LE PERLE NERE DELLA MUSICA  a cura di Edoardo Ferrati

“STRAUSS-ANDRIS NELSONS”

Richard Strauss (1864-1948)

Richard Strauss

Intermezzo quattro interludi sinfonici; Fuersnot (estratto); I tiri burloni di Till op. 28; Don Chisciotte op. 35

(Yo Yo Ma, violoncello); Morte e trasfigurazione op. 24; Snfonia domestica op. 53; La donna senx’ombra

fantasia sinfonica op. 65; Preludio Festivo op. 61

Boston Symphony Orchestra diretta da Andris Nelsons; reg. 2018-19, 2021

Salome (danza dei sette veli); Il cavaliere della rosa (suite dall’opera), Don Giovanni op. 20; Burleska (Yuya

Wang, pianoforte); Macbeth op. 33; Una vita  d’eroe op. 40; MetamorphosenAus Italien op.16; Così parlò Zarathustra op. 30; Sinfonia delle Alpi op. 64

Orchestra Gewandhaus di Lipsia diretta da Andris Nelsons; reg. 2021

Deutsche Grammophon 486 3040 (7 cd); pubblicazione: 8 maggio 2022

 

Due orchestre tra le più blasonate del mondo hanno riunito le proprie forze , complice la terribile pandemia,  che le ha costrette ad annullare i i rispettivi tours in Europa e negli Stati Uniti sotto la guida del lettone Andris Nelsons, direttore principale di entrambe le formazioni che hanno una storia in comune perché dirette più volte dallo stesso Strauss tra il 1884 e il 1934. E’ nato così il presente e sontuoso box  di 7 cd che riunisce i lavori più celebri di Strauss accanto ad altri meno frequentati.

La Boston Symphony apre la festa con gli interludi sinfonici dall’opera Intermezzo in tre atti (Dresda, 1924) elaborati dall’autore nel’33.Il soggetto è ricavato da un episodio accaduto nella sua vita coniugale, ovvero un biglietto d’amore giuntogli in modo erroneo che fece ingelosire la moglie Pauline. Lo stesso protagonista è un musicista il cui nome sembra ricordare quello dell’autore. Scritta in forma di conversazione, sotto la civettuola superficie della commedia viennese, viene impiegata una serie di quadri, inframmezzati da momenti sinfonici che consentono il cambio scenico. Poi, un estratto dall’opera  in un atto Fuersnot (Bisogno di fuoco o Carestia di fuoco, nota col titolo La notte di San Giovanni). La figlia del sindaco Diumut ha rifiutato le avances di Kunrad, il  quale per vendetta spegne tutti i fuochi della città, alimentati dai pezzi di legna raccolti dai bambini nella notte di San Giovanni che soltanto una fanciulla dal cuore caldo sarà in grado di riaccendere. Solo dopo una notte di passione ritorna l’illuminazione della città. Non è un dramma, né commedia, ma “poema cantato” come recita lo stesso libretto (1901).

I tiri burloni di Till op. 28 (Till Eulengspiegel)1895, è un lavoro spavaldo che racconta il personaggio Till, mezzo storico, mezzo leggendario: certo doveva essere stato un popolano truffatore, un malandrino vissuto in Germania nella metà del ‘400. Ogni riferimento ai singoli episodi risulta superfluo e l’eroe fuorviante viene evocato dalla musica con  energia descrittiva e psicologica. Il poema esordisce con il celebre motivo dei quattro corni in ritmo dispari, replicato tre volte con inquieta dislocazione ritmica. Inizia così la tumultuosa serie di imprese e buffonerie dove la musica è  un godimento continuo.

Don Chisciotte op. 35 (variazioni su un tema cavalleresco per violoncello e orchestra), 1898, è una partitura di dimensioni colossali e sviluppa un linguaggio musicale molto duttile, capace di passare dal tono beffardo a quello sentimentale, non disgiunti dal tratteggio di scenette gustose nel loro impatto che creano una dimensione tragico-comica. Ricco il tessuto di virtuosismi orchestrali, trapuntato da invenzioni rapide e soluzioni drammaturgiche che dimostrano la straordinaria finezza di Strauss e la sua grande abilità nel maneggiare il materiale sonoro.

Morte e trasfigurazione op. 24 (Tod und Verklarung), 1889-90 descrive l’ultima notte di un malato che giace assopito nel ricordo di un momento di felicità.  Il sonno leggero viene interrotto da un soprassalto

del male, finchè la lontananza del dolore gli consente di ripensare alle grandi aspirazioni della propria vita per cui ha lottato e che trovano soluzione solo nello spazio eterno  in cui la sua anima troverà pace. La parte narrativa è sviluppata in modo naturalistico e questo rende problematico il rapporto tra gesto e metafora. Strauss, nonostante,  è attento ad articolare il percorso della vicenda entro una struttura musicale riferita all’arco di tensione classico (esposizione.-sviluppo-tema).

La Sinfonia Domestica op. 53 (1908) fin dalla sua prima comparsa suscitò riserve per il suo scoperto carattere autobiografico, forse ritenuto troppo privato, aprendo così una ridda di polemiche, Vuole essere un album di famiglia dedicato alla moglie Pauline al figlio Franz dove è narrata una storia quotidiana in un clima cordiale che, pur tra le bizze e le impennate è addolcito dalla visione di un bambino che cresce sano e vivace. Concepita in una solo movimento suscitò una dialettica estetica sulla validità della musica a programma perseguita in quel momento da Strauss. Un’animata baruffa finale, descritta attraverso una elaborata e complessa polifonia , data da una doppia fuga che resta tra gli esempi di virtuosismo e di dominio orchestrale che l’autore abbia lasciato. La sezione con la Boston Symphony si chiude con la Fantasia sinfonica dall’opera “La donna senz’ombra”  (Die Frau ohne Schatten”), 1926, andata in scena a Vienna nel ’19 e con il Preludio Festivo op. 61 per grade orchestra e organo (Festlische Praeludium) scritto per l’inaugurazione della sala del Konzerthaus (Casa dei Concerti) di Vienna nel 1913 . Una musica di occasione che doveva esaltare le possibilità acustiche della nuova sala. Il brano si sviluppa tra le sonorità dell’organo e  quelle orchestrali. Articolato in ampie arcate melodiche e polifoniche, è una sorta di  eloquenza dalla matrice quasi barocca.

La Gewandhaus apre con la celebre danza dei sette veli dall’opera Saliome cui segue la suite da un altro lavoro teatrale Il cavaliere della rosa (Rosenkavalier), una irresistibile  commedia dell’amore e della galanteria. E’ l’idealizzazione  della Vienna Felix, capitale imperiale ormai prossima al dissolvimento. L’enorme successo del titolo giustifica la selezione sinfonica che Strauss ne ricavò. La musica è bellissima e grandiosa. Don Giovanni op. 20 (Don Juan), 1889, si presenta con un  tema tumultuoso e spavaldo che si slancia per invadere lo spazio sonoro in un attimo, l’eroe è davanti a noi, l’immagine è immediata e perfetta. La magica favola del seduttore trionfante termina con una desolata sezione di disillusione e di morte in un oscuro e insistito fremito degli archi che si dissolve nel silenzio.

La Bueleske in re minore per pianoforte e orchestra  (1886), scritta all’età di 21 anni quando il compositore acquisì la carica di secondo direttore dell’Orchestra di Corte di Meiningen dove fu attivo anche come pianista. In forma di Allegro Sonata sembra prendere le mosse da un materiale drammatico ben differenziato in cui il discorso procede con implacabile ritmo ternario .Pagina dal piglio virtuosistico.

Macbeth op. 33 (1891), tratto da Shakespeare, rinuncia a un programma vero e proprio, piuttosto intende offrire, attraverso il contrasto dei gruppi tematici, un duttile impegno dell’orchestra che si arricchisce di strumenti inconsueti come la tromba bassa, usandoli con oculate selezioni.

Una vita dì eroe op. 49 (Ein Heldenleben) 1898, è una concezione romantica dell’intrepido artista, sognatore nella cui figura  Con questo lavoro decide di chiudere con il poema sinfonico, ritornandovi solo nel 1913. Strauss vede se stesso come la figura simbolo che aveva consapevolezza del suo genio creativo.

La costruzione sinfonica  presta  attenzione alle intenzioni esplicative e al loro significato extramusicale: l’eroe, gli avversari, il cavallo di battaglia, le opere di pace, ritiro dal mondo e fine all’eroe.

Metamorphosen per 23 archi solisti, 1945, scritto da un ottantaduenne, sconvolto dalla fotografia dell’Opera di Vienna rasa al suolo da un bombardamento, stese il presente studio per archi, apponendovi la dicitura “In memoriam”, Caduto il Terzo Reich la Germania era ormai spinta verso il dissolvimento ineluttabile, Qui vengono accomunati  vincitori e vinti, riunì sotto il verso di Lutero “Anche se il corpo è morto, lo spirito è vivo”. Il pezzo è in un movimento unico, un Adagio ma non troppo dove il soggetto viene percorso a ritroso: il tema della Marcia Funebre dell’Eroica di Beethoven subisce una serie di rovesciamenti e trasformazioni per poi tornare nella sua integrità.

Con la fantasia sinfonica Aus Italien op. 16 1889) uno Strauss ventunenne esordisce sul terreno della musica a programma: Nasce dal suo primo soggiorno italiano. Qui la musica porta qualche vibrazione della sensibilità romantica tedesca (Sensucht). Lavoro coloratissimo, mosso da preziosi particolari dove viene concesso largo spazio a una vena di matrice illustrativa.

Così parlò Zarathustra  op. 30 (Also spracht Zarathustra), 1895, liberamente tratto da Nieztsche, non percorre la scansione degli otto episodi del libro, ma corrisponde all’organizzazione formale della partitura che è assai più libera con quattro sezioni articolate in uno sviluppo incorniciato da una introduzione e da una coda. Anche un momento famoso: l’incipit (quello del film “Guerre stellari”) con i suoi sgargianti effetti sonori che trascendono l’edonismo. Il poema non vuole esprimere una filosofia in musica, quanto piuttosto le reazioni e le riflessioni ispirate alla lettura del libro. Partitura ferrea nella sua tematica che si muove tra il culmine delle  possibilità foniche ed elementi lirico-meditativi. Sono dispiegate tutte le forze della grande orchestra e della sua straordinaria tavolozza sonora che appare quasi forzata fino all’estremo limite, sempre rientrando nel solco dell’ordine.

Ein Alpensymphonie op. 64 (Una sinfonia delle Alpi), 1925, segna un ritorno al grande sinfonismo descrittivo negli anni in cui lo stile straussiano era ormai diverso. Essa è un ingombrante enigma: scritto per un occasione esterna, ossia la sua passione per le Alpi bavaresi dove tra prati, fiori, ruscelli e cascate la musica è di spettacolare magnificenza e fascinosa nel suo respiro espressivo.

La Boston e la Gewandhaus, due autentiche macchine da guerra, hanno buon gioco nella scrittura straussiana di cui ne raccolgono due aspetti: quello dell’esaltazione dei valori timbrico-orchestrali e quello della lacerazione della forma musicale. Letture non titaniche, senza enfasi, con tempi tendenzialmente rapidi, fraseggio vibrante, archi trasparenti, fiati dai soprassalti felini che ne mettono in risalto il disegno. La direzione di Andris Nelsons impone una tensione continua con l’uso sapiente dei “rubati”. Il tutto procede con spontaneità, mentre la retorica viene bandita. Interpretazioni che non si intimidiscono al cospetto di quelle ormai storicizzate di direttori quali Eugen Jochum, (Radio Bavarese), Wolfgang Sawallisch (Nationaltheater Monaco), Rudolf Kempe (Staatskapelle Dresda)  Gyorgy Solti (Chicago Symphony) e Herbert von Karajan (Filarmoica Berlino):