CURIOSITA’ NOVARESI 31. UNA PIAZZA ED UN CORSO PER IL CONTE DI CAVOUR

Proseguendo il nostro itinerario lungo i più caratteristici angoli del centro storico di Novara, questa volta parleremo di corso Cavour (parte del cardo romano) e della grande piazza con cui termina, anch’essa dedicata al conte di Cavour.

Chiesa del Monserrato e corso Cavour

Le demolizioni e i rifacimenti hanno certamente caratterizzato, nei secoli, corso Cavour. In origine era certamente più stretto, ma nel XIX secolo la Città, che si era molto sviluppata, aveva ormai la necessità che questa strada centralissima diventasse decisamente più larga. Antonelli, il famoso architetto novarese che anche a Novara ha molto costruito (e quando gli serviva, in funzione della nuova costruzione, demolito), presentò un progetto che prevedeva l’arretramento delle facciate degli edifici ad Oriente e la costruzione di portici continui sullo stesso lato, dal cosiddetto Angolo delle Ore, fino alla Stazione Ferroviaria. Il grandioso progetto non fu approvato per motivi finanziari e si scelse un progetto più economico dell’architetto Rivolta. Furono quindi demoliti gli edifici ad Est per una profondità di 4 o 4,80 metri con il rifacimento delle facciate in posizione arretrata.

Tra gli edifici “arretrati” vi fu anche l’antica chiesa del Monserrato, che ebbe però un prolungamento nel coro di 8 metri (nella foto la chiesa e il corso oggi). Il titolo di Monserrato fu attribuito per una ragione storica, come hanno scritto anche Barlassina e Picconi nel loro libro “Le chiese di Novara” del 1933: “Nel secolo XVII le truppe spagnuole di stanza in Novara avevano posto di preferenza la loro dimora in un rione, accanto alla chiesa della SS. Trinità, che si chiamò poi ‘dei Quartieri Spagnuoli’. Costoro nel 1619 collocarono in una cappella laterale della stessa chiesa un simulacro della Vergine raffigurante quello che si venera nel celebre santuario del Monserrato in Spagna, e da allora la chiesa cominciò ad essere chiamata comunemente del Monserrato”.

Nel XX secolo e precisamente nel 1934 fu invece demolita, sempre nella parte orientale del corso, l’ottocentesca Casa Ferrandi. La Casa sorgeva sull’area dell’antica chiesa di San Giacomo e vi si trovava, murato, a ricordo della suddetta chiesa, un Crocifisso, che dalla chiesa proveniva. Questo Crocifisso è sopravvissuto anche alla demolizione di Casa Ferrandi ed è stato murato nell’edificio che oggi vediamo sul lato di via Greppi (nella foto il Crocifisso).

Crocifisso di via Greppi

Considerata l’importanza che ebbe nel passato la chiesa di San Giacomo, si ritiene che questa meriti una breve nota. Barlassina e Picconi nel loro libro, sopra

Palazzo delle Statue

già citato, hanno scritto che San Giacomo “sorgeva nell’attuale angolo del Crocifisso (evidentemente il Crocifisso di cui si è detto dava il nome al posto), sul corso Cavour, di fronte al Palazzo Barbavara. Pare che fosse una delle più importanti della città, poiché nel sinodo di Mons. Speciano si trova annoverata subito dopo la basilica di San Gaudenzio. Certo era una delle più antiche…”. La chiesa è citata in un decreto del 1124 e in un atto del 1181. Nel 1565 le venne aggregata l’antica parrocchiale di San Dionigi, che sorgeva presso la Porta Santo Stefano (vicino al monastero di S. Agostino, poi Convitto Nazionale, presso le mura della città), parrocchiale che fu demolita a causa delle nuove fortificazioni volute dagli Spagnoli. Il 19 dicembre 1619 la chiesa parrocchiale di San Giacomo veniva unita e incorporata alla Congregazione degli Oblati di S. Cristina. La chiesa di San Giacomo era a tre navate, con tre altari e una volta molto bassa e venne chiusa nel 1781, quando la Congregazione degli Oblati fu trasferita, assieme all’annesso collegio, presso la chiesa di San Carlo (di fronte a Palazzo Cabrino), che, in precedenza, con diversa intitolazione, era stata dei Gesuiti. “Della chiesa fu conservata –scrivono Barlassina e Picconi- una piccola porzione nella nave sinistra, che, ridotta ad oratorio, fu ufficiata fino all’anno 1807. Passata in proprietà della famiglia Ferrandi, scomparve qualche anno più tardi”. I Ferrandi, come abbiamo visto prima, vi costruirono nell’Ottocento il loro palazzo, che fu appunto demolito nel 1934.

Quanto a piazza Cavour, dove termina e si immette il corso, non poteva non avere al suo centro il monumento di Camillo Benso Conte di Cavour (nella foto piazza e monumento), opera dello scultore Dini. Poiché dalla piazza inizia poi corso Garibaldi e in fondo a quello si apre la piazza della Stazione ferroviaria, dove è collocato il monumento a Garibaldi, c’è chi dice che i Novaresi hanno voluto mettere due monumenti in simmetria, come a dire che Cavour ha mandato

Piazza e monumento a Cavour

avanti Garibaldi, ma gli copriva le spalle. Tra l’altro Cavour, nel suo monumento, pare stia guardando verso Milano, già pensando alla conquista sabauda.

Su piazza Cavour, sul suo lato orientale, si affacciava Casa Faré, dove funzionò dal 1860 un piccolo teatro, con una capienza di circa 200 persone. In quest’area sembrava dovesse essere eretto il Teatro Faraggiana, ma le trattative fallirono e Faraggiana costruì il suo teatro appena più in là, tra corso della Vittoria e via dei Caccia. Su quest’area è stato invece costruito, nella prima metà del XX secolo, il Palazzo delle Statue (nella foto), progettato dal geometra Viganotti. Sulla stessa piazza, sul lato opposto, si trovava il muro di recinzione del Giardino Omarini, dove poi è stata costruita l’attuale sede di Intesa San Paolo. Durante gli scavi per la costruzione è tornato alla luce un tratto delle mura romane, che, dopo il restauro, è ora in bella vista a lato dell’Istituto, verso il baluardo.

Enzo De Paoli