Il poeta chierese Adelino Mattarello premiato in Campidoglio

Ancora una volta la poesia PROFUMO DE TERA MIA del chierese Adelino Mattarello è stata premiata. Dopo la Menzione d’Onore della giuria alla 14° Edizione del Premio Letterario di Poesia Patrizio Graziani di Gioia dei Tarsi (AQ), dopo essere stata finalista a livello nazionale del IX Premio di Letteratura Giovanni Bertacchi di Sondrio, dopo la Menzione di Merito (per l’alto valore sociale e formativo dei versi scritti) sempre al IX Edizione del premio G. Bertacchi di Sondrio.

“E’ arrivata inattesa – racconta Mattarello –  la mail che mi invitava a Roma in Campidoglio in quanto un’ulteriore giuria l’aveva scelta tra le 15 finaliste a livello internazionale per la proclamazione di poesia dell’anno 2022. Sono stato a Roma, con mia moglie, il 2 novembre e non nascondo l’emozione nell’entrare in un così famoso palazzo. Ho girato l’Italia e parte dell’Europa per 35 anni e a Roma non ero mai entrato in Campidoglio. Mi ero fermato alla statua di Marco Aurelio sulla piazza antistante. Entrarci è stato come il verificarsi di un sogno. La sala dove è avvenuta la premiazione è stata da poco intitolata, dalla sindaca Raggi: Laudato sì. In onore di una visita di papa Francesco e di una sua enciclica. Statue, arazzi, dipinti, marmi, tenori, soprani, un violinista della Rai e di non so quante orchestre con un violino del 1700, ecc…La mia prima sorpresa (e soddisfazione) è stato scoprire che la mia poesia era l’unica in dialetto (lingue locali) nel contesto delle finaliste. È stata classificata 7° assoluta (con pergamena fatta sul momento). Il vincitore, con tanto di corona d’alloro come ai tempi di Petrarca e Dante, è stato un poeta romeno residente in Italia dal 1999.La cosa che mi ha dato più gioia è stata la motivazione della giuria. Il concorso G. Bertacchi di quest’anno verteva sull’anniversario dei 100 anni dalla nascita di Jack Kerouac. Autore del Viaggio in Italia del ‘66 e conosciuto come il Padre della Beat Generation. La mia poesia (che parla dell’emigrazione dopo l’alluvione del ’51) è stata vista come un viaggio, per certi versi obbligato, ma pur sempre un viaggio. E quando, dopo anni, c’è il viaggio di ritorno, si assiste all’emozione per quanto rifatto e alla malinconia nel sentire il suono melodioso del dialetto parlato. Nel frattempo, la settimana a cavallo tra ottobre e novembre, da Torino era arrivata un’altra dolce notizia. Un’altra mia poesia in dialetto polesano (Ve ricordeo el canfin?), già Prima Classificata nel 2020 al Premio Letterario I Borghi del Veneto a Levada (TV) è arrivata Seconda Assoluta per la sezione Poesia su Popoli e Tradizioni alla IX Edizione del Premio Tradizioni Vive organizzato dal Centro Studi e Cultura e Società di Torino. Anche in questo caso, la motivazione della giuria (Presid. Marina Gallia) è stata la cosa che più mi ha fatto piacere. La giuria ha giudicato questa poesia degna di un secondo posto perché la rievocazione di un modo di vivere del passato, trasmette la speranza di ritrovare la serenità di un tempo anche attraverso l’amicizia”.