interferito con gli spazi e le attività della scuola, visto che siamo aperti la sera e la domenica. Sembra che questo non abbia rilevanza sul problema. Ci è stata proposta una soluzione transitoria, un trasloco della nostra sede nell’ex Macello, che già ospita

Tito Dessì

alcune associazioni, ma lo spazio a noi destinato, 23 metri quadri, è poco più di niente rispetto agli attuali 91, che ospitano scrivanie, armadi e permettono una vita associativa normale ai  nostri 350 iscritti. L’assessore Quattrocolo ci ha anche garantito una ben diversa destinazione finale, nel giro di 3-4 anni, una volta che il Comune avrà fatto partire l’iter per la ristrutturazione dell’ex Caserma Scotti, destinata a diventare la nuova ‘casa delle associazioni’. Il punto è che i tempi per la soluzione finale sono incerti, mentre il trasloco ha una data molti vicina. Ci adopereremo per trovare magari da soli una soluzione, un locale di almeno 60 metri quadri,  e abbiamo chiesto al comune di lasciarci tenere in deposito negli attuali locali i nostri arredi e il nostro archivio. Sembra che non sia possibile…”  (G.G.)