SETTIMO TORINESE. CONCERTO “ASPETTANDO IL NATALE”

21 novembre Chiesa di San Vincenzo  in via Milano 59 Settimo Torinese ore 21. Corale Universitaria – Accademia del Ricercare

  1. F. Handel (1685-1758)

Ode for St Cecilia’s Day HWV 76

Alleluia- Messiah, HWV 56

Paola Valentina Molinari – soprano

Mirko Guadagnini – tenore

Silvia Colli, Yayoi Masuda, Francesco Bergamini,

Claudia Monti, Roberta Pietropaolo, Bruno Raspini, violini

Elena Saccomandi, Alessandro Curtoni  Luca Taccardi, viole

Antonio Fantinuoli, Lorenzo Fantinuoli, violoncelli

Federico Bagnasco, violone

Arianna Zambon, oboe

Manuel Staropoli, flauto e oboe

Enrico Negro, Simone Telandro, trombe

Cecilia Medi, fagotto

Claudia Ferrero, organo

Matteo Manzini, timpani

Direttore del coro, Paolo Zaltron

Pietro Busca, direttore e concertatore

 

Nel mese di settembre del 1739 Händel compose in soli nove giorni l’ode per la festa di santa Cecilia From harmony, from heav’nly harmony, riportando in vita una tradizione che mezzo secolo prima aveva conosciuto un grande successo, grazie a due capolavori di Henry Purcell, Welcome to all the pleasures e Hail! Bright Cecilia. Scritto nel 1697, questo testo di John Dryden esalta il potere della musica, partendo dal caos primigenio, al quale diede forma la voce melodiosa (Tuneful voice) di Dio, per arrivare al fatidico squillo di tromba che nel numero conclusivo «As from the power of sacred lays» preannuncerà il Giudizio Universale, quando i morti risorgeranno, i vivi moriranno e la musica si innalzerà al cielo. Tra questi estremi trovano spazio tutti gli strumenti, la tromba e i timpani con i loro tratti marziali, il flauto dalle sonorità malinconiche, il timbro intenso del liuto, il vigoroso violino e infine l’organo, a cui è associata l’immagine di santa Cecilia.

Eseguito per la prima volta il 13 aprile del 1742 nella New Music Hall della allora periferica Dublino, il Messiah garantì a Händel fama imperitura già in vita, grazie a una musica di straordinaria bellezza e a una struttura molto innovativa, che traccia una riflessione sulla vita di Cristo, basandosi su passi tratti dalla versione della Bibbia di re Giacomo e dal Book of Common Prayer e messi insieme dal librettista Charles Jennens. Il vertice di questo oratorio è costituito dall’Halleluja, il coro che chiude la seconda parte, un inno entrato da tempo nell’immaginario collettivo e che in Inghilterra (e non solo) molti continuano ad ascoltare devotamente in piedi.