CURIOSITÀ CHIERESI – Una piccola croce che racconta

Ricordando Secondo Caselle nel trentesimo anno dalla scomparsa

 

Quando le capita di passare in Piazza Mazzini, faccia attenzione se c’è sempre la croce sul tetto della casa vicino alla chiesa di San Guglielmo.

Così il Comm. Secondo Caselle in uno dei tanti nostri dialoghi, che avevano come oggetto il patrimonio artistico e storico di Chieri. Era il 1991 e parlavamo di alcuni avvenimenti accaduti in quella piazza, cuore pulsante dell’antica Chieri, in vista di una rievocazione storica. Così tutte le volte che passo in quella piazza, lo sguardo punta sempre a quella piccola croce.

Quella croce, da quanto mi raccontò il Comm. Caselle, ha questa breve storia: fu posta nel 1627, l’anno successivo all’arrivo dei Minori Riformati di San Francesco nella chiesa di San Guglielmo in Chieri. Giunsero l’8 luglio 1626 con l’assenso di Carlo Emanuele I. Erigendo quella croce fondavano così il loro convento attiguo alla chiesa, che però lasciarono nel 1641 per trasferirsi, col beneplacito di Cristina di Francia, su un’altura nelle vicinanze, fondando il convento di Santa Maria della Pace.

E quella croce è rimasta lì.

Vorrei anche soffermarmi su quel faccia attenzione che disse il Comm. Caselle, studioso appassionato di Chieri e della sua Storia. Sono trent’anni che ci ha lasciato, era il 20 novembre 1992. Perdemmo un riferimento, un’amabile persona dal tratto gentile e affabile.

Secondo Caselle

Quasi da subito si comprese che non bisognava perdere la sua eredità, le sue ricerche dovevano continuare, le “attenzioni” al patrimonio proseguire. Fu una stagione felice per il patrimonio storico-artistico di Chieri. E più di una volta ci siamo detti: “Ci fosse il Commendatore! Gioirebbe a vedere questa Mostra, quel restauro, questa scoperta!”.

Da un po’ di tempo quel fuoco iniziale si è ridotto, quasi spento. Quanta fatica, quanti progetti accantonati, anche finanziamenti per i restauri rifiutati, e sono sotto gli occhi di chi vuol vedere le tante, troppe manutenzioni mancanti. Opere d’arte, antiche e moderne, che meriterebbero un’esposizione permanente, reclamano un incontro da trent’anni atteso. Un incontro per fare il punto della situazione, per focalizzare necessità e interventi. E speriamo sia presto.

Nel frattempo facciamo attenzione a quella piccola croce che ci racconta perché è lì, su quel tetto.

Anche una piccola croce può essere spunto per raccontare la nostra storia.

 

Roberto Toffanello